Credo nello Spirito Santo
Vieni Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli
e accendi in essi il fuoco del tuo amore.
La teologia dello Spirito Santo non è certo una novità nella tradizione della Chiesa, che ha sempre avuto la consapevolezza di essere nata nel giorno di Pentecoste. Gli scritti del Nuovo Testamento sono ricchissimi di riferimenti allo Spirito Santo e le controversie cristologiche dei primi secoli hanno portato la Chiesa a professare, insieme alla divinità di Gesù Cristo, anche quella dello Spirito Santo.
La caratteristica propria della terza Persona della SS. Trinità è quella di operare nel silenzio e nel nascondimento. Ci rivela il Figlio e il Padre agendo nell’intimo dei nostri cuori senza che noi ce ne accorgiamo. Si muove come il vento, il quale soffia dove vuole, ma «non sai da dove viene e dove va» Gv 3,8. A volte corriamo il rischio di non avvertire la presenza dello Spirito Santo e di dimenticare la sua missione. In realtà, le tre Persone divine compiono insieme l’opera della creazione e della redenzione, ognuna secondo ciò che le è proprio. In particolare, è necessario comprendere che vi è una «missione congiunta» del Figlio e dello Spirito Santo. Quando il Verbo si fa carne nel grembo della Vergine Maria, questo avviene per l’azione dello Spirito Santo. L’incarnazione e l’unzione vedono insieme all’opera la seconda e la terza Persona della SS. Trinità. Tutta la vita di Gesù Cristo è una missione congiunta del Figlio e dello Spirito Santo. Tuttavia, la piena rivelazione dello Spirito Santo avviene nel giorno della Pentecoste, quando si realizza la promessa di Gesù Cristo di inviare lo Spirito Santo sulla Chiesa, in modo tale che sia con essa sempre. A partire da quel momento la missione congiunta del Figlio e dello Spirito Santo si identifica con la missione della Chiesa. È perciò giusto affermare che se la Chiesa è il Corpo di Cristo, lo Spirito Santo ne è l’anima. Lo Spirito Santo è il dono per eccellenza della redenzione operata da Gesù Cristo. È l’amore del Padre e del Figlio donato agli uomini, che zampilla come fonte perenne nel cuore della Chiesa e che viene donato attraverso i suoi sacramenti. È lo Spirito Santo che purifica dai peccati, riveste della grazia santificante, che eleva alla dignità di figli ed è la caparra della vita eterna. Egli è «il dolce ospite dell’anima», che con le sue ispirazioni e le sue illuminazioni conduce le anime, con soavità e fermezza, fino alle vette più alte della santità.
Lo Spirito Santo ci rivela il Padre e il Figlio.
Dio è nel suo intimo un rapporto di amore. Mentre la ragione umana può, sia pure aiutata dalla grazia, affermare che esiste un essere supremo, non può tuttavia conoscerne l’intima natura se non per mezzo della divina rivelazione. Ciò che è specifico dello Spirito Santo è di suscitare la fede nel Padre e nel Figlio, restando nascosto. Infatti «nessuno può dire: “Gesù è il Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo» 1Cor 12,3. E ancora: «Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del Figlio suo che grida: “Abba, Padre!”» Gal 4,6. La fede nel Padre e nel Figlio è possibile solo nello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è stato non ha torto chiamato il «Dio sconosciuto», perché non di rado i credenti lo ignorano, anche a causa dell’umile silenzio della sua azione. Tuttavia, quella vita divina, conferita loro nel Battesimo, che ha la sua sorgente nel Padre ed è offerta nel Figlio, viene loro comunicata intimamente e personalmente nello Spirito Santo. «Senza lo Spirito non è possibile vedere il Figlio di Dio e senza il Figlio nessuno può avvicinarsi al Padre, perché la conoscenza del Padre è il Figlio, e la conoscenza del Figlio di Dio avviene per mezzo dello Spirito Santo» S. Ireneo. Lo Spirito Santo è l’ultimo nella rivelazione delle Persone della Santissima Trinità.
