Ascensione 8 Maggio 2016
Il tempo di Pasqua sta andando verso la sua conclusione e lo fa con quattro Domeniche solenni, messe una dopo l’altra. Da oggi, per quattro settimane, ogni domenica avremo qualcosa di veramente grande da celebrare: oggi l'Ascensione di Gesù al cielo; domenica prossima la Pentecoste; poi la festa della Santissima Trinità; infine la solennità del Corpus Domini, il Corpo e il Sangue del Signore Gesù.
"Ascensione" è una parola che deriva dal latino e vuol dire "salita".
A volte si parla di ascensione alpinistica, o di ascensione al trono, o di ascensione degli aerei. Per noi l'Ascensione è la salita al cielo del nostro Maestro: "Gesù fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava" At 1,9-10.
L'Ascensione non è un episodio che si possa descrivere isolatamente, ma è una delle sfaccettature di quell'unico gioiello che è il mistero pasquale. Tra Pasqua e Pentecoste, è la festa dell'intervallo di tempo in cui Gesù Risorto scompare agli occhi dei suoi, iniziando con loro un altro tipo di rapporto, chiamati ad abbandonare la sponda familiare dei modi di presenza di prima, per la terra ancora sconosciuta in cui saranno invasi dallo Spirito del Risorto. Dopo la sua ultima apparizione, il Signore Gesù sembra lasciare i suoi, ma la sua presenza invisibile si intensifica, raggiungendo una profondità e un'estensione che non era possibile quando egli si trovava ancora sulla terra. Grazie allo Spirito, Gesù sarà sempre presente là dove ha insegnato agli apostoli a riconoscerlo: nella Parola, nei Sacramenti, nei fratelli e nella missione.
Non si tratta dunque di contemplare il cielo, ma di essere i testimoni del Risorto fra gli uomini. Mistero di Dio, l'Ascensione esprime anche il senso profondo di ogni separazione umana. Viene da pensare al finale del libro “Il Piccolo Principe”: "Anch'io, oggi, torno a casa… E quando ti sarai consolato, sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre mio amico… E se qualche volta aprirai la finestra, sarà come se ti avessi regalato, invece delle stelle, migliaia di campanellini che sanno ridere" - A. de Saint-Exupéry -. E a proposito dell'Ascensione di Gesù, commentando la frase conclusiva del Vangelo di Luca, J. Ratzinger dice: "Questa conclusione ci stupisce. Luca ci dice che i discepoli erano pieni di gioia dopo che il Signore si era allontanato da loro. In realtà i discepoli non si sentono abbandonati: non ritengono che Gesù si sia dileguato in un cielo inaccessibile. Sono certi di una sua presenza nuova: essi sanno che "la destra di Dio" alla quale Egli ora è "innalzato", implica un modo nuovo della sua presenza, che non si può più perdere, il modo, appunto, in cui solo Dio può essere vicino. L'Ascensione è la vicinanza permanente che i discepoli sperimentano in modo così forte da trarne una gioia che dura... Gesù parte benedicendo. Benedicendo se ne va e nella benedizione rimane. Le sue mani rimangono stese su questo mondo. Le mani benedicenti di Cristo sono come un tetto che ci protegge, sono un gesto di apertura che squarcia il mondo affinché il cielo penetri in esso e possa diventarvi una presenza. Nella fede sappiamo che Gesù, benedicendo, tiene le sue mani stese su di noi: è questa la ragione permanente della gioia cristiana". Una immagine significativa: qual’è la grande ed importante differenza fra il Gesù che scende sulla terra nel Natale e il Gesù che sale al cielo nell’Ascensione? Quando scende è il Figlio di Dio che viene sulla terra, che rende Dio vicino a noi – l’Emmanuele, il Dio con noi -. Ma quando sale al cielo che cosa ha di diverso, che cosa ha in più rispetto a quando ne è disceso? Il suo essere uomo, l’aver sperimentato fino in fondo la nostra umanità. Quindi Gesù sale al cielo come Figlio di Dio che ritorna nel grande mistero della SS. Trinità… ma in Lui c’è anche tutta la nostra umanità. Da quel momento, dentro il mistero della Trinità di Dio, ci siamo anche noi. E questo legame, questo ponte fra il cielo e la terra rimarrà per sempre, perché Dio ha scelto di legarsi in modo indissolubile all’uomo, e non lo abbandonerà mai più… perché Dio non può abbandonare l’umanità, cioè tutti noi presenti nella carne del suo Figlio Gesù. Dal momento dell’Ascensione di Gesù al cielo, là, nel cuore della SS. Trinità, cioè nel cuore di amore di Dio, ci siamo anche noi…c’è ognuno di noi. "Durante l'Ascensione, Gesù gettò un'occhiata verso la terra tutta buia. Solo alcune piccole luci brillavano timidamente sulla città di Gerusalemme. L'Arcangelo Gabriele, che era venuto ad accogliere Gesù, gli domandò: "Signore, che cosa sono quelle piccole luci?". "Sono i miei discepoli in preghiera, radunati intorno a mia Madre. Il mio piano, appena rientrato in cielo, è di inviare loro il mio Spirito affinché quelle fiammelle tremolanti diventino un incendio sempre più vivo che infiammi d'amore, poco a poco, tutti i popoli della terra!". L'Arcangelo Gabriele allora chiese: "E che farai, Signore, se questo piano non riesce?”. Dopo un istante di silenzio, il Signore gli rispose dolcemente: “Io non ho un altro piano...”. Tu sei una piccola fiaccola tremolante nell'immensità della notte. Ma fai parte del piano di Dio. E sei indispensabile. Perché non ci sono altri piani, perché Dio non ha altri piani.