21 del Tempo Ordinario 27 Agosto 2017

21DomTOAnnoA2017

Chi sei? Chi sono? Penso che succeda a tutti. A me succede spesso. Nonostante e forse a causa degli anni che passano e le esperienze che si accumulano, ci sono momenti in cui, con onestà, devi fare i conti con ciò che sei e con ciò che fai. In quei momenti ti chiedi chi sei veramente. Ti pesi. Ti misuri. Non chi pensi di essere o come gli altri ti vedono. Ma come sei tu sul serio, senza esaltarti e senza abbatterti.

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Chi sei? Chi sono? Penso che succeda a tutti. A me succede spesso. Nonostante e forse a causa degli anni che passano e le esperienze che si accumulano, ci sono momenti in cui, con onestà, devi fare i conti con ciò che sei e con ciò che fai. In quei momenti ti chiedi chi sei veramente. Ti pesi. Ti misuri. Non chi pensi di essere o come gli altri ti vedono. Ma come sei tu sul serio, senza esaltarti e senza abbatterti.

E in quei momenti le altre persone ci fanno da specchio, ci aiutano, ci sostengono, ci svelano a noi stessi. Non parlo in questo momento delle persone che si avvicinano a me prete e mi identificano con un ruolo. Parlo di quelli che ci frequentano, che amiamo, che ci amano. E che, spesso, si fanno un’idea di noi più convincente e precisa di quanto noi stessi riusciamo a fare. Così, sul finire di questo rovente mese di agosto, ritroviamo la bellissima pagina del dialogo di Cesarea di Filippo. Là dove, dopo alcuni anni di discepolato, Gesù chiede ai suoi, e a noi, di scoprire le carte. Di dire cosa pensano veramente di lui, di aprire il proprio cuore alla verità. Per passare dal “si dice” al “ti dico”.

Pensiamoci seriamente: non è incredibile che si parli ancora di un ebreo marginale vissuto duemila anni fa? Che milioni di uomini e donne, ogni settimana, si radunino per ascoltare le sue parole? E altri, addirittura, giungano a morire nel suo nome? Diamo per scontato, forse troppo, che Gesù faccia parte del nostro orizzonte. Che faccia parte del paesaggio immutabile delle cose. Ma non è così. Non è detto che la sua presenza permanga per sempre. Bisogna riconoscerlo, però: ancora si parla di Gesù. E ciò che si dice di lui, a grandi linee, è ciò che riportano gli apostoli. È un grande uomo, un profeta, un innovatore, un idealista. Salvo rare eccezioni di Gesù ci si ostina a parlare bene, a difenderlo. Ad amarlo. Anche chi non si professa suo discepolo. Per la sua vita, la sua coerenza, la sua forza interiore, la sua spiritualità. Poi, certo, noi cristiani siamo un altro paio di maniche… anche un po’ scucite. Solo che, ad un certo punto, se abbiamo il coraggio di lasciarci interrogare, proprio Lui, il Signore, ci chiede di cambiare livello, di osare, di metterci in gioco. Non importa cosa gli altri dicono di lui. A lui importa cosa ne penso io. Proprio io.

Possiamo vivere tutta la vita frequentando la Santa Messa e sgranando rosari. Senza mai lasciarci scuotere, smuovere, interrogare. Perché altro è dire di essere credenti, altro credere. Altro discutere di donne e di uomini, di affetti e di conquiste. Altro è innamorarsi. Chi è per me Gesù? Oggi, ora. Qui. Stiamo attenti a non rispondere in fretta. Regaliamoci dieci minuti seri. «Chi sono io, per te?». Simone il pescatore osa, si schiera. Gesù è uomo pieno di fascino e di mistero… Di più: è un profeta… Di più: è il Messia. Facile dirlo, per noi. Ma per chi stava lì con lui, con il falegname di Nazareth, è un’affermazione sconcertante. Gesù non era un uomo di cultura. E non era neanche tanto devoto, permettendosi di interpretare liberamente la Legge, riportandola all’essenziale, in verità. Per Simone, dire che Gesù è il Cristo è un salto mortale. E Gesù gli restituisce il favore. Simone dice a Gesù: “Tu sei il Cristo”, che significa: “Tu sei il Messia che aspettavamo”, una professione di fede bella e buona e, decisamente, ardita. Pietro, riconoscendo nel falegname l’inviato di Dio, fa un salto determinante di qualità nella sua storia, un riconoscimento che gli cambierà la vita. Gesù gli risponde: “Tu sei Pietro”. Simone non sa di essere Pietro. Sa di essere cocciuto e irruente. Ma, riconoscendo in Gesù il Cristo, scopre il suo nuovo volto, una dimensione a lui sconosciuta, che lo porterà a garantire la saldezza della fede dei suoi fratelli. Pietro rivela che Gesù è il Cristo, Gesù rivela a Simone che egli è Pietro.  Scambio di cortesie.

Quando ci avviciniamo al mistero di Dio, scopriamo il nostro volto; quando ci accostiamo alla Verità di Dio riceviamo in contraccambio la verità su noi stessi. Confessare l’identità di Cristo ci restituisce la nostra profonda identità. Il Dio di Gesù non è un concorrente alla mia umanità. Se vogliamo scoprire chi siamo veramente, specchiamoci nello sguardo di Dio. 

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