Tuttavia «con la sua grazia è il primo nel destare la nostra fede e nel suscitare la vita nuova che consiste nel conoscere il Padre è colui che ha mandato, Gesù Cristo» CCC 684. È lui che ci rivela i segreti di Dio, perché solo lui li conosce 1Cor 2,11. Egli è colui che ci fa udire la voce del Padre per mezzo dei Profeti: «Lui, però, non lo sentiamo» CCC 687. Allo stesso modo egli ci rivela il Verbo e ci dispone ad accoglierlo, ma «non parla da sé» Gv 16,13. Colui che è all’opera con il Padre e il Figlio nel piano divino della creazione e della redenzione è dunque l’ultimo ad essere rivelato. «È solo negli ultimi tempi, inaugurati con l’incarnazione del Figlio, che egli viene rivelato e donato, riconosciuto e accolto come Persona» CCC 686. E tuttavia, anche dopo la sua rivelazione, agisce nascondendosi. Questa rivelazione progressiva del mistero trinitario fa parte, secondo i Padri della Chiesa, della pedagogia di Dio, che nella rivelazione delle verità di fede procede tenendo conto dei limiti della natura umana. Al riguardo così si esprime San Gregorio Nazianzeno: «L’Antico Testamento proclamava chiaramente il Padre, più oscuramente il Figlio. Il Nuovo Testamento ha manifestato il Figlio e ha fatto intravedere la divinità dello Spirito Santo».
La missione congiunta del Figlio e dello Spirito.
Fin dai primi secoli la Chiesa ha dovuto difendere il mistero trinitario, affermando autorevolmente come verità di fede sia la divinità del Figlio come quella dello Spirito Santo. Non sono mancati infatti (e non mancano) i tentativi di ridurre il Figlio e lo Spirito al rango creatura, vanificando in questo modo i fondamenti stessi della fede cattolica. Il secondo Concilio Ecumenico nel 381 a Costantinopoli ha proclamato la fede apostolica affermando che lo Spirito Santo «è Signore e da la vita». Con questa espressione venivano così ribadite la natura divina dello Spirito Santo e la sua specifica attività. Credere nello Spirito Santo «significa dunque professare che lo Spirito Santo è una delle Persone della Santissima Trinità, della stessa sostanza del Padre e del Figlio e che con il Padre il Figlio è adorato e glorificato» CCC 685. Il Concilio di Costantinopoli afferma che lo Spirito Santo «procede dal Padre». in questo modo la Chiesa riconosce il Padre come «la fonte e l’origine di tutta la divinità» Concilio di Toledo VI anno 638. Tuttavia, l’origine eterna dello Spirito Santo non è senza legame con quella del Figlio: «Lo Spirito Santo, che è la terza Persona della Trinità, è Dio, uno e uguale al Padre e al Figlio, della stessa sostanza e della stessa natura… tuttavia non si dice che egli è soltanto lo Spirito del Padre, ma che è, a un tempo, lo Spirito del Padre e del Figlio» Concilio di Toledo XI anno 675. «Quando il Padre invia il suo Verbo, invia sempre il suo Soffio: missione congiunta in cui il Figlio e lo Spirito Santo sono distinti ma inseparabili» CCC 689. Vengono inviati insieme, ognuno con la sua specifica missione. Cristo, che è l’immagine visibile del Dio invisibile, è colui che appare, ma è lo Spirito Santo che lo rivela. Allo stesso modo Gesù è il Cristo perché «unto», ma lo Spirito ne è l’unzione. Questo avviene nell’incarnazione, quando il Verbo e lo Spirito, inviati dal Padre, realizzano insieme il più inconcepibile degli eventi. L’incarnazione del Verbo non sarebbe stata possibile senza il contemporaneo invio dello Spirito Santo.
Il nome e i simboli dello Spirito Santo.
