SS. Trinità 11 Giugno 2017
Dimmi che idea hai di Dio e ti dirò che cristiano sei! Vi propongo questo rimaneggiamento di un noto proverbio popolare, per iniziare a balbettare qualche mozzicone di frase sul mistero più grande, più impegnativo ma, nel contempo più affascinante della nostra fede: la SS. Trinità. Questa domenica riprendiamo il Tempo Ordinario, celebrandone la Solennità. Vi dirò che da giovane studente di Teologia...
l’argomento “Trinità” mi sembrava particolarmente ostico, per via di certe processioni o movimenti, che a detta dei teologi più illuminati avvenivano tra le Persone divine. Mi smarrivo in quei ragionamenti e, per non darmi per vinto di fronte a tali inutili complicazioni, cercavo una scorciatoia, convincendomi che si trattava di un mistero. Oggi le cose sono cambiate, non perché io abbia compreso qualcosa in più rispetto ad allora, ma perché mi sento capito da Dio. Quante volte mi è capitato di insegnare ai bambini a fare il segno della croce, esperienza comune a tanti genitori e nonni… e di rimanere sorpreso dal loro interesse, dalla volontà di imparare… nonostante la difficoltà di coordinare i movimenti e nel ricordare le sequenze del gesto. Diventa motivo di gioia per i piccoli saper fare bene il segno della croce e lo esibiscono come un trofeo, ripetendo con confidenza quei tre nomi, di cui però comprendono ancora poco. Tuttavia intuiscono che con quel gesto i Tre entrano nella loro vita, li abbracciano e li proteggono.
Sentirci capiti, accolti e custoditi da Dio è il primo passo per varcare la soglia di questo grande mistero. Il brano della prima Lettura dal Libro dell’Esodo ci descrive l’incontro tra Dio e Mosè. Dio si presenta: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”. Colui che rinnova il patto con il suo popolo, donandogli una legge da rispettare, esigendo quindi un coinvolgimento basato sul rispetto delle regole e sulla fedeltà – impegni, ahimè spesso disattesi da Israele – e così svela la debolezza del suo amore. Il Dio onnipotente si toglie l’armatura del potere e indossa la tunica della misericordia e dell’amore ad oltranza. Finalmente scopriamo perchè Dio ci ha creati: aveva bisogno di sentirsi padre e madre, di guardare a noi, suoi figli, con quel sentimento ineguagliabile che sperimenta solo chi dona la vita. Prova per noi la stessa tenerezza struggente di ogni mamma, che dopo il travaglio del parto, distende le sue membra stanche e ancora provate da un intenso dolore e trova la forza di accogliere tra le sue braccia il frutto del suo grembo, pronta a porgergli il seno, perché mangi e cresca. Mosè sente di poter chiedere a questo Dio, tanto attento, di continuare con il suo popolo questa relazione così intima e così profonda: “…che il Signore cammini in mezzo a noi”. Come l’antico Israele, così anche noi possiamo contare sulla sua vicinanza: Dio ci protegge, ci guida e ci perdona. Quando ci dimostriamo di “dura cervice” ci rimprovera e ci corregge con la severità di un padre, ci offre nuove opportunità per ricominciare, perché vuole il meglio per noi, perché vuole la nostra salvezza.
Nel Vangelo Gesù, dialogando con Nicodemo, dice: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio ha mandato il Figlio…perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. Per amore il Padre ha donato al mondo il suo Figlio, per amore Cristo ha offerto la sua vita sulla croce per non perderci, per liberarci dal peccato.
Paolo, nella seconda Lettura, rivolgendosi ai cristiani di Corinto, parla della “grazia di Gesù Cristo”, dell’”amore di Dio Padre” e della “comunione dello Spirito Santo”…come doni concessi alla Chiesa. Dio si rivela come mistero di comunione e di dialogo tra il Padre e il Figlio e il loro amore è così intenso da farsi persona nello Spirito Santo. La loro prossimità è così intima da essere un unico Dio. Questa reciprocità delle Tre Persone divine, cadenzata da un dialogo incessante e profondo, si diffonde e mediante lo Spirito ci raggiunge: la SS. Trinità è la famiglia di Dio che si allarga per accogliere la famiglia umana, il mondo intero. Crediamo in un solo Dio in Tre Persone, che ci coinvolge nella sua vita, disseminando tracce di comunione sul nostro cammino. Fin dal giorno in cui ci ha creati ha impresso in noi la sua immagine, facendoci simili a Lui, ossia “programmati” per dare il meglio di noi stessi nella relazioni di ogni giorno. La vita non può essere una fuga in solitaria, ma l’immersione in un “noi”, dove troviamo un mondo di fratelli, con i quali realizziamo il sogno di Dio, che è pace, fiducia e abbandono.
"Ascoltarsi con gli occhi e con il cuore"! Perché tutte le cose importanti passano attraverso gli occhi e il cuore. Ascoltare qualcuno con gli occhi e con il cuore significa dirgli: "Tu sei importante per me". La Santissima Trinità è questo gioco di sguardi tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Quasi a dire: studiamo la tattica per dare continuità all’Amore. "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Eccole qui le ragioni della nostra comunione. Nel fatto che la Chiesa, cioè noi, siamo l'immagine della Santissima Trinità. Noi siamo la continuazione di quella piccolissima comunità divina che si prolunga sullo spartito musicale della storia e della vita. È fantastico pensare che la Chiesa nasce dall'alto e che affonda le radici nella SS. Trinità.