Trasfigurazione di Gesù 6 Agosto 2017
Grande dono è che nel cuore dell’estate la domenica coincida con la festa della Trasfigurazione. Ironia della sorte: un 6 agosto esplose la bomba atomica su Hiroshima, un 6 agosto il Signore chiamò a sé l’animo del Santo Padre Paolo VI, uomo fragile, ma possente cercatore di Dio. Salgono sul monte, su un alto monte. In realtà è una collina, ma l’amore rende tutto immenso. E lì Gesù viene trasfigurato. Svela la sua natura, la sua vera identità. Non si toglie il vestito sotto cui si nasconde, no. È lo sguardo dei discepoli che cambia. Perché la bellezza, come l’innamoramento, come la fede, sta nel nostro modo di vedere. Quando sono innamorato trovo il mio amato il più bello fra tutti.
Quando amo una disciplina sportiva sono disposto a sudare e a faticare per praticarla. Quando riesco a orientare la mia mente verso le mie emozioni, colgo la bellezza abbagliante di un paesaggio. Molte cose concorrono nella bellezza. Una fra queste è lo sguardo interiore capace di cogliere la verità, l’armonia, la pienezza in un oggetto, in un paesaggio, in una persona. Possiamo stare con Gesù tutta la vita, e frequentarlo, e credere, e seguirlo. Ma fino a quando il nostro sguardo interiore non si arrende alla sua bellezza, non ne saremo mai definitivamente segnati. Accade come sul Sinai, quando Dio si manifesta a Mosè in tutta la sua gloria: le nubi, i fulmini, la voce, l’ombra, la paura. Paura che deriva dall’intensità della bellezza, dalla visione interiore. Mosè e Elia conversano con Gesù: la Legge e i Profeti si inchinano al rivelatore del Padre. Pietro viene travolto: la bellezza gli ha colmato il cuore.
Abbiamo urgente, assoluto bisogno di recuperare il senso del bello nella nostra vita. La bellezza risulta essere una straordinaria forza che ci attira verso Dio, che in sé è armonia, pienezza, verità. Quante volte mi viene da dire, a chi mi chiede ragione della fede: è bello credere. È bello e svela in me e negli altri l’intima e nascosta bellezza che lega le persone, gli avvenimenti, le emozioni. Quanti uomini e donne, nella storia, si sono avvicinati alla fede perché attratti dalla bellezza del Cristo, dalla sua umanità, dalla sua profonda tenerezza, dalla sua stupefacente maturità. Sì: è bello essere qui, Signore, è bello essere tuoi discepoli.
Così gli apostoli, scesi dal Tabor, dovranno salire su un’altra collina, il Golgota. Lì la loro fede sarà macinata, seminata, resa pura…dopo, avere sperimentato la bellezza. Solo l’esperienza della gloria di Dio ci permette di affrontare il dolore. Senza coinvolgimento emotivo, senza reale bellezza, senza entusiasmo, è difficile essere credenti, è difficile restare cristiani. Il nostro mondo ha bisogno di bellezza, di armonia. Nel caos dell’eccesso, che di bello ha l’apparenza, ma che spesso nasconde il nulla, il nostro mondo può imparare dal cristianesimo la bellezza della fede, della preghiera, del silenzio, del gesto d’amore verso il fratello. Tanti dicono che è noioso credere, che è noiosa la fede. È giusto credere…ma immensamente noioso. Il Vangelo di oggi ci dice, al contrario, che credere può essere splendido. Varrebbe la pena di ricuperare il senso dello stupore e della bellezza, l’ascolto dell’interiorità che ci porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo. E dare tempo al “dentro”, all’anima, all’ascolto, al silenzio, al fruscio del vento, al calore del sole sulla pelle, all’odore del muschio o dell’erba, ai rumori del bosco e del mare. Dare tempo alla gratuità, al dialogo personale. Alla discreta e grandiosa presenza di Dio nella natura, quella in cui possiamo trovare, come un’impronta, il suo silenzioso sorriso. E la preghiera: intensa, vera, umile, stupita, aperta al mistero…e in ginocchio. Facciamo delle nostre messe domenicali dei luoghi di bellezza: il luogo in cui preghiamo, il canto, la fede… può riportare un briciolo di bellezza nella nostra quotidianità.
Dio è gioia, dice Gesù.
Il suo Dio è il Dio della gioia.
Il nostro Dio è il Dio della gioia.
E accorgerci che credere è la cosa più bella che possiamo sperimentare nella nostra vita.