1 di Avvento 27 Novembre 2016

1Avvento2016Riparti da Cristo,
tu che hai trovato misericordia. 
Riparti da Cristo,
tu che hai perdonato
e hai accolto il perdono. 
Riparti da Cristo,
tu che conosci il dolore. 
Riparti da Cristo,
tu tentato dalla tiepidezza. 
Riparti da Cristo, Chiesa giubilare. 
Canta e cammina.

“Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà” Qo 1,9. L’ Anno liturgico è sempre nuovo. La spiritualità cristiana è “radicata” nell’anno liturgico: la pianta affonda le radici nel terreno da cui trae la sua vita: se la strappi, muore. L’anno liturgico rappresenta un filo di speranza nella nostra vita personale e nella storia dell’uomo Nelle vicende che ci accompagnano ogni giorno e nei fatti del grande mondo, anche quelli che potrebbero sembrare disperati, addirittura sfuggiti dalle mani di Dio, ecco che noi celebriamo tutti gli eventi della vita di Gesù: sono “finestre di speranza”, che attestano la presenza di Dio nella storia dell’uomo.

Egli opera anche quando non ce ne accorgiamo. D’altra parte il Figlio di Dio si è fatto uomo e quasi nessuno se ne è reso conto al punto che lo hanno messo in croce. È veramente misterioso questo fatto. Dobbiamo sempre avere speranza. Questo mondo è salvato da Dio: Dio lo vuole salvare. L’uomo deve solo aprire il cuore.

L’Anno Liturgico viene incontro al nostro essere piccoli. Nell’Eucaristia, in ogni Santa Messa, c’è tutta la vita del Signore, dalla nascita alla risurrezione, ma ciascuno di noi è piccolo, non possiamo prendere tutto in una sola volta, ed ecco allora la pedagogia dell’Anno Liturgico, che ci prende per mano e ci accompagna. I singoli misteri, i fatti della vita di Cristo che ci salvano, ci sono donati ad uno ad uno, pur essendo un unico grande evento, di domenica in domenica, per rispettare la crescita graduale della nostra umanità: la Chiesa celebra la nascita del Signore, il Natale; il mistero della Santa Famiglia, la sua manifestazione agli uomini, l’Epifania, il Battesimo. Poi per un po’ di domeniche si ferma – ecco il Tempo Ordinario - affinché noi riflettiamo sulla vita di ogni giorno del Signore Gesù e la facciamo entrare nella nostra vita. Successivamente incomincia il grande ciclo Pasquale: la Quaresima, l’Ultima cena e la lavanda dei piedi, il Giovedì Santo; la morte di Gesù, il Venerdì Santo e la sua Risurrezione il giorno di Pasqua; quindi l’Ascensione e la Pentecoste. A questi grandi eventi della nostra salvezza aggiungiamo le feste della Beata Vergine Maria e dei Santi. Un cammino che si ripete tutti gli anni, perché, come la pianta cresce e, anno per anno, fa spuntare le foglie e i frutti, così anche noi, anno dopo anno, cresciamo nel Cristo, fino alla misura della sua statura.

Rivivere le stesse celebrazioni non è semplicemente una ripetizione: l’apertura del cuore di quest’anno mi prepara ad una maggiore disponibilità il prossimo anno, e questa disposizione più profonda mi apre a comprendere ancora di più nell’anno seguente il mistero di Cristo … e così fino a che Cristo mi pervade e mi trasforma tutto ed io, in qualche modo, mi identifico con Lui, ormai preso totalmente da Lui. Questo è il senso dell’Anno Liturgico. E noi che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo credere e poi imitare, cioè cercare di vivere i misteri di Cristo.

Fermiamoci sul Natale: Dio viene a salvare il mondo, non nella sua potenza, ma nella debolezza dell’amore. Se Dio, volendo salvare il mondo mandando il Figlio, avesse chiesto consiglio a me, io gli avrei suggerito di prendere la forma più forte e potente e sbaragliare tutti, perché Lui lo può fare. Questo forse pensavano gli Apostoli che non hanno mai capito il vero motivo della debolezza di Gesù; e anche gli scribi e i farisei che davanti alla croce gli dicevano: “Tu che hai salvato gli altri, salva te stesso, scendi dalla croce, mostra la tua potenza e ti crederemo”. Invece Dio non ha scelto la potenza, ma l’umiltà, perché fosse evidente una sola cosa: che Lui ci ama. Ha scelto l’amore che è fragile, umile, disarmato e non cerca altro che donarsi. Ecco, a Natale questo Amore non solo ci raggiunge, ma diventa nostro. Viviamo l’Anno Liturgico credendo e cercando di tradurre nella vita il mistero che vediamo realizzato in Gesù.

E così, di anno in anno, il Cristo prende sempre più possesso della nostra vita e questo incontro trasforma le azioni quotidiane, i rapporti, le relazioni, dalle più grandi a quelle più piccole. Fino a che, ad un certo punto, la faccia è la mia ed è solo mia. Ma Cristo vive pienamente e totalmente in me. Vivo io, la gente vede me, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me! E quando io parlo è Lui che parla, e quando io amo è Lui che ama, e quando io faccio del bene è Lui che fa del bene, e quando io soffro, e non posso far altro che soffrire, non riesco più neanche a pregare, è Lui che soffre in me, è Lui che rinnova in me la sua passione. La mia vita è la sua vita. Il mondo viene salvato proprio così, attraverso me, attraverso noi, che portiamo a compimento l’opera di Cristo, fino a che il tempo non sia concluso. - Patriarca Marco Cè, Venezia - Gennaio 2003.

E allora…eccoci di nuovo!
Dopo un anno intero passato in compagnia di Luca, dopo aver sostato ai piedi della Croce per riconoscere lo Gesù Re dell’Universo, la liturgia ci riporta ai blocchi di partenza con il tempo dell'Avvento in compagnia di Matteo, il pubblicano divenuto discepolo ed evangelista. L'ho pensato spesso in questi ultimi giorni e ora mi convinco ancora di più che è importante riscoprire l'arte del ripartire. Il Signore, oggi, ci chiama a questo. Ci ricolloca all'inizio, allo start. Ci vuole a riscoprire la bellezza e lo stupore dell'inizio, la freschezza dell'alba, la lucentezza del primo sguardo. Mi piace questo ripartire, perché non è da zero, ma da Lui. Si (ri)parte per (ri)mettere fondamenta, per fare il primo passo, per imparare a fidarsi e per rimettersi in gioco. Il cammino di Avvento ci addestra a dare senso al tempo, a riempirlo della Sua presenza e a ripartire da Lui. A volte incontro persone che dopo un grosso fallimento, uno sbaglio, una caduta o una delusione, mi dicono che vogliono ripartire da zero. Penso che non ci sia nulla di più sbagliato. Se vuoi rialzarti, se vuoi rimetterti in cammino, se vuoi ridare vigore alla tua vita e alla tua fede, trovati un po' di silenzio, un tempo di intimità e dillo al Signore: "Ricomincio da Te". Vorrei che oggi il nostro Avvento iniziasse così, rimettendo Lui al centro. Perché quello è il suo posto. L’Avvento non è e non va ridotto ad una semplice preparazione al Natale: esprime l’orientamento e la direzione del tempo abitato da Dio.

“È ormai il tempo…”: ecco il bellissimo motto e il simbolo della clessidra, scelti dalla nostra Diocesi di Verona per questo Avvento dopo l’Anno della Misericordia:

 

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