Preghiera e Liturgia

Una, Santa, Cattolica, Apostolica

CredoChiesaCattolica«Tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa» Mt 16,18.


La Chiesa di Gesù Cristo ha quattro tratti essenziali, inseparabilmente congiunti fra loro: l'unità, la santità, la cattolicità e l'apostolicità. Queste caratteristiche sono un dono soprannaturale, che Cristo concede per mezzo dello Spirito Santo, e un compito a cui la Chiesa deve instancabilmente attendere. Nella Chiesa vi sono diversità di ministeri e il Salvatore ha dato alla Chiesa una costituzione gerarchica.

La Chiesa è una.
La Chiesa è una. Per la sua origine, in quanto affonda le sue radici nella comunione trinitaria, dove le tre Persone Divine, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio. Per il suo Fondatore, perché Gesù Cristo con il suo Sangue ha riconciliato gli uomini con Dio e fra di loro, chiamandoli a divenire membra di un solo Corpo, di cui egli è il Capo. Per la sua anima, lo Spirito Santo, che abita nella Chiesa come in un tempio ed è il principio della sua unità. L’unità della Chiesa è strettamente congiunta con la varietà dei doni di Dio e la diversità delle persone che la compongono. La molteplicità dei popoli e delle culture, la pluralità dei Carismi, la diversità delle funzioni, possono arricchire la stessa unità della Chiesa, purché «non manchi mai l’unità dello Spirito mediante il vincolo della pace» Ef 4,3. L’unità della Chiesa si manifesta nella professione dell’unica fede, nella liturgia e nella successione apostolica mediante il Sacramento dell’Ordine, il cui compito è di pascere il gregge di Dio. Questa Chiesa una e unica, che Gesù Cristo ha fondato e ha dato da pascere a Pietro, ne ha affidato a lui e agli altri Apostoli la guida. Tuttavia fin dalle origini e nel corso dei secoli, i peccati degli uomini hanno prodotto scissioni che feriscono l’unità del Corpo di Cristo: l’eresia, l’apostasia, lo scisma.
 
La Chiesa è Santa.
La Chiesa è santa, perché è unita a Gesù Cristo e ricolma dello Spirito Santo. È quindi la presenza di Dio che la rende santa. Tutti i membri della Chiesa, di ogni stato e condizione, sono chiamati alla santità, anche se in questa vita la santità è ancora imperfetta. La Chiesa, che è una sorgente di santità, per la presenza dell’Agnello Santo, innocente, immacolato, comprende nel suo seno anche i peccatori.
Fino alla fine dei tempi la zizzania sarà mescolata al buon grano Mt 13,24-30. Anzi, «tutti i membri della Chiesa, compresi i suoi ministri, devono riconoscersi peccatori» CCC 827. Non si possono non vedere i frutti mirabili di santità nella vita di molti fedeli che la Chiesa eleva all’onore degli altari. Nella pratica eroica delle loro virtù la Chiesa riconosce la potenza dello Spirito Santo che opera in lei e li propone ai fedeli «quali modelli e intercessori» LG 40. Nei momenti più difficili della storia della Chiesa i Santi sono sempre stati sorgente di risveglio nella fede e nel fervore spirituale. In particolare la Chiesa indica i fedeli la figura della Vergine Maria, nella quale la Chiesa è «senza macchia e senza ruga» ed è già «tutta santa». Proponendo a tutti i fedeli l’ideale della santità, la Chiesa ne precisa anche la via semplice e accessibile a tutti. Non sono infatti le imprese eccezionali a costituire la santità, ma la pratica dell’amore, anche nelle più piccole cose, come insegna Santa Teresa di Gesù Bambino.
 
La Chiesa è Cattolica.
La Chiesa è cattolica perché universale. Anzitutto perché in essa è presente Gesù Cristo con la totalità dei mezzi della salvezza che egli ha voluto: confessione di fede retta e completa, vita sacramentale e il ministero ordinato nella successione apostolica. La Chiesa universale non va intesa come la somma delle chiese locali. Infatti, in tutte le chiese locali è presente l’unica Chiesa di Gesù Cristo e perciò sono «formate a immagine della Chiesa universale» e in esse esiste «la sola e unica Chiesa Cattolica» CD 11. La Chiesa di Roma poi presiede alla carità CCC834. Per quanto riguarda il rapporto con il popolo ebraico, la Chiesa vi scopre il proprio legame che Dio ha scelto per primo per accogliere la sua Parola. «A differenza delle altre religioni non cristiane, la fede ebraica è già risposta alla rivelazione di Dio nell’antica alleanza» CCC 839.
Per quanto riguarda le altre religioni, la Chiesa riconosce in esse la ricerca, ancora «nelle ombre e nelle immagini», di un Dio ignoto, ma vicino. Perciò la Chiesa considera come una preparazione al Vangelo ciò che di buono e di vero si trova nelle altre religioni. L’affermazione secondo la quale «extra ecclesia nulla salus» - fuori della Chiesa non vi è salvezza - va intesa nel significato che «ogni salvezza viene da Cristo per mezzo della Chiesa» CCC 846. Rimane tuttavia «compito imprescindibile della Chiesa, e insieme sacro diritto, evangelizzare tutti gli uomini CCC 848.
 
