Commemorazione dei Defunti 2021
L'essenziale: vita e morte.
«Vita mutatur, non tollitur».
Celebrare la festa dei Santi e l’Ottavario ed il mese dei morti in cimitero è vivere intensamente la nostra appartenenza al Corpo Mistico di Cristo. In questa festa, tutti i Santi, conosciuti e sconosciuti, ci insegnano come si fanno a superare le difficoltà, come si fa a purificare l’anima, come si fa ad ascendere trionfalmente verso Dio! Questa strada infiorata dai loro esempi, aperta a tutti, possibile a tutti con la Grazia del Signore, resta così chiara , ma se non guardiamo ai Santi la strada non si vede ! È una festa che ci ammonisce a non chiudere gli occhi! Siri, 1986.
Dopo lo splendore della visione della Gerusalemme celeste, città di Dio, ecco che la divina liturgia sposta la nostra contemplazione ai defunti ed alla loro dimora consacrata: il Cimitero!
Il cimitero sempre, ma specialmente in questi giorni di preghiere, è il luogo dove si realizza quanto abbiamo imparato dal Catechismo di San Pio X; noi vivi, che siamo la Chiesa militante, preghiamo per le anime sante della Chiesa purgante e, tutti uniti dalla carità, abbracciamo la Chiesa trionfante del Paradiso.
In questo abbraccio tra cielo e terra si realizza la comunione dei santi! Questo abbraccio, sul Cimi-tero in questo Ottavario dei morti, si percepisce, oserei dire, fisicamente: le solenni celebrazioni, il grande concorso di popolo. I lumi ed i fiori ci fanno ripetere le parole del prefazio della messa dei morti: VITA MUTATUR, NON TOLLITUR!
La vita non è tolta ma trasformata!
I santi ricevono le nostre preghiere, i morti ricevono i nostri suffragi e tutti ci ricambiano con la loro intercessione per noi presso Dio! Catechismo s, Pio X, 123. Una sola carità unisce i beati a Dio, tra loro, con le anime purganti e a noi. Perciò la Chiesa trionfante, la Chiesa purgante e la Chiesa militante sono come tre anelli della stessa catena, tre parti dello stesso Corpo Mistico di Cristo, tre rami dello stesso albero, unite e strette dalla carità.
La Divina misericordia permette ai vivi di aiutare i morti, anzitutto con il Santo Sacrificio della Messa, i Sacramenti, le buone opere, la penitenza.
Tutti i defunti desiderano che noi impariamo la lezione della vita e della morte: perché essi vedono la Verità!
Non sono come noi che non vediamo la Verità per la foschia delle cose umane e per le nostre debo-lezze. Vedono la verità e, dalle tombe, ci chiedono di approfittarne in tempo! I vivi siamo noi!
Sul Cimitero c’è veramente la giustizia, qui c’è veramente la verità, qui non c’è posto per le ipocrisie: qui tutto è ridotto all’essenziale, e richiama solo l’essenziale: VITA E MORTE, i due soli termini che dovremmo considerare ogni giorno per tenere a freno, per vincere quello che di male insorge in noi e non essere condizionati mai dai peccati e dai difetti altrui.
Ci sono i difetti, ma il torto è nostro se ce ne lasciamo condizionare!
In un cimitero il discorso dei morti non può mai separarsi dal discorso ai vivi!
Dio doni ai morti la pace e Dio voglia che molte ossa che riposano in questo cimitero siano veramente reliquie di Santi!!! Siri, Genova, 1972.
Vorrei concludere con una nota di arte, ma anche di grande fede.
All’ingresso di questo Cimitero Monumentale, sopra la sommità del Pantheon di ingresso, dominano tre statue che rappresentano l’Angelo della Resurrezione con la tromba, la Storia e la Giustizia. Nell’arcata sottostante due donne velate e piangenti siedono ai lati di un vaso coperto da un drappo funebre, immagine della somma di dolori che il Cimitero racchiude. Ai lati della scalinata d’accesso ci sono due leoni in tufo, uno dormiente, simbolo della morte, e uno sveglio a simboleggiare la risurrezione.
Richiamandoci a queste sculture, mi piace concludere queste riflessioni con le parole finali della orazione che, nella antica Liturgia, concludevano il rito solenne per la benedizione di un nuovo Cimitero:
«O Dio, che per la tu grande bontà,
hai dato il perdono dei peccati q uelli che confidano in Te,
dà anche abbondantemente in gaudio eterno
ai corpi di coloro che riposano in questo cimitero
e che attendono la tromba del primo Arcangelo».
Sia lodato Gesù Cristo.