16 del Tempo Ordinario 23 Luglio 2017
Una tendenza degli uomini è quella di ripartire l’umanità in due grandi categorie: i buoni da una parte, i cattivi dall’altra. Questa tendenza è presente anche sul piano religioso. Si invocano benedizioni su di sé, sulla propria famiglia, sulla propria nazione; le maledizioni colpiscano gli altri, i nemici, quelli che si oppongono. Da una lettura solo superficiale della Bibbia si può ricavare l’impressione di un Dio impaziente che «brucia le tappe».
Gli appelli alla vendetta sono frequenti (1Re 18,40; Sal 82 e 108). Ma altri passi della Bibbia smentiscono questa impressione. Elia, pieno di zelo, comprende, a sue spese, che Dio non sta nell’uragano o nel terremoto, ma nella brezza leggera, nel soffio del vento più delicato (1Re 19,9.13). Giacomo e Giovanni si sentono rimproverare per il loro desiderio di far cadere la folgore sui Samaritani che non accolgono Gesù (Lc 9,51.55; Mt 26,51).
La Scrittura è il libro della pazienza divina che sempre differisce il castigo del suo popolo (Es 32,7-14). I profeti parlano di collera di Dio. Ma la collera non è l’ultimo e definitivo momento del Signore: il perdono vince sempre. Dio è ricco di grazia e di fedeltà ed è sempre pronto a ritirare le sue minacce quando Israele si incammina sulla via della conversione Prima Lettura. Gesù inaugura il Regno degli «ultimi tempi», non come giudice che separa i buoni dai cattivi, ma come pastore, venuto prima di tutto per i peccatori. Non esclude nessuno dal Regno: tutti vi sono convocati, tutti vi possono entrare. In ogni atteggiamento della sua vita, Gesù incarna la pazienza divina. Nessun peccato può tagliare in modo irrimediabile i ponti con la potenza misericordiosa di Dio Vangelo.
La Chiesa ha la missione di incarnare tra gli uomini la pazienza di Gesù. Il suo compito quaggiù è di rivelare il vero volto dell’amore. Qui in terra, al grano è sempre mescolata la zizzania, e la linea di demarcazione tra l’uno e l’altra non passa attraverso nel cuore e nella coscienza di ogni uomo. Si deve sempre ricordare che la separazione fra i buoni e i cattivi non si farà che al di là della morte. La Sacra Scrittura porta avanti un discorso molto chiaro sul concetto e sull’immagine di Dio. Dio accetta lo scandalo dell’uomo, e Cristo parla con buoni e con cattivi, con giusti e peccatori. Egli non annuncia una comunità di puri e di santi. È paziente con tutti e lascia ai peccatori il tempo di maturare la propria conversione. Anche lo scandalo di una Chiesa peccatrice, lontana dall’ideale evangelico della santità, non deve turbare. Essendo fatta di uomini e vivendo immersa nel mondo, la Chiesa corre continuamente il rischio di contaminarsi col mondo e di veder crescere, al suo interno, le piante della zizzania accanto al grano buono. Invece il Regno di Dio tollera i malvagi e i peccatori, perché ha una incrollabile fiducia nell’azione di Dio che sa attendere la libera decisione dell’uomo. Papa Giovanni ha scritto: «La dolcezza è la pienezza della forza». Pazienza quindi, e rispetto dei tempi e dei ritmi della crescita delle singole persone, e soprattutto una attenzione attiva ai momenti di grazia e ai segni dei tempi che puntualmente faranno la loro comparsa anche vicino a noi e nel nostro cuore.