Grande dono è che nel cuore dell’estate la domenica coincida con la festa della Trasfigurazione. Ironia della sorte: un 6 agosto esplose la bomba atomica su Hiroshima, un 6 agosto il Signore chiamò a sé l’animo del Santo Padre Paolo VI, uomo fragile, ma possente cercatore di Dio. Salgono sul monte, su un alto monte. In realtà è una collina, ma l’amore rende tutto immenso. E lì Gesù viene trasfigurato. Svela la sua natura, la sua vera identità. Non si toglie il vestito sotto cui si nasconde, no. È lo sguardo dei discepoli che cambia. Perché la bellezza, come l’innamoramento, come la fede, sta nel nostro modo di vedere. Quando sono innamorato trovo il mio amato il più bello fra tutti.
Con il Vangelo di oggi si chiude il grande discorso in parabole di Gesù: ricordiamo il seminatore, la zizzania, il granello di senapa, il lievito…. Anche oggi il tema centrale è il Regno di Dio. Sono due parabole simili nel contenuto e nella struttura, una ripetizione usata per ribadire un concetto piuttosto evidente: incontrare Dio è la cosa più bella che ti possa succedere, è una sorpresa per cui vale la pena di abbandonare tutto, una gioia che ti fa dimenticare tutto il resto.
Una tendenza degli uomini è quella di ripartire l’umanità in due grandi categorie: i buoni da una parte, i cattivi dall’altra. Questa tendenza è presente anche sul piano religioso. Si invocano benedizioni su di sé, sulla propria famiglia, sulla propria nazione; le maledizioni colpiscano gli altri, i nemici, quelli che si oppongono. Da una lettura solo superficiale della Bibbia si può ricavare l’impressione di un Dio impaziente che «brucia le tappe».
Nello scenario della Galilea, in un piccolo promontorio sopra il Mare, si eleva il Monte Carmelo, rifugio di molti Santi che, nell’Antico Testamento, si ritiravano in quel luogo solitario per pregare. Ma nessuno di loro, tuttavia, impregnò di tante virtù quelle rocce benedette quanto il profeta Elia, che si ritirò lassù, verso il IX secolo a.C. Erano tre anni che un’implacabile siccità chiudeva i cieli. Mentre pregava con fervore, chiedendo che finisse la mancanza di acqua, Elia mandò un servo sulla vetta del monte, e gli ordinò: “Vai e guarda dal lato del mare”. Ma il servo non vide niente. E, scendendo, disse: “Non c’è nulla”. Il profeta gli fece fare sette volte la scalata. Alla fine il servo ritornò dicendo: “Ecco, una nuvoletta come una mano d’uomo, sale dal mare”.