XVII del Tempo Ordinario 24 Luglio 2016

XVII DomTO C 2016Il signor e la signora Li, sono una famiglia cinese fedele alla religione e vivono la fede secondo le tradizioni delle credenze taoiste e buddiste. È il capo famiglia a presiedere i riti in casa. Di buon mattino salutano gli antenati familiari mettendo bastoncini d'incenso sull'altarino con le tavolette rosse recanti i nomi dei defunti, situato in un angolino ben curato della casa, poi si recano a pregare al tempio.

Preparano il piattino con le offerte - incenso, riso, frutta… -, accendono i bastoncini d'incenso, vanno davanti all'incensiere del Cielo, si presentano a Dio e alzando gli occhi gli dicono chi sono e da dove vengono, gli raccontano come vanno le cose quotidiane. Poi il giro presso degli altari dei "santi" cinesi che mediano tra gli uomini e Dio, ne aiutano a capire la volontà, cosa è bene fare: a loro si chiedono consigli, benedizioni e benevolenza per la vita quotidiana. I templi, gli altari e le icone sono ad ogni angolo delle città, nei negozi, nelle case, li trovi pure sui taxi. A guardare per la prima volta il signor e la signora Li si storce il naso e sembra di vedere un uomo ed una donna un po' strani che fanno cose ancora più strane. Ma poi, quando ti accorgi di essere in un mondo "non -cristiano", dove di cristiani non se ne vedono in giro, cominci a notare i particolari e con l'aiuto degli amici locali ti accorgi che un cinese che vive la sua fede, spesso, non è poi così diverso da un cristiano che si reca in chiesa, o al santuario, a pregare e chiedere grazie.

I testi biblici ci illustrano come la vera preghiera debba fondarsi sulla familiarità e sulla fiducia: pregare è la conseguenza di un rapporto fra me e Dio, che si radica nell'apertura del cuore, nella fiducia e nella confidenza, nella libertà interiore. Ritorna, in un certo modo, l'amicizia delle origini quando Dio passeggiava nel giardino con Adamo ed Eva. Nella preghiera, in effetti, conta la confidenza del rapporto con Dio. Il problema non è né il luogo, né le parole, ma il cuore, l'amicizia con Dio. Fu così anche per Abramo, nostro padre nella fede. Esemplare e suggestivo è il dialogo che egli instaura con Dio quando intercede per salvare Sodoma, caduta nella dissoluzione e nel disordine. Dio dice a se stesso: "Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare?". In altri termini: "Non posso nascondere ad un amico le mie intenzioni". L'amicizia di Dio è trasparente, sincera. Si avvicina per primo ad Abramo e gli confida: "Il grido contro Sodoma e Gomorra è grande e il loro peccato è molto grave". Ma Abramo si mette davanti a Dio, "gli si avvicina" dice la Scrittura. C'è bisogno di avvicinarci a Dio e presentargli i drammi, e le speranze di tanti. E Abramo inizia la lunga intercessione: "Davvero sterminerai il giusto con l'empio? Forse ci sono 50 giusti nella città". Il Signore risponde: "Se troverò 50 giusti, la risparmierò". E Abramo: "Ma forse ce ne sono 45; per 5 che ne mancano la distruggeresti?". Dio risponde: "Se sono 45, la risparmierò". E Abramo: "Se a 45 ne mancano 5?". E così sino a 10. Abramo, in forza della sua preghiera di intercessione, ottiene da Dio che la città di Sodoma, colpevole di molte infedeltà e trasgressioni, venga risparmiata dalla furia divina. Se da una parte il Signore risparmia un'intera popolazione dallo sterminio solamente in ragione della sua bontà e della sua misericordia, è anche vero che molto ottiene la preghiera di intercessione del Patriarca: per riguardo anche a sole 10 persone giuste, Dio rinuncia a colpire un'intera città. Davvero in Dio la misericordia ha la meglio sul giudizio, ma altrettanto degno di nota è il ricorso alla preghiera di un uomo fedele che a Dio affida i suoi fratelli. 


Questo episodio ci insegna quanto è importante la preghiera delle anime buone. Un tempo, quando vi era una fede più viva, le nostre città facevano a gara per avere dei monasteri ove ci fosse chi, notte e giorno, senza sosta, pregasse per tutti gli abitanti. Avere questi monasteri era la migliore protezione contro i mille pericoli che incombevano, pericoli di nemici, pericoli di cataclismi, di pestilenze, pericoli di ogni genere. La presenza di quelle anime oranti era molto importante soprattutto per ottenere la grazia più grande, quella della salvezza eterna. Tante volte capita che qualcuno si raccomandi alle preghiere di qualche anima consacrata. Questo è molto bello e riflette la consapevolezza che la nostra preghiera è debole e che abbiamo bisogno di qualcuno che preghi per noi.

