«Popoli numerosi verranno a Gerusalemme
a supplicare il Signore» Zc 8,22.
Fra tutti gli articoli del «Credo» quello riguardante la Chiesa è uno dei più impegnativi. Come per Gesù Cristo, anche per la Chiesa ci troviamo di fronte a un mistero complesso, perché umano e Divino nel medesimo tempo. Tuttavia, un discorso sulla Chiesa è assai più difficile perché, se le sue prerogative e i suoi poteri sono divini, la sua umanità, diversamente da quella del suo Fondatore, è assai più esposta alle miserie e alle fragilità della nostra natura. Anche questa è una grazia e un motivo di credibilità, perché, come dice San Paolo: «Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti…» 1Cor 12,27.29. Per comprendere il mistero della Chiesa è necessario guardare con gli occhi della fede al mistero di Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo. La Chiesa infatti è il suo «Corpo». Con questa espressione si coglie l’essenza della Chiesa, che è il prolungamento del Risorto lungo il corso della storia. È infatti mediante la Chiesa che Gesù Cristo può realizzare la sua promessa di essere con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo Mt 28,20. La Chiesa è lo strumento con cui Egli unisce a sè gli uomini. La grandezza intramontabile della Chiesa è tutta in riferimento a Cristo. Per quanto umanamente meritevole e ricoperta di gloria, che cosa sarebbe se Gesù Cristo non fosse vivo in essa?
Vieni Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli
e accendi in essi il fuoco del tuo amore.
La teologia dello Spirito Santo non è certo una novità nella tradizione della Chiesa, che ha sempre avuto la consapevolezza di essere nata nel giorno di Pentecoste. Gli scritti del Nuovo Testamento sono ricchissimi di riferimenti allo Spirito Santo e le controversie cristologiche dei primi secoli hanno portato la Chiesa a professare, insieme alla divinità di Gesù Cristo, anche quella dello Spirito Santo.
Ogni azione sarà valutata, ogni esistenza pesata,
ogni cuore vagliato. Nulla sfuggirà all'Onnipotente.
Gesù Risorto ed elevato al cielo ritornerà ancora sulla terra con grande potenza e gloria per giudicare i vivi e i morti. La seconda venuta di Cristo è uno dei temi affascinanti del Nuovo Testamento e caratterizza profondamente la spiritualità della Chiesa nascente, tutta protesa verso l’avvento del suo Signore.
«Adoro te devote, latens Deitas»
«Devoto io t'adoro, nascosta Deità»
Celebriamo la solennità del Corpus Domini, il Santissimo Corpo e Sangue di Gesù. È il mistero della sua presenza per sempre in mezzo a noi e della memoria Eucaristica. Come un santuario collocato sopra una ripida roccia, il Mistero Eucaristico attrae il nostro sguardo, ci seduce con la sua bellezza e, anche se rimane inaccessibile per noi, lo sentiamo come fonte e culmine della nostra vita e della nostra fede. La festa di oggi è un prezioso momento per riaffermare con le parole e con le opere la nostra fede in Gesù unico Salvatore, perché ha offerto la sua vita sulla croce e ci ha lasciato il segno più grande della sua presenza in mezzo a noi: l’Eucaristia, il Pane della Vita.
Parlare di un inno liturgico che ha avuto un successo popolare come «Adoro te devote» è facile e difficile allo stesso tempo. Facile in quanto si pensa che esso sia parte della tradizione cristiana, ma difficile in quanto proprio questa sua popolarità quasi lo sottrae ormai ai rigori dell’approccio storico, come se esso fosse ormai consegnato al popolo e alla sua fede nella SS. Eucaristia. Questo, come altri venerandi inni liturgici latini del passato, appartengono ai fedeli, che lo hanno cantato per secoli, lo hanno fatto proprio e quasi ricreato, non meno che all’autore che lo ha composto, spesso, del resto, rimasto anonimo. La tradizione attribuisce il canto a San Tommaso d’Aquino, ma questo non è certo. La tradizione lo attribuisce da sempre al grande santo, anche se manca l’evidenza storica di questo fatto.