6 Domenica del Tempo Ordinario

6DomenicaTOAnno ADopo quello breve di domenica scorsa, ecco un altro passo del “discorso della montagna”. È un passo ampio, che ci parla di varie norme, unificate da una espressione ricorrente: "Avete inteso che fu detto agli antichi... Ma io vi dico...". Ad una lettura abbastanza superficiale, sembra che Gesù voglia smantellare tutta l'impalcatura del rapporto tra l'uomo e Dio, che i suoi connazionali avevano ereditato da Mosè e dai profeti, per rifondare tutto su basi diverse. Ma non è proprio così.


La rivelazione che Dio ha fatto di sé, e che troviamo raccolta principalmente nella Bibbia, è stata progressiva; non è avvenuta tutta in una volta, ma si è andata ampliando e approfondendo nel corso dei secoli. Un po' come avviene nell'arco degli anni scolastici: gli studi successivi non annullano le nozioni apprese alle elementari, ma le ampliano e le approfondiscono. Nella sua infinita bontà, Dio si è rivelato poco a poco, dando agli uomini il tempo di assimilare gradualmente realtà cui la sua sola intelligenza non arrivava. La pienezza della rivelazione divina è avvenuta con Gesù: la pienezza, non un'altra; per questo egli precisa nel brano di oggi di non voler cancellare "la Legge o i Profeti", cioè quanto era già stato rivelato nell'Antico Testamento: "Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento".
E porta subito quattro esempi, relativi alle norme che i suoi ascoltatori già conoscevano, circa l'omicidio, l'adulterio, il divorzio e i giuramenti. Non basta, dice Gesù, una loro osservanza esteriore e minimalista; a Dio si aderisce con tutto il cuore. Perciò non basta non uccidere: anche adirarsi o offendere gli altri va contro il comandamento. Non basta evitare l'atto fisico dell'adulterio: "Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore". Nella legislazione ebraica si era introdotto il divorzio: in proposito Gesù ripristina la volontà di Dio, che non lo ammette. Gli antichi erano facili ai giuramenti, con cui chiamavano Dio a garante di quanto dicevano; Gesù comanda invece di non giurare affatto: un uomo deve dare verità alle sue parole, limitandosi a dire sì quando è sì, no quando è no. Questi, come molti altri insegnamenti del Vangelo che scrutano le profondità della coscienza e le più riposte pieghe del cuore, difficilmente l'uomo li avrebbe compresi da solo. Altri poi, relativi alla natura stessa di Dio e alla missione del suo Figlio, pur se fondamentali per l'uomo, sarebbero fuori della sua portata: li si conosce soltanto perché lui stesso li ha rivelati.
Ecco la ragione per cui, nella seconda Lettura di oggi 1Cor 2,6-10, Paolo può scrivere che "parliamo sì di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo. Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano". Egli ha creato l'uomo, e - unica tra le creature - l'ha dotato di intelligenza, per potere così dialogare con lui, esporgli le sue confidenze, fargli conoscere delle realtà che l'uomo da solo non avrebbe potuto neppure immaginare. Quale bontà da parte di Dio, e quale onore, per l'uomo!
Il fatto che Dio gli si riveli manifesta come meglio non si potrebbe l'importanza, la dignità, la grandezza insita in ogni essere umano. La nostra grandezza, tuttavia, implica una componente molto forte e importante: il rischio della libertà. Dio ci ha creati liberi, e come tali ci tratta; non ha creato dei computer o dei robot, programmati per eseguire solo i suoi comandi, ma esseri pensanti e autonomi, capaci di scegliere: persino scegliere se aderire o no a Lui. Egli non ci costringe; possiamo anche rifiutarlo, e procedere come pare a noi, con la nostra solo umana "sapienza": ma conviene valutare bene dove essa ci può condurre, e dove invece ci porta la sapienza che Egli dona "a coloro che lo amano".

Questo Gesù oggi fa fatica a piacermi!

Ammetto che è stato questo il primo pensiero

che mi è venuto in mente leggendo il brano del Vangelo.
Questa pagina segue il discorso iniziato con le Beatitudini,
ma sinceramente mi sembra che lo spirito
delle parole pronunciate sulla montagna
sia lontano migliaia di chilometri,
anche se è collocato nello stesso luogo.
Gesù parla di regole da osservare minuziosamente;
parla di punizioni e giudizi anche per una semplice offesa.
Gesù è duro anche con un solo sguardo di desiderio.
Parla di occhi da cavare e mani da tagliare
e menziona più volte il fuoco della Geenna,
una specie di discarica di rifiuti ai piedi di Gerusalemme,
una sorta di anticipo di inferno!
Gesù proprio non mi piace,
e vorrei saltare alle pagine successive,
e sento quasi la nostalgia
del discorso arioso e liberante delle beatitudini.

Ma non posso saltare questa pagina!

Anzi, è una sfida spirituale che mi viene posta davanti.

In fondo è sempre Gesù che parla,

e le sue parole sono parole di vita eterna,
quindi sono sicuro che queste parole, all'apparenza dure,
sono parole anch'esse liberanti. 

Sono costretto a leggere in profondità.

Scopro così che in fondo Gesù,
se da un lato rimarca la fedeltà
alla tradizione religiosa a cui appartiene,
non ne è un semplice esecutore,
ma è uno che è venuto a "portare a compimento". 

In Gesù, attraverso la sua vita e le sue parole,

posso comprendere la portata liberante
di tutta la fede che è narrata nell'Antico Testamento.
Con Gesù, il piano di salvezza
iniziato con Abramo, Mosè e tutti i profeti arriva al suo vertice. 

In altre parole, non posso leggere i Dieci Comandamenti

senza avere negli occhi e nel cuore Gesù,
le sue parole e la sua vita.
Non posso leggere i Comandamenti senza Gesù,
altrimenti non sono più leggi di libertà,
e non ne comprendo il vero significato per me. 

Più volte Gesù in questa pagina dice:

"Avete inteso che... ma io vi dico...". 

Gesù porta alla radice quello che viene enunciato dalla legge.

La radice della legge è sempre l'amore,
la relazione con Dio e con il prossimo.
Non basta per Gesù celebrare culti e intonare preghiere.
Se la preghiera non è radicata in una vita di amore concreto,
allora diventa una preghiera inutile e sgradita a Dio.
Per questo anche per noi, celebrare la Messa non è sufficiente,
se non è in un reale contesto di amore a Dio e ai fratelli. 

Più leggo queste parole, anche se sono dure,

più mi accorgo che Gesù non le pronuncia per spaventarmi
e per schiacciare la mia vita in una buca di sensi di colpa.
Al contrario Gesù mi vuole vero e mi vuole libero.
Per Gesù alla fin fine non sono importanti la legge e le regole,
ma a lui interessa che attraverso le regole e le leggi
giungiamo ad una vera e piena comunione tra noi e con Dio.
Lo scopo della legge antica di Israele era proprio questo:
l'amore di Dio e del prossimo:
"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima e con tutta la tua mente".
Questo è il grande e il primo comandamento.
Molti farisei e scribi se l'erano dimenticato
ed erano caduti in un legalismo
che alla fine mortificava e non conduceva a Dio.
Ecco perché Gesù stesso dice:
"Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei,
non entrerete nel regno dei cieli".

Ora mi piace questo Gesù!
Si, ora posso dirlo!
Rimane duro e con parole di fuoco.
Ma non è un fuoco che distrugge,
ma è una fiamma che illumina e scalda la mia vita.

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