Preghiera e Liturgia

Di là verrà a giudicare i vivi e i morti

GiudicherivivieimortiOgni azione sarà valutata, ogni esistenza pesata,
ogni cuore vagliato. 
Nulla sfuggirà all'Onnipotente.


Gesù Risorto ed elevato al cielo ritornerà ancora sulla terra con grande potenza e gloria per giudicare i vivi e i morti. La seconda venuta di Cristo è uno dei temi affascinanti del Nuovo Testamento e caratterizza profondamente la spiritualità della Chiesa nascente, tutta protesa verso l’avvento del suo Signore.

L’attesa della venuta finale è una delle componenti essenziali del messaggio cristiano e la sua presenza nella catechesi della Chiesa è fondamentale per alimentare la virtù della speranza. Ci sono state delle epoche, nel cammino bimillenario della Chiesa, durante le quali questa speranza si è affievolita, lasciando un vuoto. Oggi, in una fase difficile e drammatica della storia, in cui il futuro dell’umanità è a rischio, nella Chiesa si stanno risvegliando la tensione degli ultimi tempi e la dimensione pellegrinante della sua presenza nel mondo. La seconda venuta di Cristo è un articolo indiscutibile di fede, chiaramente espresso nella divina rivelazione e proposto con autorità dal Magistero della Chiesa in particolare nel nuovo Catechismo. Alla fine l’umanità sarà giudicata dal Figlio di Dio fatto uomo, suo Salvatore e Redentore, come nel momento stesso della morte sarà giudicata ogni anima. Il Padre, infatti, ha rimesso al Figlio il potere di giudicare.
 
Il «mistero di iniquità», che agisce contro la Chiesa lungo tutto il suo pellegrinaggio terreno, alla fine verrà relegato per sempre nel buco nero dell’impotenza. Tuttavia l’attività di seduzione e di persecuzione del potere delle tenebre, che, nonostante la vittoria di Cristo Risorto, insidia instancabilmente i credenti, avrà nell’imminenza della fine la sua più violenta manifestazione. La venuta di Cristo giudice sarà preceduta dallo scatenamento finale del male. In questo contesto si colloca la «massima impostura», cioè quella dell’Anticristo. Molti credenti ripudieranno la verità perdendo la fede. Alla speranza trascendente sostituiranno una speranza terrena nell’illusione di risolvere senza Dio e contro Dio i problemi dell’esistenza. L’anticristo passerà al vaglio il popolo di Dio e scatenerà nei suoi confronti la più grande persecuzione. La Chiesa entrerà nel regno eterno del suo Signore rivivendo la sua passione, morte e risurrezione. Satana si illuderà di ottenere la vittoria, eliminando la Fede e la Chiesa dal mondo. Ma proprio allora suonerà la tromba della sua definitiva sconfitta, con la venuta di Gesù Cristo nella gloria. Il trionfo del Figlio di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell’ultimo giudizio.
 
La storia umana si conclude con la venuta di Cristo nella gloria.
Finirà la storia umana? Quando finirà? Come finirà?
Sono interrogativi che l’uomo di tutti i tempi si pone e a cui la fede cristiana dà una risposta che proviene da Cristo stesso. Infatti, chi se non il Figlio di Dio, «il Signore dei vivi e dei morti» Rm 14,9, poteva gettare luce su questi interrogativi, che vanno al di là di qualsiasi possibilità della ragione umana? Nelle sue anticipazioni sul futuro Gesù non solo ha preannunciato la sua passione, morte e Risurrezione, ma ha anche profetizzato la sua venuta nella gloria alla fine del mondo. Questa limpida testimonianza si trova anzitutto nei discorsi apocalittici riportati nei Vangeli sinottici, dove Gesù, descrivendo lo scenario drammatico della fine del mondo, afferma: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande» Lc 21,25-27.
Di particolare importanza sono le parole di Gesù di fronte al Sinedrio, perché in quella solenne circostanza, applicando a sè la profezia di Daniele Dn 7,13ss. sulla venuta del Figlio dell’uomo, Gesù si attribuisce il potere divino di giudicare gli uomini. Interrogato se lui fosse il Messia, il Figlio di Dio benedetto risponde: «Io lo sono e vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza venire sulle nubi del cielo» Mc 14,62. Si tratta con tutta evidenza di una venuta futura del Figlio di Dio, diversa da quella nell’umiltà della carne: è la venuta del Re della Gloria, con il potere divino di giudicare. È quindi a partire dalle parole di Gesù che gli apostoli preannunciano la venuta di Gesù Cristo nella gloria ed è per questo che la comunità cristiana delle origini è protesa verso la venuta solenne e gloriosa di colui che è risorto e siede alla destra del Padre. Ne fanno fede in particolare le due lettere di San Paolo ai Tessalonicesi. L’Apostolo afferma, chiamando a testimonio la parola del Signore, che «il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’Arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo» 1Ts 4,16. Prima però dovrà manifestarsi l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, che il Signore Gesù «distruggerà col soffio della sua bocca e annienterà all’apparire della sua venuta» 2Ts 2,8. La Lettera agli Ebrei a sua volta specifica che si tratta di una seconda venuta, dopo quella con cui si è compiuta la redenzione: «Apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che lo aspettano per la loro salvezza» Eb 9,28.
È il Libro dell’Apocalisse la testimonianza più impressionante della visione cristiana della storia, attraversata dalla lotta implacabile fra il bene e il male, che si concluderà con la venuta gloriosa di Cristo e con la vittoria finale dell’Agnello immolato. Allora il male e i suoi fautori, il primo dei quali è il diavolo, riceveranno la condanna definitiva e verranno gettati nello stagno di fuoco e di zolfo, dove «saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli» Ap 20,10. Tuttavia con la medesima chiarezza con cui Gesù preannuncia la sua seconda venuta nella gloria come giudice del mondo, egli afferma che a noi non è concesso di conoscerne il giorno e l’ora. Gli Apostoli lo interpellano su questo argomento sia durante la sua vita pubblica, sia dopo la sua Risurrezione. Egli non soddisfa la loro curiosità e risponde: «Quanto a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo e neppure il Figlio ma solo il Padre» Mc 13,32. Prima di salire al cielo, egli precisa che non spetta a noi «conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta» At 1,7. Quello che Gesù affermava di non sapere, qui invece dice di non poterlo dire. In realtà, dopo l’Ascensione, la venuta di Cristo nella gloria è sempre all’ordine del giorno Ap 22,20. Questa venuta può compiersi in qualsiasi momento Mt 24,44; 1Ts 5,2. Per questo sono necessari e l’attesa e la vigilanza Mt 25,1-13; Mc 13,33-37.
 
