Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria 2023
«Mater mea, fuducia mea!».
Onoriamo oggi il Cuore immacolato di Maria Santissima e lasciamo che la pia e candida espressione «Mater mea, fiducia mea» circondi, come una aureola di umili raggi, la dolce effige, mentre ciascuno che la guardi, ciascuno che la veneri pensa in cuor suo come appropriarsi il significato, il valore, il conforto delle affettuose e ardite parole. Sembra che in esse si risolvano praticamente tante questioni di dottrina mariana; sembra che in esse trovino radice di sincerità e di efficacia tante fronde esuberanti e tanti fiori raffinati della devozione alla Vergine; e sembra infine che quelle poche sillabe contengano un segreto del cuore, per ognuno tutto intimo e particolare.
«Mater mea, fiducia mea»: esse esigono di essere fissate al posto giusto nel quadro della devozione alla Madonna Santissima, e in quello più grande della spiritualità e della vita religiosa, che sono proprie della formazione cristiana in genere, e dell’educazione ecclesiastica in ispecie. Ed è facile il farlo. Pensiamo che sia esercizio sempre ripetuto e sempre edificante per le vostre anime quello di collocare la figura della Madonna, che il piccolo quadro offre nei lineamenti più semplici e più popolari, nel grande disegno teologico che la riguarda. Non dobbiamo mai dimenticare chi è Maria all’occhio di Dio, «termine fisso d’eterno consiglio»; non indarno la liturgia e la speculazione teologica sovrappongono il delicato profilo di Maria al maestro e misterioso disegno dell’eterna Sapienza. Non dobbiamo mai dimenticare chi è Maria nella storia della salvezza: la Madre di Cristo e perciò la Madre di Dio e, per mirabili rapporti spirituali, la Madre dei credenti e dei redenti, la «ianua cieli» «porta del cielo». La visione panoramica della teologia accentrata nell’umile «ancilla Domini» «serva del Signore» non deve mai scomparire dal nostro sguardo spirituale, se vogliamo comprendere qualche cosa di vero, di autentico, di inebriante della creatura privilegiata su cui si apre e si adagia la trascendenza divina e prende realtà umana il Verbo di Dio.
Pensiamo poi che sia altrettanto facile e doveroso dare alla devozione alla Madonna la sua genuina espressione culturale: prima ancora d’invocarla dobbiamo onorarla, la Madonna Santissima. La nostra pietà, alunna fedele della tradizione, deve conservare la sua piena espressione oggettiva del culto e dell’imitazione, prima di assumere quella soggettiva dell’implorazione a proprio conforto e vantaggio. Non dobbiamo privare la nostra devozione a Maria di questa prima e, diremmo, disinteressata intenzione di celebrare in Lei i misteri del Signore, di venerare le sue grandezze ed i suoi privilegi, di cantare la sua bellezza, di ammirare la sua bontà, di studiare le sue virtù ed i suoi esempi. Lo sviluppo moderno della pietà mariana deve per noi seguire questa traccia, che la tradizione più antica e autorevole della Chiesa propone alla spiritualità del popolo cristiano.
E così onorando Maria si arriva a scoprire la sua superlativa funzione nell’economia della salvezza, quella d’intercessione specialmente: ed ecco che, auspice principale San Bernardo e, dopo di lui, innumerevoli cultori della pietà mariana, veniamo a scoprire un rapporto personale fra la Madonna e le nostre singole anime; un rapporto che ciascuna anima può mettere in salutare efficienza e che diventa altrettanto tributo d’onore e d’amore a Maria, quanto fonte di grazie d’ogni genere per l’anima, quando è bene compreso e bene coltivato. Ed è quello, pare a Noi, che questo titolo della Madonna , Madre e fiducia, per chi osa felicemente chiamarla «mia Madre, mia fiducia», vuole particolarmente ravvivare.
Vogliamo credere che questa confidenza filiale e personale con Maria, questo breve e caloroso e sempre rinascente dialogo con la Madonna, questo modo di introdurre il suo ricordo, il suo pensiero, la sua immagine, il suo sguardo profondo e materno nella cella della religione personale, della pietà intima e segreta dello Spirito, vi sia abituale. E beati voi. Perché, come pur sapete, la devozione a Maria Santissima, portata a questo grado di interiorità, possiede meravigliose virtù: quella certamente di ottenere la protezione della Madonna, la profusione della sue grazie e della sua assistenza; e poi quella d’una fedeltà ferma e facile ad ogni dovere che porti il sigillo della volontà di Dio e dell’imitazione di Cristo. È perciò questa una devozione d’utilità pedagogica straordinaria: per la singolare fermezza, con cui sostiene la volontà nella scelta del meglio, nella costanza dell’impegno, nella capacità del sacrificio; e nello stesso tempo nella freschezza sentimentale, non più pericolosa ed ambigua, con cui riempie di energie interiori, di «frutti dello spirito» l’anima devota. La devozione diventa fortezza e poesia.
Ma non deve mancare la vivacità spirituale, che è propria della grazia e che non solo è concessa, ma coltivata nel cuore di chi fa del mondo della grazia suo supremo e unico interesse. Ne farete la dolce esperienza, figli carissimi, se appunto darete alla vostra vocazione tutto il vostro cuore, e se al bisogno, per ciò stesso cresciuto ed acuito, di qualche sublime tenerezza, di qualche totale abbandono, di qualche indulgente perdono, di qualche invincibile speranza, darete non scarso, non vano sostegno con l’intima, affettuosa, filiale devozione sacerdotale a Maria Santissima: «Mater mea, fiducia mea».
Sia lodato Gesù Cristo.
Papa Paolo VI.
Pontificio Seminario Maggiore, Sabato, 8 febbraio 1964.