XXV del Tempo Ordinario 18 Settembre 2016

XXV DomTO C 2016Abbiamo nel cuore l’immagine di Carlo Azeglio Ciampi, che ieri ha raggiunto la Casa del Padre: tutti lo definiscono un buon Presidente, garante della Costituzione Italiana, grande italiano amante del nostro Paese e uomo di fede cristiana. Anche noi siamo in cammino e ci interroghiamo su come essere uomini e discepoli di Gesù un po' migliori.

Gesù ci invita ad essere "scaltri" e forse proprio questa scaltrezza è l'atteggiamento che manca alle nostre comunità cristiane, caratterizzate da un modo di vivere la fede che è debole... senza quasi sollevarsi attraverso l'audacia della conversione, la forte decisione del dialogo, la pazienza della riflessione ed il coraggio di scelte "rivoluzionarie” nella vita di tutti i giorni. Scaltrezza sì, ma per il Regno! Come dice bene Gesù: “Chi è fedele in cose piccole, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose piccole, è disonesto anche in cose importanti”. La nostra vita è una somma di piccole cose.

Le letture di oggi non sono per niente facili da spiegare, ma se sappiamo entrare in profondità, hanno molto da dire su come rendere la fede vera guida delle nostre scelte. Nella prima lettura abbiamo sentito le parole che Dio rivolge al popolo mediante il suo profeta. Amos è duro nell’attaccare chi fa dell’economia materiale il valore supremo e rischia di calpestare i poveri in nome del profitto. Amos è un profeta vissuto durante il regno di Geroboamo in una terra a nord della Palestina, in un periodo della storia di Israele attraversato da profonde trasformazioni sociali ed economiche: vi erano insopportabili ingiustizie nei confronti delle classi più povere. Amos scuote la coscienza dei ricchi, ricorda loro che, mentre sfruttano i poveri, non fanno altro che mettere a rischio il rapporto tra il Signore e il suo popolo. Per questo denuncia una pratica religiosa più preoccupata delle formalità dei riti che della genuinità della fede, ad una religione connivente con il potere. Ma Dio lo si trova facendo la sua volontà in concreto, non riempiendosi la bocca col suo nome.

Poi, però, sentiamo Gesù, che in una parabola elogia un amministratore disonesto: come è possibile, dopo aver sentito le dure parole che un profeta di Dio ha pronunciato contro persone simili? Dobbiamo leggere bene per capire: Gesù non elogia il suo essere disonesto - questo era un dato di fatto, da condannare senza alcun appello - però lo loda, perché di fronte ad una situazione di bisogno ha saputo agire subito, con scaltrezza, rapidamente ed efficacemente. Questo amministratore disonesto ha capito che era ormai perduto agli occhi del suo padrone, quindi ha utilizzato quello che aveva, la “disonesta ricchezza”, per prepararsi una via d’uscita una volta che il suo padrone lo avrà licenziato… ha letto bene la realtà e si è preparato il futuro! Possiamo dire che è stato proprio furbo! Gesù, quindi non elogia il suo essere disonesto, ma sembra ricordare a chi gli è attorno: "Se mettessimo la stessa energia nel cercare le cose di Dio!". Eh sì, se mettessimo almeno la stessa intelligenza, lo stesso tempo, lo stesso entusiasmo anche per le cose di Dio!

Da dove iniziare, allora? Come essere “scaltri”, capaci, cioè, di comprendere cosa fare oggi per guadagnarci un futuro? Le parole di Gesù sono molto chiare: dobbiamo fare chiarezza sul nostro rapporto con la ricchezza e con il denaro. Gesù non è un moralista: sa bene che i soldi servono in questa vita, ma sa anche che è sempre forte il rischio di farli diventare nostro padrone…e penso che sia una tentazione che viviamo tutti… le ricchezze, benchè importanti, non devono essere il centro, il motore dei nostri pensieri, l’unico senso delle nostre azioni! Quante volte il desiderio di possedere ci allontana da Cristo? Quanto male facciamo solo per ottenere qualcosa in più? Allora bisogna gettare via ciò che abbiamo? Magari dopo averlo guadagnato con un duro lavoro? No, Gesù non chiede questo… però ci chiede di saper leggere la realtà, per vedervi, come ai tempi del profeta Amos, le ingiustizie che essa porta con sé. Io, discepolo di Gesù, posso vivere nella pace, ma c’è pace laddove non c’è giustizia? Da qui la necessità di vivere una concreta carità … che non significa solo dare denaro o cose materiali ai poveri - cosa che comunque già di per sé sarebbe più che valida - ma farlo con la consapevolezza che proprio quello è il miglior investimento, perché è l’unico modo per creare una vera giustizia che sia autentica possibilità per ogni uomo e donna di realizzarsi! Infatti il vero Signore dell’umanità è Cristo, non il denaro. Questo può darci tante cose, è vero… ma rischia di togliercene di più importanti! E ricordiamoci questa verità: tutto ciò che non ho donato andrà perduto! Meglio iniziare ad investire ora! Ecco, la sostanza è questa: se sono discepolo di Cristo so quanto valgo, so quanto valgono gli altri e vado all’essenziale nei miei rapporti, dall’onestà nello svolgere il mio lavoro, alla solidarietà, ad uno stile di vita retta e consona al Vangelo. Rischiamo talvolta di fare mali i nostri conti, di investire, tanto, troppo, su ciò che non porta alla pienezza, alla salvezza, alla gioia.

Fatti furbo, investi nell’unica azione che non si svaluta: la tua fede, la tua salvezza, la tua anima.

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