1 Novembre Tutti i Santi

Tutti i Santi1Ogni anno, quando si avvicina la Solennità di tutti i Santi, mi trovo in difficoltà, pensando a cosa dire nell'omelia. Non perché le letture che abbiamo proclamato siano prive di spunti, tutt'altro; anzi, forse proprio per l'abbondanza di temi che le accompagnano, si fa una certa fatica a focalizzarsi su un aspetto del cammino verso la santità alla quale questa festa tutti ci richiama.

Pensiamo anche solo alle Beatitudini che abbiamo proclamato nel Vangelo: ognuna di esse meriterebbe uno specifico e dettagliato approfondimento, vista la ricchezza che le permea e la densità del messaggio che ne emerge. Ecco, la solennità di oggi è proprio densa, intensa, ricchissima di significati...è "tanta roba", per usare - senza essere irrispettosi - un'espressione molto giovanile! E questo "molto", questa ricchezza, ci viene anche dall'insieme delle storie di tutti quelli che la Chiesa, oggi in un'unica celebrazione, venera come Santi. Una ricchezza che proviene innanzitutto dalla diversità delle loro vicende storiche, dalla variegata espressione della loro testimonianza di santità, dai loro modi distinti e a volte molto diversi di vivere la fede in Cristo, dalla provenienza delle loro culture e dal modo di vivere il Vangelo nella loro realtà.
Da questa grande varietà di doni, scaturisce il significato di questa festa, espresso poi con tale frequenza da essere anche un po' banalizzato: ovvero, "che tutti possiamo diventare santi e che tutti dobbiamo sentirci incamminati verso la santità. I Santi, quindi, non sono solamente quelli scritti sul calendario o elevati agli onori degli altari, ma possiamo esserlo tutti noi, senza aver fatto nulla di straordinario, ma solo nella testimonianza costante della nostra fede".
E in un attimo, la varietà di doni e carismi è divenuta piatta e con scarso significato per la vita ...nulla di straordinario... unica celebrazione...come tutti gli anni. Punto e a capo! E domani si commemoreranno i Fedeli Defunti, in una profonda unità d'intenti e di significati con la celebrazione di oggi.

Scusate, ma io oggi ho voglia di uscire dal coro e dire come la penso veramente: i Santi sono persone straordinarie, con dei doni e dei carismi particolari, e non è così ovvio e scontato che tutti possiamo e riusciamo a diventare Santi, perché per fare questo occorrono uno sforzo e un'ascesi di vita che vanno ben aldilà delle semplici capacità umane. Occorrono dei doni straordinari dello Spirito, per essere Santi. Papa Francesco, in una delle sue omelie a Santa Marta lo scorso mese di maggio, diceva che "i santi non sono eroi, ma umili peccatori che si lasciano santificare da Gesù, nella storia di ogni giorno": niente di più vero! E per comprendere meglio questo, torno a quanto ho detto prima: per essere Santi, servono dei doni straordinari. Non eroici: straordinari, ossia che "escono dall'ordinario", dal nostro quotidiano modo di fare.

