2 di Avvento 4 Dicembre 2016
Inaspettato come sempre il tempo dell'Avvento è iniziato. “Resta in ascolto che c'è un messaggio per te” cantava tempo fa Laura Pausini. "Vieni Spirito Santo, consegna ai nostri cuori la posta di Dio". Ci sono due profeti che indicano il cammino. Abbiamo bisogno di gente che ci indichi il cammino e i profeti sono proprio questo: ci indicano Gesù, ci fanno vedere Lui, ci mostrano come può essere bella la vita quando si segue il Signore.
Prima indicazione di cammino, primo profeta: Isaia.
Verrà presto Dio a visitarci e instaurerà un ordine di pace e di salvezza. Questo è il messaggio di novità e di gioia che comunica il profeta Isaia attraverso immagini metaforiche, cioè simboliche, singolari e convincenti: "Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà.
La mucca e l'orsa pascoleranno insieme”. Ricorsi poetici, fantasiosi che tratteggiano quella che potremmo definire la coincidenza degli opposti, l'armonia fra elementi solitamente contrastati, e il recupero di una serenità che rimanda alla creazione prima del peccato di Adamo, ma che in definitiva descrive un generale stato di sicurezza e di pace fra gli uomini di cui sarà capace solamente il Signore che sta per venire a visitare l'uomo. Il Messia sarà quello di cui si dice "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici" che farà ingesso nella storia, che porrà fine alle divisioni e alle ostilità cancellando ingiustizie e cattiverie.
E proprio qui emerge, significativa e roboante, la figura di Giovanni il Battista, di cui lo stesso Isaia aveva parlato nelle sue previsioni.
Uomo di aspetto insolito, irsuto e trasandato nel vestire, trascurato nel vitto e lontano dalle consuetudini e dagli usi comuni, che da' l'idea dei profeti dell'Antico Testamento sullo stile di Elia, predica nel deserto la conversione e l'umiltà per riconoscere i propri peccati. Il suo stile di vita e il luogo geografico nel quale Matteo lo vede agire, attesta già la sua preferenza esclusiva per Dio, il primato che egli vuole concedere al Signore scelto come riferimento primario di vita: egli è consapevole in prima persona che è necessaria la scelta radicale del Signore, che è indispensabile la fuga dal peccato e l'obiettivo della conversione; la sua figura e il suo messaggio ispireranno non pochi eremiti e Padri del deserto. Siamo nel deserto. Una voce isolata dai rumori, lontana da tutto… una voce che grida. Una persona degna di rispetto per la sobrietà e l'essenzialità delle scelte fatte: vestito di peli di cammello, una cintura di pelle ai fianchi, sfamato del poco che il deserto può offrire: miele selvatico, locuste... Una grande forza d'animo, una grande certezza interiore, un segno tangibile della venuta di Gesù. Le sue parole aprono sentieri nuovi, schiudono speranze nascoste, smuovono a coinvolgersi in prima persona. Cosa fare? Non cercare delle soluzioni, inventare dei progetti, scoprire chissà quali segreti… semplicemente preparare una via, raddrizzare sentieri! E il battesimo di acqua è un battesimo che prepara al battesimo nello Spirito Santo e nel fuoco. Sì, perché non ci sarà questo senza purificare la propria esistenza e cambiare direzione. Giovanni Battista esprime l'attesa che il mondo intero ha di salvezza. I farisei lo ascoltano con sufficienza. "Abbiamo Abramo per padre", pensano tra loro. Sono tranquilli e credono di poter evitare lo sforzo del cambiamento. Forse giudicano umiliante, per gente che conta come loro, dare frutti, misurarsi con le difficoltà vere della vita. Forse provano fastidio per una voce così diretta, personale, abituati come sono a fare da soli, a non sentire nessuno, ad obbedire ad una legge senza amore.
Il Vangelo ci invita a prendere sul serio l'invito di Giovanni Battista. Egli non fugge nel deserto per starsene tranquillo. Giovanni "compare" nel deserto, entra in questo luogo difficile dove non ci sono sicurezze e sono tanti i dubbi e le domande. Egli tralascia le tante cose che possono distrarci: sta nel deserto davanti a Dio. Giovanni ci ricorda che la scure è posta alla radice degli alberi: che non è vero che c'è sempre tempo, come uno sconsiderato ottimismo vuole farci credere. Dunque: "Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino". Convertirsi significa ascoltare il Vangelo con il cuore. Nessuno è tanto lontano piccolo o vecchio da non poterlo fare. Non è un imperativo astratto, lontano dalla vita. E non c'è nessuno che sia così buono da non doverlo fare! Cambiare è anche fatica, perché qualche volta siamo così abituati a quello che siamo da sembrarci troppo duro. Come faccio a cambiare? Sono ormai anni che faccio sempre così, mi arrabbio per niente, reagisco sempre allo stesso modo, ho poche parole di amore per gli altri, non so chiedere perdono, penso solo a stare bene, e così di seguito… Sono a tal punto diventato regola a me stesso da non riuscire ad ascoltare davvero. A volte delusi diciamo: "Ci ho provato, ma poi mi ritrovo quello di sempre". Convertirsi è un cammino lento. E non basta cambiare situazione e contesto per essere diversi. Dobbiamo metterci davanti al Signore e ascoltare la sua Parola perché giunga sino al cuore e lo trasformi. È un grande il Battista... anche perché si convertirà pure lui! Pure lui dovrà cambiare idea su Dio! Eh sì! Perché non arriverà un Dio che fa una bella pulizia. Non arriverà un Dio con la scure, pronto a tagliarci alla radice di fronte ai nostri errori. Arriverà Gesù, e pure Giovanni dovrà cambiare rotta e visione.
Due voci nel deserto di Giuda: Giovanni e la fede a caro prezzo, Isaia e la poesia di un mondo incantato; Giovanni e l'impegno necessario, Isaia e il dono della salvezza. Come i due profeti, ogni cristiano vive di grazia e di impegno. Con le immagini del fuoco e della scure, dagli effetti definitivi, Giovanni afferma che Dio è centrale, non marginale; che «Dio viene al centro della vita, non ai margini di essa» Bonhoeffer; che tocca quella misteriosa radice del vivere che ci mantiene diritti come alberi forti. Dio ha a che fare con il cuore della vita. Là dove sono le mie radici, dov'è il mio fuoco e l'alta temperatura del vivere, là dove io decido, dove la vita è più vita, viene il Signore. Egli non è solo l'ultima risorsa quando non ho più risorse. Viene come forza della mia forza, nella bellezza, nella passione d'amore, nella fedeltà al dovere, nel coraggio di sperare, quando accetto la sproporzione tra ciò che mi è promesso e ciò che tengo tra le mani. Ma perché alla fine convertirsi?
Perché il regno dei cieli è vicino! Vicino. È bello sentire che qualcuno ti è vicino... È bello sentire una voce vicina, una mano vicina, un cuore vicino, un amico vicino, uno sguardo vicino. Mamma mia: solo se sento questo Regno così vicino mi convertirò! E chi è questo Regno se non Gesù stesso? E dove si trova Gesù se non talmente vicino a noi... da essere dentro noi? Più vicino a me di me stesso!
Ti sento vicino.
Tu sei dentro me Gesù.
E sei per me uno sguardo profondo, una mano vicina e delicata, una voce dolce ma forte:
“Io ti amo e vengo solo per te”.