Tutti i Santi 2021
«Te loda il coro glorioso degli Apostoli…
Te i Santi tutti e gli eletti con voce unanime celebrano».
ll pensiero di onorare i Santi tutti insieme in un’unica festa risale al IV secolo e ci viene dall’Oriente; allora la festa si celebrava solo in onore dei Santi Martiri nella prima domenica dopo Pentecoste, data che si conserva anche oggi presso i Greci. In Siria si celebrava la festa il venerdì dopo Pasqua – nel Messale Romano si trova ancora la stazione di «Santa Maria ad Martyres» nel venerdì dopo Pasqua.
A Roma il papa Bonifacio IV fece trasformare in chiesa il Pantheon, che gli era stato donato dall’imperatore. Questo edificio fu costruito da Agrippa 27 anni prima di Cristo, in onore di Augusto e dedicato a tutti gli dei. In questa chiesa il Papa fece trasportare una grande quantità di sante reliquie … si parla di 28 carri! E la consacrò alla Madre di Dio e a tutti i Santi Martiri, il 13 agosto 610. La festa dei Martiri fu perciò fissata al 13 maggio, nel tempo pasquale, dopo la Risurrezione del Signore. Gregorio IV trasportò la festa al 1° novembre, per le difficoltà create dal concorso numerosissimo di pellegrini che affluivano a Roma in primavera. La festa estesa verso la fine del secolo a tutti i Santi, trovò così il posto adatto per rappresentarci il compimento glorioso del Regno di Cristo e la seconda venuta del Signore.
La nostra riflessione di oggi ricalcherà le parole del Divino Ufficio, cioè la Liturgia delle Ore e la Santa Messa di questa Solennità di Tutti i Santi. I Primi Vespri già ci introducono in esso: Giovanni, il veggente di Pathmos, ci guida fino al cielo per assistere ad un celeste Ufficio Divino davanti al trono di Dio e dell’Agnello: «Vidi una schiera numerosa che nessuno poteva contare, di tutti i popoli davanti al trono» e «Tutti gli Angeli stavano intorno al trono e si prostravano sulla loro faccia e adoravano Dio».
Ascoltiamo il canto degli eletti: «Ci hai riscattati, o Dio, nel tuo sangue, da ogni razza, e lingua, popolo e nazione; Tu ci fatti re per il nostro Dio». Così dicono le Antifone. Fra l’una e l’altra cantiamo i Salmi dei Vespri. L’Inno esalta i singoli gruppi di Santi, a capo dei quali sta la Madre di Dio: gli Angeli, gli Apostoli, i Martiri nelle stole di porpora, i Confessori, le Vergini. Nell’Antifona al Magnificat ci assicuriamo l’intercessione di tutti i Santi. Il mattutino, che recitiamo nella notte, ha molta analogia con il Comune dei Martiri: ciò si spiega per il fatto che la nostra festa era all’inizio festa di tutti i Martiri. L’invitatorio del Mattutino ci dice chiaramente che la Chiesa mette Cristo al centro della festa di tutti i Santi: «Il Signore Re dei re, venite adoriamolo. Perché Egli stesso è la corona di tutti i Santi». Le letture del primo Notturno sono prese dal libro dell’Apocalisse e ci mostrano di nuovo i Santi su nel cielo; quelle del secondo Notturno ci riportano un discorso di San Beda: «O Madre Chiesa veramente beata, irradiata dall’onore della divina bontà, adorna del glorioso sangue dei Martiri, ammantata dal luminoso candore di una inviolabile verginità! Alla sua corona non mancano né rose, né gigli. Ognuno di voi, carissimi, si sforzi di raggiungere questa gloria e questi onori e cerchi di conquistare le due corone; quella bianca della verginità, quella rossa del martirio. Nella milizia del cielo, tanto il riposo quanto la lotta, hanno le proprie corone di vittoria per premiare i soldati di Cristo. La bontà infinita e indicibile di Dio ha disposto che non durino a lungo il dolore e la lotta, ma siano brevi, quasi di un momento; che il combattimento e il lavoro sian per questa vita brevi e transitori, mentre nell’altra, che è eterna, ci attendono il premio e la corona. Dio ha voluto che le fatiche avessero presto fine, ma che il merito durasse in eterno; che i Santi, dopo le tenebre di questa vita, gioissero in eterno della luce più splendida, in una felicità che sorpassa ogni amarezza di quaggiù, come già attestava San Paolo: “Le sofferenze di questo tempo sono nulla al confronto della gloria futura che sarà a noi manifestata”». Nel terzo notturno Sant’Agostino ci spiega le otto Beatitudini. Nella preghiera dell’aurora, Lodi, Giovanni ci guida di nuovo al cielo e noi cantiamo l’Antifona al Benedictus, canto di lode di tutti i Santi: «Te loda il coro glorioso degli Apostoli… Te i Santi tutti e gli eletti con voce unanime celebrano…».
Giungiamo così alle preghiere della Santa Messa di questa Solennità. All’Introito siamo invitati ad una lieta festa di famiglia. È gioia sulla terra, è gioia nel cielo. Nell’orazione iniziale, con intima e materna compiacenza, la Chiesa militante, cioè la Chiesa di quaggiù guarda al glorioso coro della Chiesa trionfante, la Chiesa del Paradiso e si assicura l’intercessione dei suoi membri. Nell’Epistola San Giovanni ci permette di gettare uno sguardo nel cielo. Vediamo le schiere dei Santi riunite intorno al trono di Dio e cantare i loro sacri inni. Una parte dei Santi, numerosa, ma che può essere contata, viene dal giudaismo… mentre una folla immensa, incalcolabile, viene dalle nazioni pagane. Tutti sono stati purificati nel Sangue dell’Agnello e portano in mano la palma del trionfo. Il Graduale e il canto dell’Alleluia ci riportano sulla terra e ci additano la via del cielo: servire Dio e portare la croce. Le otto Beatitudini ci indicano la via della santità, la grande via regale di Cristo, la scala d’oro dell’eterna felicità. La vita dei Santi è la realizzazione delle Beatitudini: «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio; beati coloro che donano la pace perché saranno chiamati figli di Dio; beati coloro che saranno perseguitati per la giustizia, perché di loro è il Regno dei cieli».
Il pensiero centrale della Santa Messa è dunque questo: i Santi in cielo e i Santi sulla terra.
E arriviamo al tramonto di questa Solennità. Ai secondi Vespri, quasi facendo eco alla festa, noi esclamiamo pieni di ammirazione: «O quanto glorioso è il Regno in cui con Cristo godono tutti i Santi e, vestiti di bianche vesti, seguono l’Agnello dovunque vada!».
Il Paradiso è quella patria beata… là ci sono i Santi e anche i nostri fratelli Defunti. Ma il cielo non è un posto disperso tra le stelle e i pianeti: il cielo è Dio! Dovunque stiamo, dovunque ci spostiamo c'è Dio, c’è il cielo, ci sono i Santi e i Defunti. Con loro non siamo mai soli.
Quando invochiamo per nome i Santi e i Defunti, sentiamo che loro ci sono e che potrebbero rispondere: «Presente! Sono qui». Apriamo allora il cuore alla preghiera. I Santi sono qui… insieme ai nostri cari che portiamo nel cuore.
Sia lodato Gesù Cristo.