Assunzione di Maria al cielo 2022
«Una tomba che diviene scala per il cielo».
di Manuel Nin, Benedettino Rettore del Pontificio Collegio Greco.
La Liturgia della Chiesa ha un senso mistagogico molto chiaro. La mistagogia è l’introduzione al mistero. Questo aspetto è molto presente nell’Oriente cristiano: la Liturgia è come un maestro nella fede, impregnata di elementi che istruiscono i fedeli nelle verità della fede. Troviamo questa dimensione della Liturgia in particolare nelle celebrazioni della Madre di Dio. La presenza di Maria scandisce i momenti dell’anno liturgico nelle Chiese di tradizione cattolica e bizantina: la prima grande festa del ciclo liturgico è quella dell’8 settembre, cioè la nascita della Madre di Dio e si chiude con la festa del 15 agosto, la sua Dormizione per i bizantini e la sua Assunzione al cielo per i cristiani cattolici.
Tutto il mistero di Cristo che si celebra lungo l’anno liturgico ha inizio con la nascita di Maria e si chiude con il suo transito e la sua piena glorificazione. La venerazione per la Madre di Dio è l’anima della pietà delle Chiese cristiane di Oriente e di Occidente e il cuore che vivifica la comunità cristiana. L’Oriente cristiano, fin dall’inizio, ha contemplato la Vergine sempre inscindibilmente inserita nel mistero del Verbo incarnato.
La festa del 15 agosto, che nei libri liturgici bizantini porta il titolo di «dormizione» della Madre di Dio, celebra il suo transito e la piena glorificazione inquadrandoli nel mistero pasquale di Cristo, ed è anche una delle feste più popolari tra i fedeli. Infatti è preceduta dalla cosiddetta «piccola quaresima della Madre di Dio», periodo di preghiera e di digiuno che inizia il 1 agosto; in queste due settimane, che arrivano al giorno della festa, la sera viene celebrata l’ufficiatura della «Paràklisis» - supplica, invocazione, consolazione - una preghiera alla Madre di Dio molto popolare e amata dai fedeli. In essa Maria viene invocata come Madre di Dio, Vergine, Madre del Verbo incarnato… titoli in rapporto alla sua divina maternità, oppure con altri legati alla sua funzione nel mistero della redenzione: potente nell’intercessione, baluardo inespugnabile, fonte di misericordia, causa di letizia, fonte di incorruttibilità, torre di sicurezza. Nella liturgia del 15 agosto i testi dell’ufficiatura e della divina Liturgia «tropari», «kontàkia» sottolineano la gioia e l’allegrezza. Non il lutto, non il pianto per la morte, bensì la celebrazione, nel senso più forte e più liturgico del termine, del transito della Madre di Dio. I testi della festa centrano il mistero di Maria nel progetto della redenzione: protettrice, fonte di vita, trono dell’Altissimo, Madre dell’eterna luce, Madre di Dio; essa è, come le altre creature, sottomessa alla morte, ma la vita che da Lei è nata la fa nascere alla vera Vita.
La Liturgia di questo giorno, con delle espressioni poetiche, manifesta e confessa quella che è la fede della Chiesa: «La fonte della vita è deposta in un sepolcro; la tomba diviene scala per il cielo». La professione di fede dei primi Concili della Chiesa si rispecchia nella liturgia odierna: «Sposa tutta immacolata e Madre del beneplacito del Padre, colei che da Dio è stata prescelta come luogo della sua unione senza confusione, consegna oggi l’anima immacolata a Dio creatore».
La Liturgia Eucaristica dona oggi ai fedeli due testi del Nuovo Testamento. Il primo è il brano della seconda lettura: è il canto dell’umiliazione di Dio. Per glorificare e portare l’uomo sua creatura alla primitiva gloria e bellezza il Verbo di Dio si abbassa e si fa uomo. Il brano del Vangelo di Luca è applicato a Maria, alla Chiesa e a ogni cristiano chiamato a essere fedele all’ascolto della Parola di Dio. È come se la liturgia bizantina, chiudendo l’Anno Liturgico, - siamo nell’ultima grande festa del calendario - consegnasse alla Chiesa e a ogni cristiano questa parola del Vangelo: «Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica».
Infine l’icona della Dormizione della Madre di Dio ci propone quasi una celebrazione della morte della Madre di Dio. Cristo, in mezzo a un semicerchio, con gli angeli attorno, regge nelle sue braccia l’anima di sua Madre. Maria, poi - morta, o meglio addormentata - è messa nel mezzo dell’icona su un letto. Attorno gli Apostoli con delle donne piangenti. Tra essi, Pietro e Paolo, cioè tutta la Chiesa. Nell’icona odierna il letto di Maria è anche altare su cui si celebra la liturgia: gli apostoli attorno che celebrano, Cristo sul fondo, nell’abside, che presiede, Pietro che incensa al momento del grande ingresso.
Nella celebrazione della Dormizione, Maria diventa così prototipo, cioè modello, della salvezza per la Chiesa e per ogni cristiano. Maria, la Madre di Dio, accanto al Verbo incarnato, accanto al mistero della Chiesa, accanto al mistero dell’uomo: l’uomo turbato e perso condotto da Maria al porto che è Cristo; l’uomo oggetto della misericordia divina per mezzo della Madre di Dio; l’uomo rallegrato da colei che genera colui che è la gioia del mondo, Cristo; l’uomo salvato da Dio per l’incarnazione del Verbo nel seno di Maria.
Doveva toccare al Sommo Pontefice Pio XII, in comunione e con l’approvazione dei Vescovi di tutto il mondo cattolico, la responsabilità, ma anche la gloria di proclamare il grande dogma della Vergine Assunta in Cielo. È il Primo Novembre 1950, è una giornata di sole… Piazza San Pietro fin dalle prime ore del mattino brulica di gente. Ecco la figura maestosa e solenne di Pio XII in sedia gestatoria sotto uno sfavillante e dorato ampio baldacchino; una lunga fila di Cardinali e Vescovi con mitrie bianche lo segue; la folla occupa ogni spazio di Via della Conciliazione fino a Castel Sant’Angelo. Sono le 9,44. Un silenzio religioso domina la piazza; la commozione invade tutti: grandi e piccoli, dignitari e gente umile. La voce del Santo Padre si fa limpida, forte come uno squillo di tromba angelica, e annunzia al mondo intero: «Per l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che l’Immacolata Madre di Dio, sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica». Gli applausi sono scroscianti, prolungati; molti occhi si bagnano di lacrime. L’applauso è reso ancora più vibrante dal maestoso suono delle campane di Roma a cui fanno eco le campane delle Chiese Cattoliche del Mondo. Ventun colpi a salve delle artiglierie sul Monte Mario spezzano quell’aria mistica che riempie i polmoni di filiale soddisfazione. Ancora una volta si sono attuate le parole di Maria SS.: «Tutte le genti mi chiameranno beata». Questo dogma è stato atteso da 1950 anni!
Sia lodato Gesù Cristo.