Bene, adesso guardiamo fuori e dentro di noi e proviamo a interrogarci sul nostro modo ordinario di vedere le cose e di condurre la vita. L'ordinario è divenuto straordinario, e viceversa; ossia, essere straordinari oggi significa essere capaci di vivere nella serenità, senza frenesie e ansie, e per fare questo c'è davvero bisogno di qualche dono e carisma particolare, perché l'ordinario e il quotidiano non sappiamo proprio più cosa sia. E allora, quando vediamo o sentiamo di qualcuno che ancora sa vivere la propria esistenza e sa giungere alla pienezza dei propri giorni con serenità, senza ansia, nell'affidamento totale alla Vita e a Qualcun Altro ... ecco, in quel momento stiamo vedendo e ascoltando di qualcuno che, davvero, è Santo. Santo perché ha quel dono particolare, straordinario ma non eroico, di saper vivere il quotidiano come nessuno più, ormai, lo sa fare: nella serenità e nell'abbandono, ossia nella fede.
Le Beatitudini inaugurano il Discorso della Montagna di Gesù, e sono il proclama di quella santità cui tutti speriamo di giungere, ma che forse non è così facile come pensiamo.
Somigliano ad un ponte le Beatitudini. Un ponte sospeso tra due abissi: tra il giorno in cui la Chiesa celebra il ricordo dei propri Santi e il giorno successivo nel quale la Chiesa commemora i propri defunti. Feste misteriose, con addosso quel sospetto nascosto che i cristiani siano gente della nostalgia, che rimpiangono i Santi e che piangono i morti. Cristiani che sembrano sempre sul ciglio della disfatta, ad un passo dal gusto per il macabro. Il Vangelo di oggi, invece rischiara l'orizzonte. È come uno squarcio che si apre nel mezzo di una sfuriata del cielo e permette di scorgere piccoli anticipi di luce e l'avanzare del sereno.
Parole strane quelle delle Beatitudini: «Le parole più alte che l'umanità abbia ascoltato» Gandhi - parole così strambe da gettare il sospetto che siano le uniche degne di essere ascoltate. I Santi, armati di Beatitudini, hanno guardato in faccia la storia e l'hanno attraversata. Eroismo? Più che eroismo si trattò forse di fiducia…fede appunto! Che oggi, fidarsi di qualcuno, sembra sia più la alta tra le forme di eroismo. Con quell'inaudita fanciullezza di spirito che ha spinto qualcuno di loro a lambire il terreno della follia e del paradosso. Finendo per chiamare “sorella” quella che per taluni invece è nemica, l'esatto opposto: la morte. Sorella, invece: quasi una porta che, attraversata, getta sull'altrove di Dio.
I Santi io me l'immagino come uomini coi piedi ben piantati per terra, dentro le strade consunte della vita e della storia. Quel gran genio di Cartesio un giorno scarabocchiò una delle frasi che l'hanno fatto amare al popolo dei pensatori: «Cogito ergo sum - Penso, dunque sono». Karl Barth, un teologo protestante, un giorno ha manomesso quella scritta aggiungendovi una semplice sillaba. Fu l'apparizione del Mistero: «Cogitor ergo sum - Sono pensato, dunque sono». E il Santo è tutto qui: un lasciarsi pensare da Dio e vivere come da Lui pensato.

La stessa cosa avviene per i funerali che io voglio solenni. Poiché non si tratta di sistemare un corpo, ma di raccogliere senza perdere nulla, come da un'urna che si è rotta, il patrimonio del quale l'uomo è il depositario. È difficile salvare tutto. L'eredità dei morti si raccoglie lentamente. Occorre piangerli a lungo, meditare sulla loro esistenza e celebrare l'anniversario della loro morte. Devi voltarti indietro molte volte per osservare che non si dimentichi nulla A. de Saint-Exupéry.

Fortissimi allora questi giorni! Ci ricordano che i Santi e i nostri cari Defunti sono vicini a noi. Uno può dire: ''Ma se stanno in cielo… se sono lontani." Niente affatto! Perché il cielo non è un posto disperso tra le stelle e i pianeti: il cielo è Dio! Che sta dappertutto. Dovunque stiamo, dovunque ci spostiamo, c'è Dio, c'è il cielo, ci sono i Santi e i Defunti. Con loro non siamo mai soli e formiamo una squadra formidabile. Proprio quello che ci serve. Sapere che i Santi e i Defunti ci stanno vicini e ci dicono: "Dai, fatti coraggio, non avere paura, ti aiutiamo noi" ci dà una carica formidabile. Grazie Santi e Defunti! Grazie perché state sempre vicino a noi e ci aiutate a diventare come voi.
Quando invochiamo per nome i Santi e i nostri fratelli Defunti, sentiamo che loro ci sono davvero e che ad ogni invocazione, potrebbero rispondere: “Presente! Sono qui”. Terminiamo allora le nostre parole ed apriamo il cuore alla preghiera e alle Litanie di tutti i Santi. Loro sono qui… insieme ai nostri cari che ci hanno preceduto con il segno della fede e ora dormono il sonno della pace.

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