Ogni Persona divina ha un nome proprio: «Padre» per indicare colui che genera; «Figlio» per indicare colui che è eternamente generato; «Spirito Santo» per indicare colui che procede eternamente dall’uno e dall’altro. Lo Spirito Santo è dunque un «soffio» di amore, in quanto la parola «Spirito» traduce il termine ebraico «Ruah», che significa soffio, aria, vento. Come i nomi propri del Padre del Figlio ci sono stati rivelati da Gesù stesso, la medesima cosa si può affermare dello Spirito Santo. Nel dialogo con Nicodemo, infatti, egli utilizza l’immagine sensibile del vento per indicare colui che è il Soffio di Dio, lo Spirito divino in persona Gv 3,5-8. Nell’invio dei discepoli in tutto il mondo Gesù li esorta ad ammaestrare tutte le nazioni «battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» Mt 28,19. Tuttavia, il Nuovo Testamento chiama lo Spirito Santo con altri nomi, ad indicare la sua azione nell’opera della redenzione. In particolare Gesù, nel momento in cui promette la sua venuta, lo chiama «Paracletos» che letteralmente significa «Colui che è chiamato vicino» e che abitualmente viene tradotto col nome di «Consolatore», oppure «Avvocato» Gv 14,16.26; 15, 26; 16, 7. Tuttavia, è Gesù stesso il primo «Paracletos», perché, precisa l’apostolo Giovanni, «Se abbiamo peccato abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto» 1Gv 2,1. Inoltre, Gesù chiama lo Spirito Santo «Spirito di verità» Gv 16,13. Suo compito infatti è quello di guidare la Chiesa «alla verità tutta intera» e di «annunziare le cose future» Gv 16,8. Oltre al suo nome proprio, che è il più usato negli Atti degli Apostoli e nelle lettere di San Paolo, troviamo nel Nuovo Testamento molti altri appellativi per indicare la Persona e l’opera dello Spirito Santo: «Spirito promesso» Ef 1,13; «Spirito da figli» Rm 8,15; «Spirito di Cristo» Rm 8,9; «Spirito di Gloria» 1Pt 4,14. Tutta la vita cristiana è vista, in particolare dall’apostolo Paolo, come l’opera di santificazione compiuta dallo Spirito Santo per edificare il Corpo di Cristo a gloria di Dio Padre. Numerosi poi sono nella Sacra Scrittura i simboli dello Spirito Santo, ripresi sovente nella liturgia della Chiesa.
Il simbolo dell’acqua significa l’azione dello Spirito Santo nel Battesimo. Allo stesso modo lo Spirito è simboleggiato dall’Acqua viva che scaturisce dal cuore di Cristo Crocifisso come dalla sua sorgente Gv 19,34 e che zampilla in noi per la vita eterna Gv 4,14.
Il simbolo dell’unzione con l’olio è particolarmente significativo, perché la prima «unzione» compiuta dallo Spirito Santo è quella di Gesù. Egli è il Messia, che significa «Unto» perché ha ricevuto l’unzione dallo Spirito Santo fin dal momento del suo concepimento nel grembo della Vergine Maria. La sua umanità diviene così quella pienezza dalla quale noi tutti riceviamo «grazia su grazia» Gv 1,16. Il simbolismo del fuoco esprime l’energia trasformante dello Spirito Santo, soprattutto quando dona lo spirito profetico. Elia «sorse simile al fuoco» e la sua parola «bruciava come fiaccola» Sir 48,1. Giovanni il Battista cammina dinanzi al Signore «con la forza e lo spirito di Elia» Lc 1,17 e annunzia il Cristo come colui che «battezzerà in Spirito Santo e fuoco» Lc 3,16. Gesù afferma a sua volta: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso» Lc 12,49. Infine, il mattino di Pentecoste lo Spirito si posa sui discepoli sotto forma «di lingue come di fuoco» At 2,3. L’ardore e la forza purificatrice dello Spirito devono caratterizzare quindi la vita cristiana, esposta alla tentazione della tiepidezza Ap 3,16. Di qui l’esortazione dell’apostolo: «Non spegnete lo Spirito» 1Ts 5,19. Il simbolo della nube e della luce sono anch’esse segni dello Spirito Santo nelle teofanie sia dell’Antico come del Nuovo Testamento. «La nube, ora oscura, ora luminosa, rivela il Dio vivente e Salvatore, velando la trascendenza della sua gloria» CCC 697. Questo si verifica con Mosè sul monte Sinai Es 24,15-18 e con Salomone al momento della dedicazione del tempio 1Re 8, 10.12. «L’ombra» dello Spirito Santo scende sulla Vergine Maria, affinché concepisca e dia alla luce Gesù Lc 1,35. Sul Monte Tabor lo Spirito Santo è simboleggiato dalla nube che avvolge Gesù, Mosè, Elia e gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Una nube infine sottrae Gesù alla vista dei discepoli il giorno dell’Ascensione At 1,9 e una nube rivelerà il Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria a giudicare il mondo Lc 21,27.
