6 di Pasqua 1 Maggio 2016

6Pasqua CDovremmo leggere interamente il cap.14 del Vangelo di Giovanni di cui la Liturgia nella VI domenica di Pasqua ci offre solo la parte finale per coglierne la intensa unità. Le ultime parole - che il lezionario liturgico omette - "Alzatevi, andiamo", sono la conclusione di un insegnamento e sono l'invito ad un movimento che, di fatto, nel racconto, non avverrà. Possono avere piuttosto un senso metaforico, come invito rivolto ai discepoli, fermi e seduti, ad alzarsi e a partire con Gesù per seguire il pastore. "Io sono la via, la verità e la vita"

 ha proclamato Gesù, invitando i discepoli a seguirlo nel cammino verso il Padre per raggiungere la pienezza della vita. Giovanni 14, invece, inizia così: "Non sia turbato il vostro cuore. Credete in Dio e in me credete" e termina: "Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate". La fede, dunque, è il tema centrale di questo capitolo, la fede come cammino sicuro, come fonte di gioia perché è cammino nell'Amore. 


"Credete in Dio e in me credete". La frase, costruita in modo preciso, invita ad abbandonarsi totalmente in Dio: solo Dio può donare all'uomo fiducia, sicurezza e gioia. E invita ad abbandonarsi con la stessa totalità in lui, Gesù, che con la sua presenza concreta nella storia, manifesta che cosa significhi abbandonarsi in Dio e vivere di Dio. Credere significa dunque seguire Gesù che è la vera via della vita, non come fonte di precetti morali, ma lasciandosi afferrare da lui, lasciandosi amare da lui, entrando in una relazione così intima con lui da vivere la sua stessa vita, che è vita di relazione con il Padre: seguire Gesù signfica entrare con lui nella "conoscenza" del Padre, scoprire "dove" è il Padre e vivere la vita piena. Credere significa seguire Gesù fino in fondo per scoprire chi è l'uomo, che trova senso solo nella relazione con Dio: seguire Gesù, l'uomo in relazione con il Padre, relazione di Amore senza limite.
Gesù collega l'amore verso di Lui con la fede e con l'osservare la sua Parola: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola". Osservare qui significa sia custodire che mettere in pratica. 
È impossibile agire di conseguenza ad un insegnamento quando non se ne ricorda il senso e ancor meno quando non se ne è capito il contenuto. Per questo Gesù rassicura i discepoli che la loro formazione continuerà e che a completarla, dopo la sua partenza, sarà lo Spirito Santo. Lo Spirito parlerà a nome suo, ricorderà gli insegnamenti passati e aiuterà ad applicarli alla situazione presente. Sarà luce alla mente oltre che fuoco nel cuore. 
 Ci avviciniamo alla solennità di Pentecoste e questo è il periodo dell'anno più favorevole ad una meditazione sullo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità, che talora rischia di rimanere il grande assente della nostra fede. I fotografi sanno bene che non è lo stesso riprendere un soggetto all'interno o all'aperto, in una mattinata di luce limpida o in un crepuscolo offuscato da nubi; allo stesso modo la conoscenza delle realtà spirituali varia, e di molto, a seconda del grado di illuminazione garantito dallo Spirito santo. Conoscere la Parola della salvezza e interpretarla in modo giusto è una vera benedizione del Signore. Ce lo suggerisce il Salmo di oggi. La maniera che Dio ha per illustrarci le sue vie è di far splendere su di noi il suo volto cioè inviarci un raggio dello Spirito Santo. Percepire questo Spirito all'opera è come sentire di nuovo la voce del Signore che istruisce, che consola, che guida. È quello che provano gli Apostoli in occasione della prima, decisiva scelta da prendere in assenza del Maestro, ossia se imporre l'osservanza della legge giudaica a tutti quelli che vogliono diventare cristiani, soprattutto se provenienti dal paganesimo. Lo Spirito aveva già fatto la sua scelta scendendo anche su costoro senza ritardi dopo il battesimo. "Sorta una grande discussione, Pietro si alzò e disse loro: 'Fratelli..., Dio, che conosce i cuori, ha dato testimonianza in loro favore (dei pagani), concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; e non ha fatto alcuna differenza tra noi e loro, purificando i loro cuori con la fede. Ora dunque, perchè tentate Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare?'