XX del Tempo Ordinario 14 Agosto 2016

XX DomTO Anno C 2016Nella prima lettura abbiamo ascoltato le disavventure del profeta Geremia: accusato di fronte al Re, condannato e poi tenuto prigioniero in una cisterna. Egli ad un certo punto della sua vita dichiara: "Nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo".

Questa fiamma interiore lo costringeva a pensare a Dio e a parlare in nome suo.
Se si fosse sottratto al suo compito, Geremia avrebbe avuto delle buone scuse: in una situazione di guerra e di assedio la voce di Dio gli imponeva di dire il contrario di quello che la gente si aspettava. Doveva gridare che il domani sarebbe stato "Violenza! Oppressione!" di qui l'accusa: "Egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo". Quando si fermava a riflettere sulla sua triste condizione, Geremia faceva i suoi propositi: "Mi dicevo: Non penserò più a Dio, non parlerò più in suo nome!", ma poi non li manteneva perché l'impeto della parola di Dio in lui era più forte di ogni cosa. Alla fine del racconto di oggi Geremia se la cava senza di morire, ma poi Gerusalemme viene espugnata e i suoi abitanti portati in esilio. Il profeta aveva sempre sostenuto che combattere contro gli invasori sarebbe stata una battaglia persa e che era meglio per tutti arrendersi subito. Le cose erano arrivate ad un punto tale che solo la fede in Dio avrebbe potuto salvare e per ottenere questo risultato purtroppo c'era un prezzo da pagare. Non erano tempi facili quelli in cui si trovava a predicare Geremia. Egli ha dovuto mettere tanto del suo per adempiere il compito ricevuto dall'alto. La prima volta che gli parla Dio gli dice "Io ti ho stabilito profeta delle nazioni". Geremia risponde: "Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane". E il Signore di rimando: "Non dire: Sono giovane, ma va' da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti". La difesa che Dio gli garantiva non impedì a Geremia di venire maltrattato, di diventare elemento di divisione all'interno del suo popolo. Egli subì, senza smettere di avvisare e richiamare e alla fine ebbe salva la vita. 


"Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso" dice Gesù ai suoi discepoli in apertura del Vangelo di oggi; è lo stesso fuoco che ardeva in petto a Geremia. Come una striscia di reagente chimico cambia colorazione a seconda delle proprietà del liquido con cui viene a contatto, così la Parola di Gesù, nel cuore di chi la ascolta, da adito a due esiti diversi: accettazione o rifiuto. Il brano del Vangelo di questa Domenica contiene alcune delle parole più provocatorie mai pronunciate da Gesù: "Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera".
E pensare che a pronunciare queste parole è la stessa persona la cui nascita fu salutata con le parole: "Pace in terra agli uomini", e che durante la sua vita aveva proclamato: "Beati gli operatori di pace". La stessa persona che al momento del suo arresto ingiunse a Pietro: "Rimetti la spada nel fodero!" Mt 26, 52. Come si spiega questa contraddizione?
 È molto semplice. Non è che Gesù sia venuto per portare la divisione, ma dalla sua venuta risulterà inevitabilmente divisione e contrasto, perché mette le persone davanti alla decisione. E davanti alla necessità di decidersi, si sa che la libertà umana reagirà in modo diverso e variegato. La sua Parola e la sua stessa persona farà venire a galla quello che c'è di più nascosto nel profondo del cuore umano. Il vecchio Simeone lo aveva predetto, prendendo in braccio il bambino Gesù: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori" Luca 2, 35.