Un altro simbolo è quello del Sigillo. Come su Cristo «Dio ha messo il suo sigillo» Gv 6,27, così il Padre segna anche noi con il suo sigillo 2Cor 1,22; Ef 1,13, che è un segno di appartenenza. «Poiché indica l’effetto indelebile dell’unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Ordine, l’immagine del Sigillo è stata utilizzata in alcune tradizioni per esprimere il carattere indelebile impresso da questi tre sacramenti che non possono essere ripetuti CCC 698.
L'imposizione delle mani è anch’essa un simbolo che indica la effusione dello Spirito Santo. Con essa Gesù guarisce i malati Mc 6,5 e benedice i bambini Mc 10,16. Mediante l’imposizione delle mani gli apostoli donano lo Spirito Santo. Anche il dito può indicare la potenza dello Spirito, come canta l’inno Veni Creator Spiritus: «Dexterae Dei tu digitus» - dito della mano di Dio. È infatti «con il dito di Dio» che Gesù scaccia i demoni Lc 11,20.
Il simbolo della colomba, come immagine dello Spirito Santo, ha avuto una grande affermazione nell’iconografia cristiana. Quando Cristo esce dall’acqua del suo Battesimo lo Spirito Santo scende su di lui sotto forma di colomba e vi rimane Mt 3,16. Il riferimento è alla colomba del diluvio, simbolo del Battesimo, la quale torna con un ramo di ulivo a indicare che la terra è di nuovo abitabile Gn 8,8-12. Allo stesso modo lo Spirito Santo scende nel cuore rinnovato dei battezzati, ormai divenuti nuove creature, per prendervi dimora.
Lo Spirito Santo nel tempo dell'attesa.
Il progetto della creazione e della redenzione è opera delle tre Persone divine. Avendo la SS. Trinità una sola natura, ne consegue che abbia una sola e medesima operazione. «Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre principi della creazione, ma un solo principio» Concilio di Firenze anno 1442. Tuttavia ogni Persona divina compie l’operazione comune secondo la sua specifica proprietà. In questo modo, soprattutto mediante la missione del Figlio e dello Spirito Santo, si viene a conoscenza sia dell’unica natura divina come delle proprietà di ogni Persona. Lo Spirito Santo, insieme al Verbo e al Padre, opera fin dalle origini al piano divino di infinita misericordia manifestando ciò che gli è proprio. «La Parola di Dio e il suo Soffio sono all’origine dell’essere e della vita di ogni creatura» CCC 703. «Quanto all’uomo, Dio l’ha plasmato con le sue proprie mani, cioè il Figlio e lo Spirito Santo» S. Ireneo di Lione. Dalle origini fino «alla pienezza del tempo» Gal 4,4 la missione congiunta del Padre, del Verbo e dello Spirito Santo rimane nascosta ma è all’opera. In particolare lo Spirito di Dio prepara il tempo del Messia. L’uno e l’altro non sono ancora pienamente rivelati, ma sono già promessi. Lo Spirito Santo opera silenziosamente in tutti coloro che hanno composto i libri sacri. Egli «ha parlato per mezzo dei Profeti» preparando il grande evento dell’incarnazione. Quando il tempo sta per compiersi, l’azione dello Spirito Santo si fa più manifesta. Giovanni è ricolmato «di spirito santo fin dal seno di sua madre» Lc 1,15 da Cristo stesso, che la Vergine Maria aveva da poco concepito, essendo stata adombrata dallo Spirito Santo. Giovanni è «più che un profeta» Lc 7,26 e nel medesimo tempo è «quella Elia che deve venire» Mt 17,10.13. In lui lo Spirito Santo completa il suo compito di parlare per mezzo dei Profeti. Per mezzo di Giovanni lo Spirito prepara la via al Messia che viene Gv 1,23. Più ancora, lo Spirito di verità per mezzo di Giovanni già rende testimonianza alla Luce, abitando nel Cristo il Figlio di Dio e l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo Gv 1,33-36. Ma è soprattutto la Vergine Maria il capolavoro dello Spirito quando giunge la pienezza del tempo. «Lo Spirito Santo ha preparato Maria con la sua grazia. Era conveniente che fosse piena di grazia la Madre di colui nel quale abitava tutta la pienezza della divinità Col 2,9. Per pura Grazia ella è stata concepita senza peccato come la creatura più umile e più capace di accogliere il Dono dell’Onnipotente» CCC 722. Per opera dello Spirito Santo la verginità di Maria diviene feconda ed ella concepisce e da’ alla luce il Figlio di Dio.
