2 Domenica dopo Natale

Prologo di Giovanni1Il Vangelo di oggi è lungo ed anche impegnativo. Questo brano si trova nel primo capitolo del Vangelo di Giovanni e sono proprio queste le parole di apertura con cui ha voluto iniziare. Sono una specie di sintesi di tutto quello che troviamo nelle pagine successive e Giovanni ne ha fatto un inno, una poesia. Giovanni è uno degli apostoli che corre al sepolcro il mattino di Pasqua dopo che le donne tornano sconvolte perché non hanno trovato il corpo di Gesù nella tomba.

Pietro e Giovanni vanno di corsa al sepolcro per vedere quello che era accaduto. La sorpresa li ha colti. Dice il vangelo che Giovanni, entrando nel luogo in cui era stato sepolto Gesù "vide e credette". 
Io credo che proprio in quell'istante sia cominciato a nascere nel suo cuore il Vangelo, la buona notizia di Gesù di Nazareth, morto ma risorto per tutti noi. Giovanni inizia a scrivere il suo Vangelo dopo circa 60 anni dalla morte e resurrezione di Gesù. Il suo è un vangelo bello, ricco, è un vangelo che possiamo dividere in due parti. La prima parte che chiamiamo il libro dei segni, e la seconda parte il libro dell'ora, cioè l'ora che segna il dono supremo di Gesù per noi: dare la vita. I segni sono miracoli che Gesù compie per dire che lui è la luce, la vita. Sono i temi che vengono annunciati oggi nelle parole del prologo. Ma Gesù è anche la vita, è colui che può generare, creare nuovi figli di Dio. "In principio era il Verbo", cioè la Parola. È proprio attraverso la Parola che il Padre crea e salva. La Genesi, il primo libro della Bibbia, dice proprio che Dio, Creatore, Parola e Spirito, dà inizio alla creazione, a questo progetto bellissimo che la Trinità ha sull'uomo e per l'uomo. Se ricordate, il brano della creazione è ritmato da una espressione costante: "E Dio disse… E Dio vide che era cosa buona". Potremmo tradurre questa espressione anche in un altro modo: "E Dio disse: bellissimo, stupendo!". 
Era proprio questo il progetto di Dio sull'uomo: un progetto di bellezza e di amore, un progetto di vita, di luce, di splendore. Ma l'uomo si è perso, lo ha rifiutato dando ascolto al desiderio di dominio, di conquista, di potere. 