Contraddizione: può essere questa la parola chiave per capire la reale portata delle sconcertanti frasi di Gesù. I contrasti, le divisioni, il simbolico fuoco, egli non li vuole, ma realisticamente li prevede, tra chi accoglie lui e chi lo rifiuta. Per chi aderisce alla verità da lui rivelata, per la fede in Lui, egli preannuncia conflitti e persecuzioni. La prima vittima di questa contraddizione, il primo a soffrire della "spada" che egli è venuto a portare sulla terra, sarà proprio Lui, che in questo contrasto ci rimetterà la vita. Dopo di lui la persona più direttamente coinvolta in questo dramma è Maria sua madre, alla quale infatti Simeone, in quell'occasione dirà: "E anche a te una spada trafiggerà l'anima". Gesù dice che questa "divisione" può passare anche dentro la famiglia: tra padre e figlio, madre e figlia, fratello e sorella, nuora e suocera. E purtroppo sappiamo come questo a volte è vero e doloroso. La persona che ha scoperto il Signore e vuole seguirlo sul serio, si trova spesso nella difficile situazione di dover scegliere. Ma il contrasto arriva anche più in profondità, dentro la persona stessa, e si configura come lotta tra la carne e lo spirito. La divisione e il conflitto cominciano dentro di noi. Paolo lo ha illustrato a meraviglia: "La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste".



“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!". È necessario riattizzare il fuoco che Gesù è venuto a portare e che ha consegnato nelle nostre mani. È un fuoco che deve riaccendere il coraggio di una testimonianza limpida, decisa e incisiva nei luoghi e nelle situazioni dove essa viene ostacolata, combattuta, o solo ignorata. Una testimonianza coraggiosa per una profonda, consapevole, convinta adesione a Gesù e al suo messaggio. Che, quando è autentico e genuino, non può non creare l’effetto “sasso nello stagno”, e quindi quelle divisioni e contrasti che Gesù ha annunciato. Questa testimonianza non può essere schivata, smussando o svendendo la forza del messaggio. Essere credenti non è facile. Credere è affidarsi, fidarsi, accogliere la Parola che Gesù è venuto a proclamare, superare le mille contraddizioni presenti nei nostri cuori, affrontare le difficoltà della vita tenendo la luce della speranza accesa nei cuori, leggere alla luce del Vangelo le incoerenze che troviamo nella nostra vita. Credere è una lotta, un combattimento spirituale. Molti pensano alla fede come ad una certezza acquisita: credere, invece, è sempre imparare, per sempre divenire cercatori, per sempre rivolti alla totalità che ci sfugge, pur possedendola. Credere è una lotta. Noi discepoli siamo impastati di mondo, fatti con la terra. Portiamo nel cuore le stesse contraddizioni e le stesse paure di tutti ma siamo stati incontrati dalla Luce. 
Credo che ad ognuno di noi sia successo di vedere cambiare atteggiamento nei nostri confronti nel nostro lavoro di ogni giorno, in ufficio o a scuola proprio a causa della nostra scelta evangelica. Se siamo discepoli mettiamo in conto qualche contrasto, qualche fatica: se hanno perseguitato Lui, perseguiteranno anche noi. Cristo è fuoco. Fuoco che brucia, che divampa, che illumina, che riscalda, che consuma. Cristo è fuoco e traspare dalla nostra vita. Se è dal fuoco che si misura il discepolo, i pompieri della fede possono stare tranquilli. Vi brucia dentro Cristo? Vi brucia da non poter fare a meno di pensare a Lui? Vi è successo di desiderare di raccontarlo a chi vi sta accanto? E di essere presi in giro per le vostre convinzioni?

Quando sant´Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, uomo innamorato di Dio inviò i suoi compagni ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini dei mondo allora conosciuti, disse, il giorno della loro partenza: "Andate, e incendiate il mondo".
Incendiari sì, ma dell’amore e della fede in Gesù.

Stampa Email

Autobus ATV

Giorni Feriali
Linea 70 (fermata Piazzale del Cimitero)
Linee 11-12-13-51 (fermata Chiesa di San Paolo) - 300m a piedi
Giorni Festivi
Linea 94 (fermata Piazzale del Cimitero)
Linee 90-92-98 (fermata Chiesa di San Paolo) - 300m a piedi