Lo Spirito Santo nella pienezza dei tempi.
Il momento dell’incarnazione segna lo spartiacque fra il momento dell’attesa e la pienezza dei tempi, quando si compie la missione del Figlio e dello Spirito Santo. Il Verbo si fa carne nel grembo della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo. Il Verbo incarnato è «Unto» dallo Spirito del Padre fin dal momento dell’incarnazione: Gesù è Cristo, il Messia. L’evento centrale della storia della salvezza si realizza grazie alla missione del Figlio e dello Spirito per opera del Padre. Tutta la vita di Gesù Cristo, a partire dal momento del suo concepimento, è sotto il segno dell’azione dello Spirito. «L’intera opera di Cristo è missione congiunta del Figlio e dello Spirito Santo» CCC 727. I Vangeli mostrano Gesù Cristo come Redentore e Salvatore. Tuttavia, lo Spirito Santo, benché nascosto, è presente in pienezza nella sua Persona, nella sua Parola e nelle azioni che compie. Gesù fa comprendere che la salvezza consiste nel dono dello Spirito che egli darà a tutti gli uomini. Lo lascia intuire a Nicodemo Gv 3,5-8, alla Samaritana Gv 4,10 e a coloro che partecipano alla festa delle Capanne Gv 7,37-39. Lo dice chiaramente ai suoi Apostoli a proposito delle richieste nella preghiera Luca 1,13 e della testimonianza che dovranno dare durante le persecuzioni Mt 10,19-20. Durante l’Ultima Cena Gesù promette solennemente la venuta dello Spirito. «Lo Spirito Santo verrà, noi lo conosceremo, sarà con noi per sempre, dimorerà con noi, ci insegnerà ogni cosa e ci ricorderà tutto ciò che Cristo ci ha detto e gli renderà testimonianza, ci condurrà alla verità tutta intera» CCC 729. Quando il mistero pasquale di morte e risurrezione si compie, Gesù dona lo Spirito Santo «alitando» sui suoi discepoli, rinchiusi nel cenacolo per timore dei Giudei Gv 20,22. A partire da questo evento «la missione di Cristo e dello Spirito Santo diviene la missione della Chiesa. Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi» CCC 730.
L’opera dello Spirito Santo nella Chiesa.
Il giorno di Pentecoste è quello in cui lo Spirito Santo «si è manifestato, donato e comunicato come Persona divina: dalla sua pienezza Cristo Signore effonde lo Spirito… in questo giorno è pienamente rivelata la SS. Trinità. Da questo giorno il regno annunziato da Cristo è aperto a coloro che credono in lui» CCC 731-732. Tuttavia, in questa opera di salvezza lo Spirito Santo svolge un’azione che gli è propria: «Manifesta agli uomini il Signore risorto, ricorda loro la sua parola, apre il loro spirito all’intelligenza della sua morte e risurrezione. Rende loro presente il mistero di Cristo, soprattutto nell’Eucaristia al fine di riconciliarli e di metterli in comunione con Dio, perché portino molto frutto» CCC 737. Come il corpo umano privato dell’anima diviene un cadavere, allo stesso modo la Chiesa senza lo Spirito di Cristo e del Padre sarebbe un corpo morto, un tralcio secco, un’organizzazione umana come tante altre. È la presenza dello Spirito che dà la vita che fa della Chiesa lo strumento divino dell’umana salvezza.
I doni dello Spirito Santo.