La Chiesa è Apostolica.
La Chiesa è apostolica in quanto è fondata sugli Apostoli: perché gli Apostoli sono il fondamento sui quali è stata e rimane costruita Ef 2,20; perché trasmette, con l’aiuto dello Spirito Santo, l’insegnamento degli Apostoli; perché fino al ritorno di Cristo continua a essere istruita, santificata e guidata dai successori degli Apostoli, cioè dai Vescovi uniti al successore di Pietro e supremo pastore della chiesa cfr. AG 5. Gesù fin dall’inizio del suo Ministero «chiamò a se quelli che egli volle… né costituì dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare» Mc 3,13-14. Essi sono i suoi «inviati»: è il significato del termine greco «apostoloi» e per mezzo di loro Gesù continua la sua missione. «Nella missione degli Apostoli vi è un aspetto che non può essere trasmesso: essere testimoni scelti della Risurrezione del Signore e i fondamenti della Chiesa. Ma vi è anche un aspetto permanente della loro missione. Cristo ha promesso di rimanere con loro sino alla fine del mondo» CCC 860. Attraverso il Collegio Apostolico, con a capo il successore di Pietro, il Risorto realizza la sua promessa. Per questo ai Vescovi, che per divina istituzione sono succeduti agli Apostoli, si applicano le parole del Vangelo: chi li ascolta, ascolta Cristo, chi li disprezza disprezza Cristo. In ultima istanza si può bene affermare che Gesù Cristo, il fondatore della Chiesa, continua a governarla per mezzo di Pietro e degli altri Apostoli, presenti nei loro successori, nel Sommo Pontefice e nel Collegio dei Vescovi. Tuttavia va anche sottolineato che la Chiesa intera è Apostolica, in quanto è inviata in tutto il mondo. Questo significa che anche i fedeli partecipano a questa missione e hanno, insieme alla loro vocazione cristiana, anche la vocazione all’apostolato.
 
La diversità dei ministeri nella Chiesa.
I fedeli devono cooperare all’edificazione della Chiesa «secondo la condizione e i compiti propri di ciascuno» LG 32. Tuttavia, il Signore stesso ha voluto stabilire delle differenze fra le membra del suo Corpo, istituendo forme diverse di ministero, tutte però in funzione dell’unità della Chiesa e della sua missione. Vi sono così gli Apostoli e i loro successori, che hanno avuto da Cristo l’ufficio di insegnare, santificare e reggere in suo nome e con la sua autorità. Vi sono i laici, che, in forza del battesimo, partecipano dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, e hanno compiti propri da assolvere nella Chiesa e nel mondo. Vi sono infine i religiosi i quali si consacrano in modo speciale a Dio con la professione dei Consigli Evangelici di povertà castità e obbedienza e si impegnano a dare una particolare testimonianza di santità nella Chiesa e davanti al mondo.
 
