XI del Tempo Ordinario 12 Giugno 2016
Luca è l’evangelista cantore della misericordia di Dio e nella pagina di questa Domenica mostra una luminosa celebrazione del perdono offerto da Gesù a chi sa amare: «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato». È l’incontro di Gesù con la donna peccatrice nella casa di Simone il fariseo: la donna si pone ai piedi di Gesù e, nel pianto liberatorio, mette dinanzi a lui tutta la sua vita di miseria e di menzogna.
È una lezione per noi: lei consegna al Maestro la sua vita, compie un atto di culto vero, questa volta la consegna del suo corpo è totale e vera. Per questo le sono perdonati i suoi molti peccati. Tra Dio e la miseria umana non esiste abisso che la misericordia non possa colmare! Ecco un altro passo in avanti nell’anno del Giubileo della Misericordia.
Simone invita il Rabbì di Nazareth alla sua mensa. Era davvero incuriosito dalla predicazione di questo falegname del Nord che poi si è scoperto fosse un Profeta. Dopo i convenevoli tutti si erano distesi ai bordi della stuoia che fungeva da tavola, colma di ogni ben di Dio. Era normale, in occasione dei banchetti, lasciare le porte di casa aperte, i passanti potevano entrare e vedere l’ospitalità del padrone di casa. Ma quando Simone e gli altri invitati vedono entrare “quella”, di colpo tutti tacciono. L’imbarazzo cresce, la donna si avvicina a Gesù, si inginocchia e scoppia a piangere bagnandogli i piedi. Scioglie i capelli, e asciuga i piedi di Gesù. Se tante volte i Vangeli ci raccontano di incomprensioni, di mancanza di fede e di rifiuti da parte delle persone nei confronti di Gesù, notiamo anche gesti molto belli che raccontano di persone che si aprono al Signore come i più autentici miracoli. E se l'uomo ha, purtroppo, molta fantasia nel fare il male, è giusto vedere anche la sua inventiva nei modi di dimostrare il bene e l’amore. Questo vale anche per oggi. Talvolta siamo sfiduciati e scoraggiati per il male del mondo, forse anche impauriti. Ma i segni di bene non mancano, basta lasciarsi conquistare da essi. I fatti negativi fanno notizia, quelli positivi fanno la storia. Io ne sono convinto…per esperienza personale. In ogni modo il gesto della donna, se nasce spontaneo e coraggioso in lei, ha origine dalla misericordia di cui si sente avvolta. Gesù spiega il comportamento della peccatrice come una risposta di amore di chi si sente perdonato. Come il paragone dei due debitori: quello cui è condonato un debito molto più grosso si sente più grato di affetto verso chi gli ha fatto un tale dono. Ma quello che colpisce più di tutto nella gratitudine di questa donna è la sua spontaneità, il suo coraggio e la bellezza del gesto compiuto. Il Vangelo non ci dice se la donna aveva incontrato prima Gesù, se l'aveva ascoltato. Comunque ha letto nella vita di quell'uomo un Signore che non la giudica, non la condanna e non la rifiuta, come fanno gli uomini religiosi, i farisei. Ma è così buono nei suoi confronti da suscitarle questo gesto di amore autentico e puro: perché la misericordia, il credere nella recuperabilità anche nelle persone più perdute, il promuovere la dignità anche di chi l'ha perduta sono atteggiamenti che vincono anche i cuori più induriti. La «peccatrice» è stata talmente presa dalla misericordia di Gesù, da fare della sua vita certo sconveniente un gesto religiosamente sconveniente: credere nell'amore di Dio più che nella sua giustizia. Gesù poi spiega che non solo il perdono di Dio suscita l'amore nelle anime ferite, ma che l'amore autentico di chi è conquistato dal Signore, come quello della donna, suscita a sua volta la misericordia divina. Più si è perdonati più si ama, più si ama gratuitamente il Signore più si è perdonati per le ferite della nostra fragilità. Torniamo alla concretezza del gesto della donna: Simone il fariseo, vero osservante della Legge, non ha praticato l’accoglienza prescritta. Ascoltiamo i bellissimi versetti centrali del brano: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece ha cosparso i miei piedi di profumo». Gesù non potrebbe essere più provocatorio: tu, Simone, non hai adempiuto la Legge non