4 Domenica di Quaresima
Questa domenica il Vangelo è veramente molto lungo e immagino che non vogliate ascoltare tante altre parole. Però la pagina di Giovanni è veramente piena di spunti, è ricca di motivi di riflessione... così mi dispiacerebbe non condividere con voi almeno alcuni flash di ciò che mi ha maggiormente colpito. Vogliamo quindi portarci a casa qualche scatto fotografico e alcuni punti fermi. Mi siedo al termine della scalinata, che dalla piscina di Siloe conduce al Tempio. Di lì posso vedere un po' tutto.
- Scattiamo la prima foto.
“Gesù, passando, vide un uomo cieco dalla nascita”.
Accanto, davanti, dietro noi c'è una città in movimento: i giudei stanno vivendo la Festa delle capanne. C'è un continuo andirivieni di gente. Credenti, certo, che fanno memoria della lunga traversata dall'Egitto e delle dimore semplici sotto le quali si rifugiarono per anni, imparando il sapore della libertà dalla schiavitù. Ma anche mercanti di stoffe e di animali, di incensi e frutta secca. Gente comune e soldati romani, scribi e farisei, ricchi e poveri. Gente che urla insieme a gente che prega, c'è poi chi contratta sul prezzo e chi, semplicemente, si saluta. Ma tutti, come trasportati da queste vie e stradine strette, sembrano convenire qui, all'entrata del Tempio. E Gesù vede un uomo cieco dalla nascita. Il suo sguardo si posa su di lui. Che sia nella solitudine del pozzo di Giacobbe, piuttosto che nella confusione di Gerusalemme, c'è un Dio che per primo vede. Ci sono tanti occhi e migliaia di pupille si muovono in impercettibili movimenti, ma solo due occhi vedono veramente: quelli di Gesù. Vedono l'uomo seduto e cieco dalla nascita. Vedono uno che non conta nulla…vedono me. Mi lascio guardare Gesù. Sento il tuo sguardo anche se sono al buio. Sento che sei luce, anche se io sono nelle tenebre. Mi godo la pace di qualche minuto del tuo sguardo.
- Scattiamo la seconda foto.
“Gesù sputò per terra, fece del fango con la saliva e lo spalmò sugli occhi del cieco”.
È una nuova creazione quella che compie Gesù con quel gesto: è il cielo di Dio che ancora si impasta con questa terra che siamo noi. Terra arsa, assetata di cielo, con nostalgia d'azzurro. Perché la creazione non è avvenuta una volta per tutte, ma continua. Ogni volta che lascio cadere una goccia di questa Parola che custodisce in sé la forza misteriosa di Cristo, io rinasco. Ce l'ha fatta Nicodemo, ce l'ha fatta la Samaritana e persino la donna adultera. E anche questa Quaresima mi è regalata perché io mi muova, come la forza della primavera che avanza inarrestabile. Come crosta secca che diventa nuovamente modellabile. E tutti noi, come creta, siamo nelle mani del vasaio. Metto la mia vita nelle mani di Dio. Plasma la mia vita, Signore, modella ancora questa terra, crea in me uno spirito nuovo, soffia il tuo alito di vita sui miei occhi e nei miei orecchi, sulla mia bocca e nelle mie mani. Mi godo qualche minuto nelle sue mani
- Terzo scatto, terza foto.
“Va’ a lavarti nella piscina di Siloe” dice a quell'uomo Gesù.
E quello ci va. Quello ci va sul serio. Con del fango negli occhi che gli ha messo quel rabbino di Nazareth. Quel cieco si fida e basta. Non crede ancora, ma comincia a fidarsi. Quel contatto comincia a generare in lui una energia mai sentita prima, una forza che ti mette in piedi, che domanda di alzarti, di smetterla di lamentarti! Fiducia! Che nella vita non dovresti dimenticarti che hai mosso i primi passi perché ti sei fidato e c'è sempre un attimo di follia nella fiducia. La fiducia è l'unica, stupenda possibilità che abbiamo per non passare i nostri giorni nel grigiore. La paura ti mette all'angolo, la fiducia ti riporta al centro della vita. Perché il Vangelo è vita e la vita è fiducia. È dare credito alla vita, anche nei momenti in cui sbatteresti la testa contro il muro. La primavera ritorna, fidati! Il cieco si fida. Si alza e abbandona davanti al tempio le paure e i sospetti. Che ti schiacciano, che ti accecano sempre più. E va a lavarsi alla piscina di Siloe, che significa inviato. Che poi l'inviato è Gesù! È Lui che ci rende nuovi e che ci dona acqua che disseta per la vita.
- Scattiamo la quarta foto.
La quarta foto è un po' movimentata, difficile da inquadrare bene. Potremmo pensare ad un'aula di tribunale. E due occhi giganti sullo sfondo, che sono quelli del cieco. Spalancati, aperti. Una volta che il cieco è guarito iniziano i guai. Avanti con gli interrogatori: prima la folla e poi i farisei, e ancora i giudei che interrogano i genitori e nuovamente il cieco guarito. Insomma un processo in vera regola. Che è ciò che accadrà a Gesù. Giovanni ci mostra, un interrogatorio dopo l'altro: il cieco ha cominciato a vedere, mentre i vedenti sono rimasti accecati. Quell'uomo non si lascia condizionare dalla folla o di chi ne sa più di lui. Comincia semplicemente a raccontare quello che ha vissuto, quello che gli è successo. E su questo non fa un passo indietro. La fede è vedere, aprire gli occhi su questo mondo. È parlare, non tacere ciò che si vede! Quell'uomo piano piano si scandalizza: ma come? Proprio voi che siete uomini di chiesa, non credete che Gesù mi abbia guarito? Quando incontri Cristo, non puoi più tacere! È ciò che vorrebbero fare anche nei confronti del cieco, farlo ritrattare. E alla fine lo cacciano fuori.
- Quinto scatto, quinta foto.
Il cieco viene buttato fuori, e chi trova fuori? Gesù! Quell'uomo che si era fidato, che dapprima chiamava Gesù semplicemente uomo e poi come profeta, ora si trova di fronte ad un interrogativo: “Tu credi nel figlio dell'uomo?”. E chi è? Chi è il figlio dell'uomo? Chi è Dio? Chi è il Messia? Quell'uomo non sa la risposta giusta. Ora, però, ha gli occhi per vedere. E allora sì che crede.
- Sesto scatto, sesta foto.
Cosa dirò io oggi? Cosa dirai tu oggi? Una cornice bianca.
Apri gli occhi, rifletti e fotografa... Per ripetere nel profondo del cuore e con la mia vita la stessa espressione del cieco alla piscina di Siloe: “Credo, Signore!”.