La terza persona della SS. Trinità è il dono di amore che il Padre e il Figlio scambiano fra loro ed effondono sull’umanita come frutto della redenzione. Infatti «Dio è amore» 1Gv 4,8. 16. Questo amore è stato riversato nei nostri cuori «per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato» Rm 5,5. Il primo effetto dell’amore divino è la remissione dei peccati. Essa avviene mediante i sacramenti del battesimo e della riconciliazione. Le anime morte a causa del peccato riprendono vita e quelle ferite vengono risanate. Esse divengono il tempio del Dio vivente. Il dono dello Spirito Santo rende l’uomo capace di amare come Dio ci ha Amati 1Gv 4,11-12. Innestato come un tralcio sulla vera Vite, il cristiano produce i frutti dello Spirito che sono «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» Gal 5,22-23. «Con lo Spirito Santo che rende spirituali, c’è la riammissione al Paradiso, il ritorno alla condizione di figlio, il coraggio di chiamare Dio Padre, il diventare partecipi della grazia di Cristo, l’essere chiamato figlio della luce, il condividere la gloria eterna» San Basilio Magno.
Sulla scia di un testo del profeta Isaia, la tradizione spirituale ha elaborato una dottrina sui sette doni dello Spirito Santo: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timor di Dio, diventata un patrimonio della vita cristiana.
La Sapienza è un abito soprannaturale di cui è rivestita l’anima in grazia, in base al quale giudichiamo rettamente di Dio e delle cose spirituali, attraverso le loro ultime e alte cause. Grazie al dono della Sapienza l’anima acquista il senso delle cose divine e impara a vedere la realtà dal punto di vista di Dio.
L’intelletto abilita l’anima alla conoscenza delle verità di Dio e anche di quelle verità naturali che è necessario conoscere per conseguire il fine soprannaturale. Grazie al dono dell’intelletto viene portata a perfezione la virtù della fede.
Il Consiglio porta alla perfezione la virtù della prudenza. Per mezzo di esso l’anima giudica rettamente, in casi particolarmente difficili, ciò che bisogna fare in ordine al fine soprannaturale. Laddove la virtù della prudenza procede attraverso la meditazione e la riflessione, il dono del Consiglio permette di cogliere, per intuizione immediata, la volontà di Dio da compiere anche nelle situazioni più problematiche.
La Fortezza irrobustisce l’anima in modo tale che sia capace di praticare ogni genere di virtù eroiche con l’invincibile sicurezza di superare i più grandi pericoli o difficoltà che possano sorgere. Questo dono riveste l’anima di forza divina, in modo tale che possa sopportare prove straordinarie, compiere le azioni più ardue e superare le difficoltà più gravi.
La Scienza eleva l’intelligenza dell’uomo in modo tale da poter giudicare rettamente delle cose create in ordine al fine soprannaturale. Grazie al dono della Scienza l’intelletto umano, illuminato dalla luce dello Spirito Santo, coglie l’intimo rapporto fra la creazione e il suo Creatore. Vede le cose nel loro procedere da Dio e nel loro ritornare a Lui.
Il dono della Pietà infonde nell’anima, per virtù dello Spirito Santo, uno speciale affetto filiale verso Dio, considerato come Padre, e un sentimento di fratellanza con gli uomini in quanto figli del medesimo Padre e nostri fratelli.
Il dono del timore di Dio suscita, insieme all’amore per Dio, anche un atteggiamento di rispetto per la sua infinita maestà e santità, unitamente alla consapevolezza della nostra indegnità. L’anima che ha il timore di Dio non viene meno alla fiducia, ma acquisisce una docilità speciale, sottomettendosi totalmente alla divina volontà.
Sia lodato Gesù Cristo.
ATTO DI FEDE.
Mio Dio,
perché sei verità infallibile,
credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato
e la santa Chiesa ci propone a credere.
Ed espressamente credo in te,
unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte,
Padre, Figlio e Spirito Santo.
E credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio,
incarnato e morto per noi,
il quale darà a ciascuno, secondo i meriti,
il premio o la pena eterna.
Conforme a questa fede voglio sempre vivere.
Signore, accresci la mia fede.