2Avvento 2017

2Avvento 2013bis
"Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio".
 
Il brano che la liturgia di questa seconda Domenica di Avvento ci propone è l’inizio del Vangelo secondo Marco. L’azione di Dio si fa storia. Ha un inizio preciso e si svolge fino al suo compimento. Inizio del Vangelo di Gesù Cristo. Così, d’impeto, scrive il giovane Marco alla comunità di Roma. La prima frase del Vangelo già rivela la fine del film. Il suo incipit è asciutto e fulminante, quasi come un pugno nello stomaco, e afferma qualcosa di inaudito. Quel Gesù di Nazareth, il figlio del falegname, il giovane galileo viandante, il profeta improvvisato...
2Avvento 2013bisInizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio".

 

Il brano che la liturgia di questa seconda Domenica di Avvento ci propone è l’inizio del Vangelo secondo Marco. L’azione di Dio si fa storia. Ha un inizio preciso e si svolge fino al suo compimento. Inizio del Vangelo di Gesù Cristo. Così, d’impeto, scrive il giovane Marco alla comunità di Roma. La prima frase del Vangelo già rivela la fine del film. Il suo incipit è asciutto e fulminante, quasi come un pugno nello stomaco, e afferma qualcosa di inaudito. Quel Gesù di Nazareth, il figlio del falegname, il giovane galileo viandante, il profeta improvvisato...quel tale giudicato pazzo e indemoniato dai censori religiosi del tempo, quel creativo uomo di Dio considerato un pericolo per l’ordine pubblico, quel tale che frequenta con scandalo pubblici peccatori, quello lì, così poco rispettoso dell’autorità e dei precetti, proprio lui, è il Cristo. Il Messia. L’Atteso. Colui che può salvarci dall’abisso di abitudine in cui siamo sprofondati… Sì, è lui!
Il bello è che lo sappiamo. Sappiamo che è così. Sappiamo che il Natale che ci prepariamo a vivere è l’inaudito che si ripete, l’invito all’accoglienza di un Dio che chiede ancora di nascere nella nostra quotidianità. Sappiamo chi è lui, cosa ha detto, cosa ha fatto, chi è. Sappiamo cosa fare per vivere, cos’è la storia, cos’è la nostra storia. Sappiamo. Però poco cambia…quasi rassegnati alla vita. Ma Marco insiste. L’annuncio si ripete. Il cammino si dipana e si approfondisce, come una spirale che torna sempre sullo stesso punto ma più in alto o più in dentro, se volete. E scrive. Inizio del Vangelo. È una nuova Genesi, una nuova Creazione, un nuovo inizio. Non un trattato di teologia, ma un racconto. Marco lo ha intitolato vangelo, cioè buona notizia come erano chiamati i racconti delle gesta degli imperatori a partire da Cesare Ottaviano Augusto, il figlio di Giulio Cesare, il primo a pacificare l’intero Impero Romano. È una buona notizia: quel Gesù è il Cristo. Qui, adesso, oggi.
Niente scuse allora. Svegliamoci. Svegliati. Smettila di stare seduto a lamentarti. Smettila di pensare che la tua fede è già arrivata al traguardo. Smettila di abituarti, di rassegnarti, di preoccuparti. E lavora. Come raccomanda Isaia ai deportati in Babilonia. Lui, un profeta nato in esilio, che non ha mai visto Gerusalemme. Lui che osa sognare in un posto di schiavi rassegnati, come quello in cui ci è dato di vivere. Lui che invita tutti a rimboccarsi le maniche. A spianare i colli di pensiero e di parole. A colmare i crateri delle nostre insicurezze, delle nostre paure. E lo fa consolando. Una consolazione che non è compatimento, pena, ma forza irruente, energia, scuotimento. Come raccomanda Giovanni Battista. È figlio di un sacerdote ma fa il profeta. Ha frequentato Gerusalemme, si è rifugiato nel deserto e propone la conversione. Fa scendere la gente attraverso il deserto di Giuda fino al Giordano, in un nuovo Esodo. Non propone le abluzioni rituali ma un vero battesimo di immersione. Un simbolo di un cambiamento di vita radicale. Giovanni il Battista non fa sconti: se vuoi un nuovo inizio, se vuoi buone notizie devi prepararti a qualcosa di più forte. Specialmente se sei già credente. Devi osare, devi rischiare.
L’unico modo che abbiamo per fare di questo Natale una qualche rinascita è convertirci. E ascoltare i profeti che ci invitano a preparare le strade. Dio viene quando meno ce lo aspettiamo. Viene come noi non ce lo immaginiamo. E non sappiamo dove e come. Ma viene! Se ci trova… Giovanni, insieme con la Vergine Maria è il protagonista di questo Avvento. Un grande, il più grande. Potrebbe essere scambiato per il Messia, tanti pensano che lo sia. Potrebbe essere scambiato per Dio. Ma sa che non è lui la luce. Lo ha scoperto, lo ha capito, lo ha accettato trovando il suo posto nel grande disegno di Dio. Pensa di avere capito tutto…ma dovrà ancora fare molta strada su percorsi che non si immagina. Il suo messaggio è chiaro: non è degno di slacciare i sandali di chi viene. Grida, Giovanni. E la folla accorre. Anche se ha il tempio e i riti e i sacerdoti. Ma la folla ha bisogno di una Parola che sferza e nutre, scuote ed incoraggia, converte e mette in crisi.
Gridano i profeti, ancora oggi, e ci invitano a stare desti, a svegliarci. Ancora viene Dio. Non si stanca di noi. Il Vangelo scritto è solo la memoria degli inizi. La totalità del Vangelo non è ancora stata espressa in pieno. È ancora in azione e raggiunge ancora oggi molti cuori. È un lieto messaggio sempre in azione. Per il credente l’invito di Giovanni a preparare la via al Signore non può esser imposto da una legge. Nasce come esigenza di chi sa di attendere l’Amato con il suo dono prezioso: l’essenza stessa di Dio, lo Spirito Santo, l’Amore. Tutti abbiamo bisogno di ascoltarlo e riascoltarlo ancora. Nessuna età e nessuna generazione può farne a meno. Il Vangelo, mentre ci trasmette l'evento della salvezza, la inizia e la continua in ognuno di noi. C'è bisogno che questa notizia continui a risuonare nel mondo.

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