Il Vangelo di oggi comincia con queste parole: "Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse - Signore, insegnaci a pregare. - Ed egli disse loro: Quando pregate, dite: Padre!”.
 Come diventava il volto e tutta la persona di Gesù quando era immerso in preghiera, lo possiamo immaginare dal fatto che i discepoli, solo vedendolo pregare si innamorano della preghiera e chiedono al Maestro di insegnare anche a loro a pregare. E Gesù insegna loro la preghiera del Padre nostro. Spesso nei Vangeli si narra di Gesù che si ritira in luoghi solitari per pregare. Talvolta è lui stesso a comunicarlo ai discepoli, come quella sera drammatica nell’Orto degli Ulivi: “Io vado là a pregare, voi sedetevi qui”, disse suoi amici. Non c’è dubbio che gli apostoli rimanevano toccati dal suo modo di pregare.

Forse, si potrebbe specificare la domanda di oggi in questo modo: “Signore insegnaci a pregare come preghi tu”. I discepoli di Gesù, colpiti dal modo di pregare del loro maestro, dal suo ritirarsi in un luogo solitario e soprattutto da come si rivolge a Dio, insistono perché insegni loro a pregare allo stesso modo. C’è un senso di confidenza e di fiducia nella preghiera del loro maestro che li stupisce. Non hanno mai visto nessuno pregare in quel modo, con tale confidenza e tale fiducia. 
“Quando pregate dite: Padre”. Padre è una parola a volte ambigua, perché noi abbiamo l'esperienza dei nostri padri e proiettiamo su Dio le nostre immagini di padre. Ma Dio è Padre alla maniera di Dio e non alla maniera umana.

Un ragazzo, in Brasile, mi ha raccontato: "Mio padre mi ha picchiato molte volte; alcune volte non riuscivo neppure ad alzarmi dal letto e gli ematomi si vedevano per giorni. Ma ciò che era peggio era che picchiava mia madre. Io non dico mai il Padre Nostro e tu puoi capire bene il perché”. Come dargli torto! Ma Dio non è padre così. Un giorno quel ragazzo chiese a sua madre: "Mamma chi è Dio?". Allora la madre lo prese, lo strinse forte tra le sue braccia e gli disse: "Cosa senti?". "Sento che mi vuoi bene". E la mamma: "Questo è Dio". Dio è Padre così.

Finché non faremo questa esperienza di un amore che abbraccia, di non paura, di libertà infinita, di essere al sicuro tra le sue mani, saremo ancora lontani da Dio. Oggi, assieme ai discepoli, anche noi diciamo: "Signore, insegnaci a pregare!" È la stessa domanda dei discepoli di allora: “Insegnaci il tuo modo di parlare con Dio, di stare alla sua presenza, di colloquiare con Lui in modo così confidente tanto da chiamarlo "Padre". Gesù risponde subito anche a noi: "Quando pregate, dite Abbà, Papà". Sappiamo lo sconcerto che tale parola provocava in un ambiente ove neppure si osava chiamare Dio con il suo nome. Gesù spinge a chiamare "Papà " il Signore che ha creato il cielo e la terra. Ogni distanza viene così abbattuta; Dio non è più lontano, è Padre di tutti e ognuno può rivolgersi direttamente a Lui senza bisogno di mediatori. Era una vera e propria rivoluzione della religione. Nella parola "Padre, Papà", Gesù ci svela il mistero stesso del Dio di Gesù, del nostro Dio: da una parte la fiducia e la confidenza del figlio verso il Padre; e dall'altra la tenerezza del Padre verso ognuno di noi. 



Il secondo cambiamento è ancora uno sconvolgimento e una rivoluzione nel modo di pregare. Il Padre Nostro lo opera con quel: "sia". Non sono più io che cerco di fare, ma che “sia fatta, che avvenga, che venga a me, la volontà di Dio”. Non sono più io che prego, ma la preghiera che si fa in me, che avviene, che entra nella mia vita e la plasma, la modella. Forse non l'abbiamo ancora capita questa cosa sconvolgente. Quel "sia" che è il fiat di Maria, che è il così sia, l' Amen di fronte a ciò che avviene di prodigioso nella preghiera: quello che avviene lì, "sia", cioè che sia veramente così!

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