La nascita di Gesù ci dice che Dio non si rassegna a stare lontano dagli uomini e, siccome nel buio gli uomini non trovano più la strada per incontrarlo, Dio, in Gesù, si fa uomo, si fa luce e, con la sua vita, ci dice che noi siamo amati, ricordati, cercati, salvati. È Gesù l'uomo nuovo che realizza il progetto di Dio sull'umanità.
Finora abbiamo contemplato il Natale a partire dall’evento di Betlemme: Maria, Giuseppe e il Bambino che giace nella mangiatoia, che attira a sé una moltitudine di pastori e rimanda al mistero preannunciato dai profeti: il Verbo di Dio si è fatto uomo. Dio ha raggiunto l'umanità diventando un semplice Bambino.
L'evangelista Giovanni ci invita oggi a considerare invece lo stesso evento da un'altra prospettiva: quella del Verbo che si fa carne per abitare in mezzo a noi. Il suo scritto ci ricorda le parole della Genesi, anch'esse allusive al "principio", cioè al momento iniziale in cui Dio crea il cielo e la terra: con lo stesso linguaggio forte e profondo nel suo stile, l'evangelista afferma: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... Nulla è stato creato senza di Lui". Con questa espressione si intende sottolineare che vi è identità fra Dio e il Verbo, poiché entrambi sono eterni, uguali e allo stesso tempo distinti. Assieme allo Spirito Santo formano dall'eternità un solo Dio in Tre Persone, si appartengono l'Una all'Altra. Il Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo crea e sostiene il cosmo. Il Verbo è di conseguenza Dio come il Padre, partecipa della creazione e della redenzione.
Ma qual è il significato del termine Verbo di Dio?
Etimologicamente significa Parola divina, ossia il parlare e il rivelarsi di Dio e se già nell'Antico Testamento la parola divina – dabar - è allusiva anche dell'azione, in quanto nel solo parlare Dio agisce e realizza quanto proclama, la Parola che "in principio era presso Dio" è ancor più capace di intervenire più profondamente nella vita degli uomini: essa si rende carne. Giovanni dice ancora nella sua Lettera: "Poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi".
Nell'Incarnazione abbiamo avuto la manifestazione del mistero della vita, che si è reso manifesto pur rimanendo mistero.
Il Natale è pertanto questo: il Dio eterno entra nel tempo, il Lontano diviene nostro vicino di casa, anzi nostro fratello. Il Natale è il tempo in cui la Sapienza, che era già esistente quando Dio creava il mondo, realizza di scegliersi una dimora in mezzo a noi I Lettura. Cristo stesso è Sapienza del Padre e caratteristica della vita in Dio e dell'eternità. 
Come affermerà infatti Paolo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio 1Cor 1,24-30; Ef 3,1. 
Mentre le nostre consuetudini ci spronano ad osservare la grotta di Betlemme con il suo fascino, la liturgia ci invita a considerare che ciò che stiamo osservando è il Mistero grande di Dio che ha raggiunto l'umanità rendendosi a noi vicino…il Dio con noi. Il Dio eterno viene ad abitare in mezzo a noi facendosi Bambino.
Il Verbo di Dio che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi apporta innovazioni forti alla nostra vita e alla nostra quotidianità. Possa davvero il Verbo della vita, il Bambino Gesù risollevarci e sostenerci nella nostra fatica di vivere da uomini.
Incontri, scelte, avvenimenti, nuovi slanci, hanno segnato l'anno che si è appena concluso. La Parola ci ha accompagnato e guidato. Lo Spirito ha lavorato in incognito nella nostra vita, donandoci ciò di cui - magari a nostra insaputa - avevamo bisogno. Per molti di noi questo anno passato ha segnato scelte importanti. Ripenso a chi inizierà questo nuovo anno segnato dal tragico evento della morte o della perdita del lavoro, a chi ha avuto o ha ancora difficoltà in famiglia o malattie, ma ripenso anche a chi ha avuto momenti di gioia vera e forse anche di qualche soddisfazione. È in questa nostra storia, complicata e luminosa, faticosa e feconda, che prende carne il Verbo di Dio v.14. È dentro le nostre ferite, le nostre piccolezze quotidiane, le nostre solitudini che prende carne l'eternità di Dio. È dentro le nostre gioie e i passi importanti della nostra vita che il Verbo di Dio pianta la sua tenda. Mi piace pensare che la storia sia un'astuzia di Dio, che il tempo che Lui ci dona sia un suo stratagemma per permettere che il suo amore ci raggiunga. Non siamo soli, non siamo buttati nel caos del nulla.
La nostra storia ha un progetto, una traiettoria, un sogno. Ripartiamo da qui, ripartiamo da Dio, dalla certezza che il tempo che Lui ci dona è pieno della sua presenza. È la nostra quotidianità il luogo in cui possiamo fare esperienza di Dio. In quella persona che ti cerca, in quello sguardo carico di domande, in quel progetto da portare avanti… puoi fare esperienza di Lui.
Attenzione: non "nonostante tutto questo", ma proprio "in tutto questo" puoi sentire la sua presenza. Ripartiamo da Dio, dalla Sua Parola, da un tempo di preghiera più costante. Impariamo a darci ordine, a volerci un po' più bene, a progettare la nostra storia mettendoci come fogli bianchi davanti all'estro e alla fantasia imprevedibile di Dio. Raccogliamo tutti i desideri e le paure che ci riempiono il cuore, lasciamoli nelle sue mani. Non c'è posto più sicuro. Garantito al cento per cento.

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