accogliendo me, ospite, come si deve. Adempiere la Legge vuol dire amare Dio: con l’amore, fatto di lacrime che bagnano, di capelli che asciugano, di baci e di profumo versato. Gesti semplici umani e gratuiti, che dicono di una vita di peccato, ma aperta alla misericordia povera di perfezione ma ricca di fede. Non è possibile conoscere Dio attraverso la giustizia della Legge quanto lo si può conoscere attraverso il debito non pagabile di una vita perduta, ma riscattata dal perdono. "Se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano” 2lettura. L'affermazione paradossale di una morte vana di Gesù esprime bene la grande preoccupazione di Paolo, che attraversa la sua missione e i suoi scritti, e che oggi giunge fino a noi. Pensare che possa essere l'osservanza di una regola a renderci giusti, a "giustificarci", come dice Paolo, significa vanificare tutto quello che Gesù ha fatto e ha insegnato. Ma perché Paolo è così perentorio? Perché arriva ad usare parole così forti, così decise? Egli sa che qui il pericolo è reale, per i fratelli e le sorelle delle comunità che egli ha fondato attorno a tutto il Mediterraneo, ma lo stesso sarà per i credenti che in tutte le epoche diranno di ispirarsi a Gesù Cristo. Un rischio capace di rendere vana la morte di Gesù, addirittura! Il rischio è quello di pensare che la salvezza sia più opera nostra, e di ciò che noi facciamo, che di Gesù, unico Salvatore di ogni uomo! Questo è il primo motivo dell'insistenza di Paolo: il primato è di Gesù, e di quello che Lui ha fatto donandosi per noi, e non di ciò che noi facciamo, pur con intenzioni buone, ispirate dalla fede. Il cuore della salvezza sta in ciò che il Signore ha fatto per noi, e non in ciò che noi possiamo fare per lui. Paolo comprende bene che si rischia di intendere la via religiosa come un modo per fare qualcosa per Dio. Ma che cosa possiamo fare noi, per Dio? È Lui che fa ogni cosa per noi! Natan 1Lettura deve ricordare al re Davide tutto ciò che Dio ha fatto per lui. Il dono di Dio che innerva di sè tutte le vicende della vita, e che è un fiume dalle acque inesauribili, "e, se questo fosse troppo poco, io vi aggiungerei anche altro" dice Dio per mezzo del profeta! Quello che Dio fa è sempre di più, è sempre prima, è sempre sproporzionato, rispetto a ciò che possiamo fare noi. Certo, la vicenda di Davide ci ricorda che questo dono cerca una risposta. Ma la risposta, appunto, viene dopo, è la seconda battuta, non è la prima parola, è soltanto la seconda. Il rischio è quello di pensare che la salvezza venga da un dovere - quello che compiamo noi - più che da un Amore - quello che Gesù nutre per noi e che lo spinge a dare la sua vita per noi - . Ma la salvezza non può venire da un dovere, perché semmai i doveri sono l'espressione, la risposta, al fatto che noi nella vita abbiamo fatto un incontro, che è nata una relazione tra noi e Gesù, e che da quel momento è cambiata la nostra vita. Le lacrime di quella donna esprimono esteriormente un evento interiore, creano un vero legame tra interiorità ed esteriorità. E che cosa passa per quella relazione creata dall'amore, Gesù lo dice chiaramente: è il perdono! Che, ancora una volta, ha Gesù che prende l'iniziativa, perché l'amore di chi è perdonato viene dopo, è la risposta, è il frutto di quel perdono offerto prima. Gesù ci perdona, e quando noi ce ne accorgiamo impariamo ad amarlo, attraverso le nostre lacrime di pentimento. "Colui al quale si perdona poco, ama poco", dice Gesù: indicando bene l'ordine: prima il perdono, e poi la risposta di amore. Ricordarci quanto siamo stati perdonati, ci aiuta ad amare Gesù, e a seguirlo con tra la gioia del cuore. Ricevere il perdono e amare, lavare i piedi con le proprie lacrime è l'esercizio del vero credere, ben superiore alla Legge: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!». Tutti siamo perdonati e amati da Dio. Amati, perdonati, salvati…discepoli e cercatori di Dio. Tutti possiamo costruire la Chiesa, il sogno di Dio, comunità di persone che hanno sperimentato nella propria vita la tenerezza del Padre e, perciò, diventano capaci di perdono e di misericordia.