Nella prima lettura abbiamo ascoltato le disavventure del profeta Geremia: accusato di fronte al Re, condannato e poi tenuto prigioniero in una cisterna. Egli ad un certo punto della sua vita dichiara: "Nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo".
Abramo, il nostro padre nella fede e il patriarca del popolo ebreo, il nuovo popolo di Dio. Nasce in Ur dei Caldei, antichissima città dei Sumeri a sud del territorio dei fiumi Tigri ed Eufrate e intraprende una migrazione verso Harran, ancora oggi esistente, a circa 1000 km di distanza da Ur, in direzione nord ovest. Si parla di nomadi, e infatti il clan di Abramo è considerato, ovunque andasse, un estraneo e forestiero al paese. "Mio padre era un arameo errante". dice il popolo di Israele nella sua professione di fede Deut 26,5.
Eccoci qui, all'inizio di agosto, nel cuore dell'estate, tra il caldo e la voglia di riposo, tra escursioni sui monti e gite al mare... Eccoci, dopo le domeniche del Buon Samaritano, di Marta e Maria e del Padre Nostro, a sentirci interpellati su denaro ed eredità… e poi in un tempo di crisi economica come questo. Ed ecco che, come un temporale inaspettato nella calura estiva giunge oggi il Vangelo con la parola forte di Gesù sull'uso della ricchezza.
Il signor e la signora Li, sono una famiglia cinese fedele alla religione e vivono la fede secondo le tradizioni delle credenze taoiste e buddiste. È il capo famiglia a presiedere i riti in casa. Di buon mattino salutano gli antenati familiari mettendo bastoncini d'incenso sull'altarino con le tavolette rosse recanti i nomi dei defunti, situato in un angolino ben curato della casa, poi si recano a pregare al tempio.