20 Domenica del Tempo Ordinario 2023
«Tutti alla tavola di Dio».
Qualche tempo fa entrando in chiesa fui colpito dalla presenza di una persona dai lineamenti asiatici che stava pregando con intensità e con particolare fervore. Incuriosito, mi avvicinai e gli chiesi da dove veniva e se fosse cattolica. Veniva dallo Sri-Lanka e non era cristiana. Avviando il discorso chiesi perché venisse a pregare in una chiesa cattolica. «Non ci sono luoghi di culto della mia religione. Ma il tuo Dio è il mio Dio anche se si chiama in maniera differente. Sono venuta a pregare il mio Dio anche se si chiama in maniera diversa».
Non voglio certamente affermare che tutte le religioni sono uguali o che si equivalgono. Quella donna si rivolgeva al suo Dio, pregando nel luogo del nostro Dio, perché Dio è il Dio di tutti. Certamente il mondo è pieno di cercatori di Dio, che parlano con Lui nella propria lingua e la propria cultura, col peso della propria vita, con le proprie sofferenze e le proprie speranze. Sono tante le persone che pregano anche oggi… e noi non lo sappiamo. Ma l’uomo, ogni uomo è portato a rivolgersi naturalmente a Dio. Quanti musulmani pregano anche nella nostra città? Si fermano cinque volte al giorno sul loro tappeto e rivolgono la loro preghiera verso La Mecca. Quanti ebrei, quanti protestanti, quante persone di altre religioni? E quanti cristiani pregano nel silenzio della loro casa o vanno a trovare Gesù presente nel tabernacolo di una chiesa vuota?
La donna cananea che si rivolge a Gesù chiedendo la guarigione della figlia è originaria di Tiro e di Sidone, l’attuale Libano, in cui Gesù non era mai passato. I cananei erano considerati come delle persone ai margini e spesso venivano considerati come dei «cani». La donna cananea viene da Gesù con l’umiltà che si trova nelle preghiere dei Salmi. È cosciente della sua piccolezza e indegnità dinanzi a Gesù. Dopo un primo rifiuto insiste e Gesù, trattandola come i giudei, come un cane, vuol dare lezione ai suoi che anch’essa è capace di vera fede. Fa valere il suo diritto di ricevere le briciole che cadono dalla tavola ed esprime così che Dio è universale nel suo amore.
Chi sono questi pagani che oggi bussano alla porta della Chiesa? Stranieri, persone di altre religioni o ai margini della fede, persone interessate al messaggio evangelico ma che seguono con coscienza la loro religione. Ma anche miscredenti, battezzati che non hanno più contatto con la fede….indifferenti alla religione a cui Dio non interessa. Quando si avvicinano per vedere, ascoltare, pregare, dialogare, trovare conforto cosa offriamo loro, come li accogliamo?
Fanno parte della grande famiglia di Dio. Lo Spirito non conosce frontiere e agisce nella vita di queste persone «di buona volontà». La Chiesa è mandata a loro senza negare la sua fede in Gesù Cristo, «unico mediatore tra Dio e gli uomini». La chiesa deve essere in ascolto dei «semina Verbi», semi di verità presenti in ogni uomo.
Nell’atteggiamento di Gesù nei riguardi della Cananea come non vedere una contestazione ad ogni forma di razzismo che si esprime nel modo di parlare e di agire? A volte escono una serie di pregiudizi e di rifiuti dell’altro perché è differente e fa paura.
Si può anche essere trattati da stranieri nel proprio paese come dice il Salmo 69: «Sono uno straniero per i miei fratelli». È la storia di tante persone, che si vedono rifiutato l’accesso al lavoro, alla sicurezza e alla dignità. «Ricorda che anche tu sei stato straniero in Egitto» Dt 3,15. Coloro che sono dovuti esiliare, viaggiare, lavorare in altri paesi forse sono più aperti e tolleranti. Più che mai i cristiani devono essere vigilanti. Discepoli del Padre universale portando la testimonianza che «Gesù Cristo è il Signore di tutti gli uomini».
Pregando il Padre Nostro e ricevendo l’Eucaristia, il Pane di Figli, impariamo a condividere anche «il pane dei figli» di un Dio che è imparziale: «in tutte le nazioni, chiunque lo tema e pratichi la giustizia trova accoglienza presso di Lui» At 10,35.
Sia lodato Gesù Cristo.
Mons. Giuseppe Mani,
Già Arcivescovo dell’Ordinariato Militare e Arcivescovo di Cagliari.
Colloquio Spirituale.
Gesù, sulla mia strada hai messo tante persone
che assomigliano a quella donna cananea.
A prima vista sembrano tanto distanti da Dio.
Non offrono tanti segni di pratica cristiana o di devozione,
ma al momento giusto rivelano una fede grande, solida,
capace di sfidare qualsiasi avversità.
E così mi rimandano, inevitabilmente, alla mia esistenza,
immersa nella vita di una comunità,
contrassegnata da simboli che si richiamano a Te,
Agli occhi degli altri tutto ciò
fa di me un discepolo vicino a Te.
Ma qual è veramente la mia fede?
Come affronto gli ostacoli?
Che cosa mi accade quando mi rivolgo a Te
per chiederti qualcosa e mi sembra che tu non risponda?
Signore Gesù,
donami la grazia di stupirmi della fede degli altri,
della fede dei lontani,
della fede dei miei compagni di viaggio.
Donami di accoglierla come un dono prezioso,
destinato a riaccendere e a ravvivare
la mia fiducia e il mio amore per Te.