Dies irae, Dies illa
Sequenza
Dies Irae, dies illa
Tuba, mirum spargens sonum
Lacrimosa dies illa, Huic ergo parce, Deus: |
Giorno dell’ira sarà quel giorno Quanto terrore verrà La tromba, diffondendo …. Quel giorno sarà un giorno di lacrime, Perdonalo, o Dio: |
Stavano cantando e non riuscivo a capire cosa fosse: «Dies iræ, dies illa, solvet sæculum in favilla, teste David cum Sibylla». Dopo aver finito la prima strofa, l’hanno ripetuta. Il canto voleva evocare un’atmosfera potente. Il gregoriano è straordinario perché esprime emozioni, fa vibrare le corde del cuore, esprime gioia e dolore in un modo al tempo stesso autentico, dignitoso e sobrio. Altrettanto impressionante, per quanto riguarda i canti per i defunti, è il loro tono fortemente insistente, particolarmente evidente nel «Dies irae». Non c’è bisogno di parlare a lungo della disperazione, ma c’è bisogno di dedicare il tempo ad implorare la misericordia di Dio, perché Dio si compiace di concederla in seguito alla nostra insistenza, se insistiamo con una fiducia che non cada nella presunzione. La bellezza e la potenza di questo canto è attestata dalla sorprendente influenza che esso ha avuto sulla musica occidentale: se ne trovano molti riferimenti nella musica classica. Ciò che ha affascinato generazioni di uomini è che il canto gregoriano prende sul serio la morte, e in questo modo accompagna coloro che soffrono nel loro dolore e accompagna chi deve affrontare il Giudizio.
Il «Dies irae» è una sequenza in lingua latina, molto famosa, attribuita a Tommaso da Celano. Sono in molti a ritenerla una composizione poetica medievale tra le più riuscite. Descrive il giorno del giudizio, l'ultima tromba che raccoglie le anime davanti al trono di Dio, dove i buoni saranno salvati e i cattivi condannati al fuoco eterno. Il «Dies irae» è una delle parti più note del «Requiem» e quindi del rito per la messa esequiale previsto dalla Messa Tridentina. Il «Dies irae» presenta il pensiero e le meditazione del Giudizio universale, il secondo dei quattro novissimi, le realtà ultime: Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso. Una meditazione quanto mai appropriata per i vivi che partecipano ad una commemorazione dei defunti. Il «Dies irae», che ispirò capolavori altissimi come quelli di Haydn, Mozart e Verdi, cadde purtroppo sotto la scure della riforma postconciliare. Nel rito moderno non si trova più il testo di questa sequenza. Nulla in realtà vieta di cantare questa sequenza ai funerali o il giorno della Commemorazione dei Defunti, per tenere un certo clima di raccoglimento e di preghiera: «Pie Iesu Domine dona eis requiem».
Per pregare la Sequenza dei Defunti in forma completa:
https://www.gregorianum.org/wiki/Dies_irae_(Messa_per_i_defunti)