Preghiera e Liturgia

Il Tabernacolo 1

AltareTabernacoloIl Tabernacolo e la sua storia nei secoli
e nella vita della Chiesa.


Il Concilio Vaticano II offre il criterio previo ad ogni intervento di riforma nella Liturgia quando afferma: «Per conservare la sana tradizione e aprire nondimeno la via ad un legittimo progresso, la revisione delle singole parti della Liturgia deve essere sempre preceduta da un’accurata investigazione teologica, storica e pastorale» SC 23. Anche riguardo al tabernacolo per la custodia della SS. Eucaristia è necessario percorrere questa triplice indagine per impostare su solide basi il significato e la funzione di questo importante luogo liturgico.
La conservazione, l’adorazione e la comunione alla SS. Eucaristia al di fuori della celebrazione del Sacrificio sono sempre state presenti nella prassi liturgica della Chiesa. Questa affermazione oggi potrebbe suscitare una immediata perplessità e reazione.

Bisogna allora intendersi bene ed argomentare con precisione. Certamente la custodia pubblica e solenne, come i riti del culto eucaristico (esposizione, benedizione, processioni…) sono maturati nei secoli ed hanno uno sviluppo storico ben definito. Tuttavia il fatto che l’Eucarestia sia sempre stata conservata, intimamente adorata e frequentemente assunta anche fuori della celebrazione è inconfutabile. Conservazione, adorazione e comunione fuori della Messa, sono, quindi, elementi originali, insiti nelle radici stesse della liturgia e rilevabili nell’esperienza cultuale della Chiesa fino dalle sue prime manifestazioni. La SS. Eucaristia, infatti, veniva consegnata ai diaconi per gli assenti e i fedeli stessi, laici ed eremiti, la portavano con sé nelle loro dimore per cibarsene frequentemente.

La custodia eucaristica nasce così nelle case dei cristiani per conservare il Sacramento. È evidente che quella cura con la quale conservavano e ricevevano il Pane santo non poteva essere altro che quell’adorazione intima e profonda che già san Paolo esigeva: «Ciascuno esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» 1Cor 11,28-29 e che s. Agostino ribadiva:  «Nessuno si ciba di questo pane senza prima averlo adorato». Ed ecco che i tre aspetti riserva, adorazione e comunione sono inscindibili in quanto l’uno è finalizzato agli altri: il sacramento è conservato perché con spirito adorante si possa assumere anche ogni giorno. In analogia con le case anche le chiese dovevano avevano un luogo di conservazione dell’Eucaristia, destinato ad avere maggior necessità nella misura in cui veniva a scomparire l’uso domestico. Il luogo veniva chiamato «Pastoforio» (Oriente) o «Sacrarium» (Occidente) RIGHETTI, Storia liturgica, Ancora edizione anastatica, 1998, vol. I, p. 546, un locale presso l’altare. Conservare, adorare e comunicare alla SS. Eucaristia fuori della Messa, quindi, non sono sintomi di un cambiamento intervenuto successivamente, ma, nella loro sostanza, sono aspetti connessi alla forma prima della celebrazione dei santi Misteri.

Nel secondo millennio il SS. Sacramento tende ad uscire dal segreto ed entrare piano piano nelle chiese in modo pubblico e sempre più solenne. Ne sono testimonianza la piccola pisside, detta «Propitiatorium», posta sulla mensa dell’altare o la Colomba eucaristica pendente sopra l’altare. È interessante osservare che, appena il Sacramento esce dal secretum, subito individua l’altare come sua dimora, lì dove era nato. Ben presto lo sviluppo crescente del culto eucaristico portò a forme monumentali, come le edicole eucaristiche, che dovettero lasciare l’altare per creare un loro spazio architettonico. Tuttavia il sacramento non rientrò più nel segreto del sacrario, ma iniziò la sua ascesa trionfale, confortata dallo sviluppo del dogma e della spiritualità eucaristica.
 
In seguito al Concilio di Trento il tabernacolo, già monumentale, non teme di salire sull’altare stesso, quale suo luogo proprio: il tabernacolo, infatti, contiene in sostanza vivo e vero quello stesso Mistero che sull’altare si celebra. Se questa fu la norma più diffusa e raccomandata, tuttavia, la Chiesa, almeno nella liturgia pontificale, non volle lasciare l’antico costume, che distingueva l’altare dalla riserva eucaristica. Al contempo si doveva accettare il cammino del dogma e le forme nuove del culto eucaristico, che imponevano ormai una custodia pubblica, visibile e solenne della SS. Eucaristia. In tal modo, nelle cattedrali e nelle collegiate, si eresse la cappella del SS. Sacramento che, pur distinta dalla navata ne era collegata e con la sua preziosità e sacralità veniva ad essere il «Sancta sanctorum» della chiesa stessa.

Sia lodato Gesù Cristo.

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