Gesù Cristo ha dato alla Chiesa una gerarchia.
Gesù stesso è colui che ha istituito nella Chiesa i vari ministeri e già nel tempo della sua vita pubblica ha dato alla Chiesa quella configurazione che si è sviluppata lungo il corso dei secoli. Come un granellino di senapa la Chiesa è divenuta un grande albero, portando a maturazione il progetto del suo Fondatore. Il Vangelo del Regno è stato annunziato anzitutto da Gesù Cristo. Egli realizza il lieto annuncio della salvezza. Gesù dà testimonianza che la Redenzione del genere umano si attua nella sua vita e nella sua opera. Egli si presenta come il Salvatore e il Redentore di tutti gli uomini. Il Vangelo è l’annuncio di questo evento. Gesù Cristo stesso sceglie coloro che devono dare testimonianza fino agli estremi confini della terra. È un compito, un ufficio, un incarico che egli dà personalmente a testimoni da lui scelti. «Nessuno può darsi da sè il mandato e la missione di annunciare il Vangelo. L’inviato del Signore parla e agisce non per autorità propria, ma in forza della autorità di Cristo… nessuno può conferire a se stesso la grazia. Ciò suppone che vi siano dei ministri della grazia, autorizzati e abilitati da Cristo. Da lui i Vescovi e i presbiteri ricevono la missione e la facoltà cioè la sacra potestà di agire in persona di Cristo Capo… La Tradizione della Chiesa chiama Sacramento questo ministero, attraverso il quale gli inviati di Cristo compiono e danno per dono di Dio quello che dà se stessi non possono né compiere, né dare. Il ministero della Chiesa viene conferito mediante uno specifico Sacramento» CCC 875. Il loro compito è di donare la salvezza. Sono come i canali che portano l’acqua dalla sorgente ai campi assetati. In quanto rappresentano Cristo hanno autorità, ma sempre nella consapevolezza che «la Parola e la grazia di cui sono i ministri non sono loro, ma di Cristo che le ha loro affidate per gli altri» CCC 876. Sono «servi di Cristo» Rm 1,1 al servizio degli altri. Devono farsi tutto a tutti perché Cristo sia diffuso e comunicato. Il ministero ecclesiale ha un aspetto personale in quanto «ognuno è chiamato personalmente» CCC 878 e deve rispondere di persona, sia a Cristo come alla Chiesa, di come lo avrà esercitato. Ma ha anche un «carattere e collegiale» perché Gesù ha scelto i dodici insieme e li ha mandati insieme. «Per questo ogni Vescovo esercita il suo ministero in seno al Collegio Episcopale, in comunione con il Vescovo di Roma, successore di San Pietro e capo del Collegio. I Sacerdoti esercitano il loro ministero in seno al presbiterio della diocesi, sotto la direzione del loro Vescovo» CCC 877.
 
Il Collegio Episcopale e il suo capo, il Papa.
La struttura gerarchica della Chiesa è ben visibile nei Vangeli laddove appare con chiarezza che Gesù Cristo ha scelto i «Dodici» sotto forma di un collegio o di un gruppo stabile, del quale mise a capo Pietro, scelto di mezzo a loro… Come San Pietro e gli altri Apostoli costituirono, per istituzione del Signore, un unico collegio apostolico, similmente il romano Pontefice, successore di Pietro e i Vescovi, successori degli Apostoli, sono fra loro uniti» LG 19;22. È fondamentale il passo del Vangelo nel quale appare evidente la volontà di Cristo di fare di Simone, al quale diede il nome di Pietro, la pietra su cui costruire la sua chiesa Mt 16,18. A lui ne ha affidato le chiavi Mt 16,19. Lui ha costituito pastore di tutto il gregge Gv 21,15-17. Tuttavia, l’incarico di legare e sciogliere, che è stato dato al solo Pietro, è stato pure concesso al collegio apostolico, unito al suo capo Mt 18,18. «Il romano Pontefice, in virtù del suo ufficio di Vicario di Cristo e di Pastore di tutta la Chiesa, ha sulla Chiesa la potestà piena, suprema e universale, che può sempre esercitare liberamente Il collegio o corpo dei Vescovi non autorità se non lo si concepisce insieme con il romano Pontefice… quale suo capo» LG 22.  I singoli Vescovi sono il principio visibile e il fondamento dell’unità nelle loro chiese locali.
 
Il carisma dell'infallibilità.
Il Collegio Episcopale con il suo capo, il Papa, svolge l’ufficio di insegnare, di santificare e di governare la Chiesa.
In questo modo adempie il compito affidatogli da Cristo Buon Pastore. Al dovere di annunciare il Vangelo in tutto il mondo, secondo il comando del Signore Mc16,15, si connette il tema di grande importanza che riguarda l’infallibilità del Magistero Ecclesiastico. L’infallibilità è propria di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, la Verità e la Luce del mondo. Egli ha voluto rendere partecipe la Chiesa della sua infallibilità cfr LG 25. Gesù Cristo, però, al fine di salvaguardare delle deviazioni e dai tradimenti della verità e per garantire la possibilità di professare senza errore l’autentica fede, «ha dotato i Pastori del carisma dell’infallibilità in materia di fede e di costumi» CCC 890. Si tratta di un dono e di un compito pastorale del Magistero, affinché il popolo di Dio rimanga nella verità e cammini in essa. Esso riguarda in primo luogo il romano Pontefice, il quale è infallibile quando «proclama con un atto definitivo una dottrina riguardante la fede o la morale» LG25. L’infallibilità «risiede pure nel Corpo episcopale quando questi esercita il supremo magistero col successore di Pietro, soprattutto in un Concilio Ecumenico» LG25. Quando il Magistero della Chiesa si esprime in modo infallibile, è necessaria nei fedeli «l’obbedienza della fede» LG 26. È agli Apostoli e ai loro successori infatti che Cristo ha detto: «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato» Lc10,16.
 