." Dopo essersi riuniti e aver trattato dell'argomento, in quello che potremmo chiamare il comunicato finale, Apostoli e Anziani dicono: "È parso bene, allo Spirito Santo e a noi..." e non parlano tanto per dire, ma rappresentano una loro profonda convinzione di fede. Una conferma dell’aiuto dello Spirito Santo la trovano nella comune intesa e concordia raggiunta per l'occasione. Non deve meravigliare che ci sia stato bisogno di una riunione e di una discussione per arrivare alla soluzione di un problema in quel momento tanto serio. Le parole del Signore sono verità, ma sotto forma di principi generali e lo Spirito chiarifica, ma non si sostituisce all'intelligenza umana, perciò i risvolti di ogni singolo problema e le applicazioni concrete della volontà di Dio devono essere valutati di volta in volta. In ogni caso la funzione degli Apostoli è di stare come a fondamento di quell'edificio spirituale che è la Chiesa. È giusto perciò che essi e i loro successori godano di una assistenza particolare da parte dello Spirito Santo quando si tratta di prendere decisioni vitali per la Chiesa: i fedeli possono star sicuri di ricevere istruzioni giuste e valide. Caratteristica propria dello Spirito Santo è di tenere insieme realtà molto diverse e di confermarle nell'unità. Nella Trinità è il legame tra il Padre e il Figlio, nella Chiesa suscita e coordina vocazioni e sensibilità diverse: ispira i monaci di clausura ma anche i sacerdoti e i missionari, suscita l'amore per la liturgia e quello per la giustizia sociale, la contemplazione e la pratica delle opere di misericordia. Le inclinazioni possono essere diverse, ma, se è presente lo Spirito Santo, un accordo si troverà sempre, come per gli Apostoli a Gerusalemme. Quando trovare un'intesa è difficile occorre pregare lo Spirito Santo, tenendo presente l'indicazione del Signore: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi". 
Dove c'è pace, lì c'è lo Spirito del Signore. Gesù poi aggiunge: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore". La certezza fuori di ogni dubbio di essere nel giusto l'avremo solo alla fine… intanto rispondiamo come meglio possiamo ai messaggi che il Signore non smette di inviarci tramite il suo Spirito. Li possiamo accogliere nella preghiera e ne troviamo conferma dentro la Comunità Cristiana col sigillo dei suoi Ministri. Il Concilio Vaticano II l'aveva colto già cinquant'anni fa: "É dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura. Bisogna, infatti, conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico" GS 4. 
E ancora: "Il popolo di Dio, mosso dalla fede e condotto dallo Spirito del Signore che riempie l'universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio. La fede, infatti, tutto rischiara di una luce nuova, e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione dell'uomo, orientando così lo spirito verso soluzioni pienamente umane GS 11. 
 Lo Spirito Santo - ce lo ha promesso oggi Gesù - "ci insegnerà ogni cosa". Chiesa fasciata dalle bende dello Spirito, accarezzata dal soffio dell'eternità, chiamata a giocare da protagonista la partita della storia umana: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria fino agli estremi confini della terra" At 1,8. Eccola la potenza dello Spirito, che la Parola di Dio paragona al vento. Il vento modella la montagna, la roccia, il marmo, i volti. Il vento scuote, butta all'aria le cose. Sul vento non puoi metterci mano! Così è dello Spirito: è mistero, profondo e insondabile mistero. "Se mi amate osservate i miei comandamenti" Gv 14,15. Quel Maestro, così esigente, non chiede segni straordinari ai suoi discepoli. Solo così riusciranno a rispondere alle sfide di un mondo che l'interroga, li tormenta, li costringe ad esporsi, li invita ad uscire dalle chiese per abitare i sentieri dell'uomo. Una Chiesa che profuma di quell'affascinante mistero di cui l'ha avvolta il suo Maestro.

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