1 di Quaresima 14 Febbraio 2016

1. cristo tentato nel deserto Ivan Kramskoj 1874 moscaAvvicinarsi all’anima di un artista russo, per noi occidentali, vuol dire affrontare un cammino di conoscenza nuovo e che non ci è familiare. Così, anche cercare di entrare nel mondo interiore delle opere di Kramskoj, suppone il riconoscimento che solo la fede, intesa come sentimento, slancio emotivo e passionale, è il metro con cui comprendere lo spirito russo, o almeno cercare di delinearne il profilo.
"Gesù tentato" di Ivan Kramskoj, 1872, Galleria Tret'yakov - Mosca


Non ci bastano più i soli strumenti della mente e del ragionamento critico. Basta anche solo un primo sguardo a questo Cristo nel deserto, per intuire un universo segnato dalla compassione, dalla prova, dalla pietà e dal senso di una dignità umana che si alimenta dalle inattaccabili certezze della fede. Il nostro pittore ritrova nella figura del Cristo tentato quella santità, intesa come forza d’animo e purezza interiore, quella santità che è espressione della bellezza che può salvare il mondo.

GESÙ
Gesù qui riassume la spiritualità del popolo russo, cresciuta lentamente, seguendo i ritmi e le stagioni della propria, immensa terra. Egli incarna l’immagine della forza interiore che dona la capacità di affrontare la lotta nella fatica quotidiana. Come le radici di una grande quercia nella terra che la nutre, Kramskoj ritrova in questo Cristo tentato il fondamento del proprio credo, dei propri riti, in cui si tiene saldo. Il pittore aveva già ritratto in modo straordinario il volto provato ma sereno dei contadini della sua terra con lo stesso realismo che caratterizza questa opera. È la stessa caratteristica di profondità che si ritrova in Dostoevsky, raggiunta attraverso l’elaborazione di uno stile realista, inteso alla maniera di questo grande scrittore, pervaso dalla presenza costante di un senso ultimo della vita.

VOLTO
Questo senso ultimo, caratteristico della tensione di cui si nutre lo spirito degli artisti russi, si coniuga con un senso primo che proviene dalla figura di Cristo. Per questo il capolavoro di Kramskoj, è un’opera di immenso valore. Il forte impatto emozionale che suscita questa figura, questo paesaggio arido, questa luce sono davvero straordinari: il volto di Cristo ci attira, perché è proprio il ritratto della prova, del combattimento interiore, del digiuno.

DESERTO
“Fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo”. La figura di Cristo si presenta in un atteggiamento di solitaria umiltà, che personifica lo stesso paesaggio che lo circonda: è un Cristo che si fa “deserto” per incarnare il deserto dell’uomo e del mondo, che attende liberazione.
L’essenzialità dell’ambiente roccioso avvolge il Messia tentato: ogni pietra si inserisce in un orizzonte immenso, illimitato, che è lo specchio dell’infinita grandezza dello spirito di Cristo, di ogni spirito umano. Con queste pietre che possono diventare pane, Gesù deve fare i conti, per dare priorità alla fame del cuore. Come dunque mettere alla prova l’uomo ed educarlo? Questo è il deserto che vive Gesù, e che ci mostra il nostro dipinto: il deserto in cui il suo desiderio di uomo e di Messia viene messo alla prova.

MONTAGNA
Il forte senso di trascendenza di questo dipinto ci viene anche suggerito dall’utilizzo di una prospettiva che combina sapientemente una visione dal basso in primo piano, con una visione panoramica dall’alto, che ci dà immediatamente la sensazione di trovarci su una montagna. Sicuramente il pittore non poteva non aver presente la figura del profeta Elia sul monte di Dio, soggetto di numerose icone liturgiche che da secoli nutrivano la spiritualità russa.

MANI GIUNTE
Cristo vive nel deserto la sua preparazione. Il racconto delle tentazioni precede la predicazione di Gesù a Nazaret e l’inizio della sua vita pubblica, e viene dopo l’episodio del suo Battesimo: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato». Il Vangelo ci dice inoltre che Gesù è spinto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Le tentazioni di Gesù nel deserto rappresentano le tentazioni che può affrontare l’uomo. Gesù viene messo alla prova. Superando le tentazioni, Gesù vince il male e compie la promessa di salvezza annunciata dal testo della Genesi: un giorno la stirpe della donna schiaccerà la testa del serpente Gen 3,15. Gesù, vincendo il tentatore, appare come il nuovo Adamo che, nella potenza dello Spirito, apre una storia nuova come all’alba della prima creazione. Il racconto delle tentazioni indica la via di questa storia rinnovata. Ci anticipa, come in un programma, le parole e le azioni di Gesù lungo tutta la sua vita. Il racconto delle tentazioni si presenta, in un certo senso, come un condensato di Vangelo. Nel suo insistente affidarsi alla parola di Dio: “Sta scritto” espressione della volontà del Padre, Gesù vive la prova, ancorato saldamente nella fede. Queste mani giunte, sono la trasposizione della fede dell’artista e del suo popolo: una fede dove il contatto, il dialogo tra Dio e l’uomo sono segnati da immediatezza e profondità. Kramskoj ritrova in Cristo, il portavoce di questo rapporto altissimo ed eletto con Dio: anche lui, come artista, conosce bene le Parole del Vangelo, possiede il linguaggio per parlare alla gente per ricordare al mondo al sua missione. Così anche questo dipinto, possiamo dire si inserisce nella gloriosa tradizione dell’iconografia delle Chiese d’Oriente, in cui i colori e le forme si caricano dell’altissimo valore di epifania e di insegnamento: qui il pittore diventa profeta, e, come Gesù, con la parabola dell’arte figurativa riesce a compiere il miracolo di unire l’umanità a Dio, in un duplice movimento, quello della rivelazione in un senso, e quello della risposta di fede nella preghiera, dall’altro.

ALBA
Allora comprendiamo anche l’importanza nella storia di questo capolavoro, perché la rappresentazione dell’uomo, trasfigurata in Cristo, è il marchio visivo di quella arte di Kramskoj e dei suoi “rivoluzionari”, impegnata sul fronte politico e culturale per un riscatto sociale degli oppressi.
È un riscatto che passa attraverso l’esperienza del popolo russo, ma che si compie nella vittoria interiore di ogni singolo uomo sul male che è dentro e fuori di sé: come succede per Gesù. Nulla deve ancora accadere in un certo senso, poiché l’immagine che vediamo è già compiuta, attraverso l’espressione della presenza della meravigliosa luce di un’alba sullo sfondo; un’alba che testimonia la prospettiva della fede pasquale, definitivamente vittoriosa sul male e sulla morte. In questo senso la vittoria di Gesù nel racconto delle Tentazioni sono un anticipo ed una promessa della Pasqua, come dice San Leone Magno: “Egli ha combattuto perché noi combattessimo; egli ha vinto perché anche noi, come lui, potessimo vincere”.

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