«La meta sei Tu, mio Dio».
Testamento Spirituale di don Egidio Baietta.
Vorrei che nell’oggi della storia, del quale non possiamo spostare indietro le lancette dell’orologio del tempo, ci fermassimo ancora davanti alla realtà della morte ravvivando in noi il dolore per i nostri Defunti, per le persone che ci sono state vicine, ci hanno fatto del bene. Preghiamo oggi nel nostro cuore per chi ha impiantato la fede nella nostra Chiesa di Verona: penso specialmente ai Vescovi, Sacerdoti, Diaconi che nel tempo hanno trasmesso il testimone della fede in questa nostra Chiesa diocesana ma penso anche alle religiose defunte e a tutte le persone che in qualche modo ci hanno donato la fede. I Pastori, che ricordiamo al Signore e che affidiamo ancora una volta alla Misericordia di Dio, pur con le loro fragilità, hanno speso la vita per trasmettere lungo i 2000 anni di storia della Chiesa, la verità. Noi siamo loro grati e li presentiamo al Signore che li ama con fedeltà.
«Signore, non ho proprio nessuno...
Ricordati di me, tu mi puoi aiutare!».
Ora che la campagna è spoglia, che i cieli si fanno grigi, per le nebbie che le foglie cadono, la Santa Chiesa con un fine intuito educativo ci richiama al pensiero della morte, al pensiero dei nostri cari morti. La nostra vita sulla terra è rapida come una stagione, poi vengono le nebbie della vecchiezza, il vento autunnale e triste della fine e ci spoglia d'ogni terrestre illusione. «Debemur morti nos nostraque»; e noi e le nostre cose siamo destinati a morire. Quanti tra quelli stessi che conoscemmo ed amammo già sono morti. Compagni di scuola, compagni d'allegria, compagni d'armi, compagni di lavoro, sono già stati innanzi tempo presi dalla morte e condotti nell'eternità. Nella nostra stessa casa forse c'è più d'un vuoto: care persone sparite da anni , o solo da mesi, comunque sparite dalla nostra vista.
Oggi si aprono i cancelli e noi pellegriniamo in folla su quella terra che nasconde la loro salma. Portiamo fiori e lumi, ed è questo un atto molto gentile. Ma quei fiori e quei lumi sono uno sterile simbolo se non vi aggiungiamo preghiere, elemosine, suffragi d'opera buone.
L'essenziale: vita e morte.
«Vita mutatur, non tollitur».
Celebrare la festa dei Santi e l’Ottavario ed il mese dei morti in cimitero è vivere intensamente la nostra appartenenza al Corpo Mistico di Cristo. In questa festa, tutti i Santi, conosciuti e sconosciuti, ci insegnano come si fanno a superare le difficoltà, come si fa a purificare l’anima, come si fa ad ascendere trionfalmente verso Dio! Questa strada infiorata dai loro esempi, aperta a tutti, possibile a tutti con la Grazia del Signore, resta così chiara , ma se non guardiamo ai Santi la strada non si vede ! È una festa che ci ammonisce a non chiudere gli occhi! Siri, 1986.
«Te loda il coro glorioso degli Apostoli…
Te i Santi tutti e gli eletti con voce unanime celebrano».
ll pensiero di onorare i Santi tutti insieme in un’unica festa risale al IV secolo e ci viene dall’Oriente; allora la festa si celebrava solo in onore dei Santi Martiri nella prima domenica dopo Pentecoste, data che si conserva anche oggi presso i Greci. In Siria si celebrava la festa il venerdì dopo Pasqua – nel Messale Romano si trova ancora la stazione di «Santa Maria ad Martyres» nel venerdì dopo Pasqua.