Battesimo di Gesù 12 gennaio 2014
Il Battesimo di Gesù segna per così dire una cerniera tra il tempo di Natale, con le sue feste suggestive e coinvolgenti... con il tempo della vita pubblica, meno luminosa perchè intessuta di quotidianità, di cose ordinarie, della vita di tutti i giorni, in cui Gesù Cristo ha voluto inserirsi. Una vita normale, fatta di cose ordinarie, come ogni persona che vive in questo mondo, come ognuno di noi.
Gesù è venuto sulla terra spinto da un progetto infinitamente grande, costruito attorno ad un preciso compito ed impegno da parte di Dio: salvare tutti gli uomini e ritornare alla bellezza della Creazione. L’uomo non è stato creato per vivere una vita di dolore e di sofferenza, ma per una vita bella, gioiosa e serena, una vita che meriti di essere vissuta.
Anche in questo tempo il Vangelo dona bellezza al cuore, anche oggi il Vangelo rende la vita diversa, migliore, piena di speranza. Anche oggi il Vangelo attrae e seduce, anche oggi uomini e donne cercano nel Vangelo la strada per dare un senso più vero alle proprie giornate... perché solo Gesù sa dire quelle parole che l’animo umano desidera e spera, perché Gesù dona ad ognuno di noi una speranza, la speranza di non essere buttato via se perde smalto, la speranza di non essere scartato se diventa fragile.
Il Signore viene a mettere in pratica le parole di Isaia: non alzerà mai la voce, non avrà mai bisogno di far sentire in piazza la sua voce, perché cercherà sempre, in ogni sua azione ed attività, l’incontro con l’anima delle persone. Cercherà di costruire una relazione con ogni singola persona: non con le moltitudini ma con ogni singola persona nella moltitudine.
Questo vuole fare Gesù, e questo farà.
Anche noi se apriamo il Vangelo e lo leggiamo, sentiamo che vuole comunicare qualcosa di personale per noi, per la nostra vita, per la nostra anima. Sentiamo che ci aspettava, che aveva qualcosa in mente per noi, che deve comunicarci qualcosa di unico e insostituibile.... qualcosa che per noi è importante capire, intuire, e cercare di vivere.
Noi per molti versi siamo un po’ troppo abituati alla Parola di Dio, non ci aspettiamo più molto...e quindi certi eventi possono aiutarci a ridare smalto alla nostra fede.
"Dalla Galilea", cioè dal villaggio di Nazaret dov'era vissuto sino ad allora, Gesù, ormai adulto - i biblisti ritengono avesse trentatré o trentaquattro anni - "andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui". È l'esordio della sua vita pubblica, che dopo tre anni si sarebbe conclusa con la sua morte e risurrezione. Raccogliendo quanto ne dicono gli evangelisti, l'esordio fu di particolare solennità e di pregnante significato. Giovanni Battista, che sulla riva del fiume Giordano richiamava le folle con la sua infuocata predicazione e le invitava a convertirsi nell'imminenza della venuta del Messia atteso da secoli, un giorno lo individua tra i convenuti e lo segna a dito: "Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo". Chi, degli ascoltatori di Giovanni, accoglieva il suo invito scendeva nell'acqua e si faceva battezzare. Vincendo le resistenze del profeta, anche Gesù vuole ricevere il battesimo e "si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento".
La vita pubblica di Gesù comincia dunque con un duplice attestato: umano, da parte di Giovanni che lo riconobbe come il Messia, cioè il Cristo, e ne indica la missione - liberare gli uomini dal peccato che li tiene separati da Dio -, e divino: il Cristo è il Figlio prediletto da Dio. Questi riconoscimenti avvalorano quanto Gesù avrebbe poi detto e fatto.
Ma l'episodio dice anche altro.
Costituisce ad esempio il primo esplicito riferimento al mistero dei misteri, la Trinità: il Padre che parla, il Figlio da lui stesso indicato, e lo Spirito Santo che si manifesta in forma visibile. Questo inizio della vita pubblica di Gesù si collega con la sua conclusione, in cui battesimo e Trinità sono di nuovo congiunti: al momento di salire al cielo, Gesù comandò agli apostoli di andare in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo e battezzare "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".
La celebrazione di oggi induce perciò a considerare il battesimo, l'atto fondamentale con cui i cristiani sono divenuti tali, pur se spesso non pare ne siano pienamente consapevoli. Il battesimo cristiano non è quello che impartiva Giovanni Battista, che era soltanto un segno esteriore del pentimento per le proprie colpe; il battesimo cristiano è il segno esteriore del perdono concesso da Dio. Nel primo il protagonista è l'uomo, con la consapevolezza della propria indegnità e il desiderio di non restarvi rinchiuso; nel secondo il protagonista è Dio, con la sua bontà sconfinata che lava ogni peccato, restituisce all'uomo la dignità perduta, lo accoglie come proprio figlio e lo immette nel suo popolo, la Chiesa.
Gesù rivela così la dimensione autentica dell'esistenza che non pretende di innalzarsi, non ha paura di svuotarsi, perché solo così può lasciare che Dio discenda nella debolezza umana per amarla, condividerla, riempirla della sua vita. Solo accettando la propria fragilità, l'uomo può lasciarsi amare da Dio, gustare il suo Amore, non avere paura, vivere nella gioia. "Ed ecco, sono aperti per lui i cieli", il progetto di Dio, l'uomo immagine di Dio, adesso può compiersi: Dio può discendere perché l'uomo possa salire e partecipare della vita di Dio.
Un augurio finale per ognuno di noi: che possiamo davvero ogni giorno riscoprire la bellezza del battesimo ricevuto e magari dato per scontato... Battesimo che invece può diventare motivo di gioia e di speranza. Che il Signore della Vita ci sostenga e ci doni gioia nella fede.