La Storia del Monumentale di Verona

CimiteroVRProgetto1Nel 1805 l'editto di Saint Cloud, emanato da Napoleone, stabiliva che i cimiteri dovessero essere posti fuori dalle mura cittadine, in luoghi arieggiati e soleggiati. Dalla caduta dell'Impero Romano, quando anche le necropoli erano poste per legge fuori dalle città, i cadaveri erano infatti stati seppelliti in aree attigue alle chiese, nei cortili, spesso anche al loro interno (durante la peste manzoniana, se ne effettuarono 50.000 solo in San Bernardino).
Nel 1806 l'editto divenne attivo anche in Italia e, oltre a ispirare la celebre poesia del Foscolo, obbligò le città che come Verona erano soggette alla dominazione francese ad adeguarsi.

Il luogo venne scelto nel grande spazio aperto fuori da Porta Vittoria, subito fuori il braccio est della cinta muraria di Verona. Tuttavia solo nel 1828, quando Verona era ormai da più di un decennio diventata parte dei possedimenti austroungarici, iniziarono i lavori su progetto di Giuseppe Barbieri, architetto in auge a Verona nell'ottocento e che realizzò inoltre la Gran Guardia Nuova, oggi Palazzo Barbieri e sede del Municipio.

CimiteroVRIncisione1Lo stile scelto fu quello Neoclassico, con le colonne doriche che danno accesso a un perimetro rettangolare suddiviso da due viali che incrociandosi ripartiscono la superficie dell'area di sepoltura in quattro. La sobria facciata è abbellita da sculture che si ispirano allo stile di Antonio Canova.
Le tombe monumentali sono circa duecento, con sculture di artisti tra cui Giovanni Duprè, Luigi Ferrari, Ettore Ferrari oltre a numerosi scultori locali come Ugo Zannoni. Tra i magnifici monumenti funebri, molti dei quali in pessimo stato, ve n'è uno particolarissimo nel semicerchio di sinistra, subito dopo l'Ingenio Claris. "L'ospite" è un certo Calisto Zorzi. Data di esecuzione del monumento, 1886.

Angelo1Calisto fu un muratore che ai suoi tempi fece fortuna. Sullo sfondo, gli arnesi di lavoro. In primo piano il defunto effigiato nell'atto di fare l'elemosina ad una donna attorniata da bimbi affamati. Calisto tende la monetina sopra la povera mano aperta ma..ovviamente "no'l la mola mai" (non la lascia mai cadere). Ecco perché, fino a pochi anni fa, si usava dire di un avvenimento di-là-da-venire.. con scadenza sine die, "el sucedarà quando e la mòla Calisto" (la moneta).

Ma fra i sepolti, in attesa che l'angelo dalla tromba, dal frontone dell'ingresso dia l'avvio, con un allegro squillo di tromba, a quel "Resurrecturis" che porta scolpito ai piedi, vi sono molti personaggi ben più illustri e glorie mondiali come: lo scrittore Emilio Salgari (Ingenio Claris), Umberto Boccioni, padre del futurismo italiano, morto a Sorte di Chievo nel 1916, per una caduta da cavallo (curva del semicerchio di sinistra del 2° ingresso) e sulla cui tomba si possono leggere gli autografi di Severini, Balla, Veronesi, Centorbi, Ferrante ecc. Poco più in là dorme l'eterno sonno il poeta scrittore Lionello Fiumi e, sempre nell'Ingenio Claris, il nostro Berto Barbarani,
l'architetto Michele Sammicheli, il martire di Belfiore, Carlo Montanari ecc.

Carlo Montanari1Molte e bellissime le epigrafi degne di nota.
Lo storico Romeo Regazzini ne cita una in particolare:
"Terra, pia madre, su di te poco peso ebbe il mio bambino da vivo
e tu sii senza peso su di lui, oggi ch'è morto
".
Nei giardini del Cimitero Monumentale si possono ammirare i resti del tempio di Giove che originariamente si trovava nell'area dell' attuale via Diaz. 

Leone sx1Leone dx1Dall'umorismo caustico dei veronesi neanche la maestà della morte si salva: "L'albergo ai du leoni"; così infatti battezzarono subito il Cimitero Monumentale a causa dei due sonnacchiosi leoni accovacciati ai due Iati della scalinata. Detti leoni sono opera di Francesco Pegrassi che li scolpì nel 1882, sul modello di quelli ideati dal Canova per il sepolcro di Clemente XIII nella basilica di San Pietro a Roma.

Il primo ospite dell'albergo "ai du leoni" fu Gaetano Cavattoni,
sagrestano di Santa Maria in Organo, trapassato all'età di 24 anni.

 

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