La missione dei laici.
I laici partecipano della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo e perciò sono chiamati a svolgere dei compiti loro propri sia nella Chiesa come nel mondo cfr. LG 31. Tuttavia, è innanzitutto nel mondo che si realizza la loro vocazione, ordinando al Regno di Dio le cose temporali. Essi «si trovano sulla linea più avanzata della vita della Chiesa. Grazie a loro la Chiesa è il principio vitale della società» Pio XII. In virtù dei Sacramenti del Battesimo e della Cresima anche i laici, come tutti i fedeli, hanno ricevuto da Dio l’incarico dell’apostolato. «Pertanto hanno l’obbligo e godono del diritto, individualmente o riuniti in associazioni, di impegnarsi affinchè il messaggio divino della salvezza sia conosciuto e accolto da tutti gli uomini e su tutta la terra CCC 900.
La partecipazione dei laici al sacerdozio di Cristo, l’impegno a fare della vita quotidiana un sacrificio offerto a Dio: «Tutte le opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale se sono compiuti nello Spirito e persino le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo e queste cose nella celebrazione dell’Eucaristia sono piissimamente offerte al Padre insieme all’oblazione del corpo del Signore» CCC 901. In modo particolare i genitori sono i sacerdoti di quella «chiesa domestica» che è la famiglia modellandola sull’esempio della Famiglia di Nazareth e attendendo all’educazione cristiana dei figli. Anche nei servizi liturgici i laici possono rivestire dei ruoli come quelli di lettori e di accoliti. Ove poi lo suggerisca la necessità della Chiesa, possono supplire ad alcuni uffici, come «esercitare il ministero della Parola, presiedere alle preghiere liturgiche, amministrare il Battesimo e distribuire la Santa Comunione, secondo le disposizioni del diritto» Codice Diritto Canonico 233. I laici partecipano all’ufficio profetico di Cristo anzitutto attraverso la testimonianza della fede. «Istruire qualcuno per condurlo alla Fede è il compito di ogni predicatore e anche di ogni credente» San Tommaso d’Aquino. Per la loro partecipazione all’ufficio regale di Gesù Cristo i laici possono essere chiamati a dare la loro collaborazione ai pastori nel servizio alla comunità ecclesiale.
 
La vita consacrata.
L’essenza della vita consacrata consiste nella professione dei Consigli Evangelici di povertà castità e obbedienza. «È la professione di tali Consigli, in uno stato di vita stabile riconosciuto dalla Chiesa, che caratterizza la vita consacrata a Dio» LG 42; PC1. Questa consacrazione ha lo scopo di vivere più la consacrazione ricevuta nel Battesimo mediante una vita totalmente dedicata a Dio. «Coloro che camminano in questa via più stretta testimoniano in modo splendido che il mondo non può essere trasfigurato è offerto a Dio senza lo spirito delle Beatitudini» CCC 932. I consacrati, pur camminando sulle vie del tempo, hanno il cuore costantemente rivolto all’eternità e con la loro vita, sia pubblica, come nascosta, testimoniano l’attesa della venuta di Cristo, la Risurrezione e la gloria del Regno celeste. La vita consacrata ha conosciuto, nella storia della Chiesa, molte espressioni, sia nelle forme della vita solitaria, come in quelle della vita comune, dando origine a numerose Famiglie religiose, come risposta dello spirito alle esigenze dei tempi.
La vita religiosa è un filone particolarmente fiorente della vita consacrata e si distingue dalle altre forme per «l’aspetto culturale, la professione pubblica dei Consigli Evangelici, la vita fraterna condotta in comune» CCC 925. La storia attesta i grandi meriti delle Famiglie religiose nella propagazione della fede e nella formazione di nuove Chiese, dalle antiche istituzioni monastiche e dagli ordini medioevali fino alle moderne congregazioni RM 69. Recentemente sono sorte nuove forme di vita consacrata come gli istituti secolari. In effetti i fedeli «vivendo nel mondo tendono alla perfezione della carità e si impegnano nella santificazione del mondo soprattutto operando all’interno di esso» Codice di Diritto Canonico 710.

Sia lodato Gesù Cristo.


ATTO DI FEDE.
Mio Dio,
perché sei verità infallibile,
credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato
e la santa Chiesa ci propone a credere.
Ed espressamente credo in te,
unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte,
Padre, Figlio e Spirito Santo.
E credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio,
incarnato e morto per noi,
il quale darà a ciascuno, secondo i meriti,
il premio o la pena eterna.
Conforme a questa fede voglio sempre vivere.
Signore, accresci la mia fede.

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