La Chiesa è sempre protesa verso l'avvento del suo Signore.
Quella che, non senza timore e angoscia, viene chiamata la «fine del mondo», nella prospettiva della Fede ha un significato positivo, pieno di speranza e di bellezza. Infatti si tratta della fine di questo mondo, segnato dal peccato e dalla presenza del maligno. Gesù Cristo non viene per distruggere il mondo, ma per trasformarlo a immagine della sua gloria. Infatti, il Padre «tutto ha sottomesso ai suoi piedi» Ef 1,22. Egli è il Signore dell’intero Universo Ef 4,10 e della storia umana Ap 5,9, che trovano in Lui la loro «ricapitolazione» Ef 1,10. Il mirabile progetto divino della creazione e della redenzione è in cammino verso «la piena maturità di Cristo» Ef 4,13, quando «Dio sarà tutto in tutti» 1Cor 15,28. La seconda venuta di Cristo segna questo passaggio, attraverso il quale la creazione sarà spogliata di ciò che è passeggero e sarà rivestita di ciò che è eterno. Non vi è dubbio infatti che verrà il tempo in cui il regno universale di Cristo si compirà «con potenza e gloria grande» Lc 21,27 e mediante la venuta del Re sulla terra cfr CCC 671. In attesa di quell’evento conclusivo, il Risorto già costruisce il suo regno qui sulla terra operando nella Chiesa con la virtù dello Spirito Santo. Della Chiesa si può dire che «è il regno di Cristo già presente in mistero» LG 3 e «di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio» LG 5. Proprio per questo la Sacra Scrittura afferma che l’umanità si trova già nella «ultima ora» 1Gv 2,18. Non dobbiamo necessariamente intendere l’ultima ora come un tempo breve, ma come l’ultima fase della storia, che potrà essere anche molto lunga, alla quale seguirà il rinnovamento divino del mondo. Si tratta della fase del «già» e del «non ancora». La salvezza è già stata realizzata, ma il male non è stato ancora completamente debellato. Il regno di Cristo, che cresce nel cuore del mondo per mezzo della Chiesa, è continuamente sottoposto a insidie dalle potenze del male 2Ts 2,7. Sono necessarie la lotta e la vigilanza continue. È giocoforza sopportare limiti e necessità 1Cor 7,26. Infatti viviamo «giorni cattivi» Ef 5,16, che esigono un attento esame sulla propria condotta, per non apparire uomini «stolti e inconsiderati». Le potenze del male non risparmiano la Chiesa e preparano i combattimenti degli ultimi tempi 1Gv 2,18; 1Tm 4,1, quando le porte dell’inferno tenteranno di prevalere contro di essa. Il Regno di Cristo prima di manifestarsi nella gloria ha dunque un lungo cammino da percorrere, attraverso grandi profezie e grandi prove, persecuzioni e consolazioni, morti e resurrezioni, ma sempre confortato dalla presenza di colui che è già ora il Vincitore Ap 6,2.
«Fino a che non vi saranno i nuovi cieli e la nuova terra, nei quali la giustizia ha la sua dimora, la Chiesa pellegrinante, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono all’età presente, porta la figura fugace di questo mondo e vive tra le creature, le quali sono in gemito e nel travaglio del parto sino a ora e attendono la manifestazione dei figli di Dio» LG 48. Per questo motivo i cristiani pregano perché venga presto il regno promesso e affrettano il ritorno di Cristo dicendogli: «Vieni, Signore Gesù!» Ap 22,20. La risposta di Cristo: «Si, verrò presto!» è per la Chiesa pellegrina sulla terra sorgente inesauribile di speranza e di gioia.
 
L’impostura dell'anticristo e la prova finale della Chiesa.
Benché il giorno e l’ora della venuta del Figlio dell’uomo, non siano stati rivelati, la Scrittura tuttavia indica dei segni premonitori, la cui comprensione non è certo facile e richiede particolari doni di sapienza e di discernimento, che lo Spirito non mancherà di effondere sulla Chiesa quando sarà il momento. È certo, perché rivelato e insegnato dal Magistero della Chiesa, che l’avvento di Cristo nella gloria sarà preceduto dalla conversione di tutto Israele. L’altro dato certo riguarda lo scatenamento delle forze del male che contrassegnerà la fase finale della storia. Esse sono sempre presenti e operanti, ma nell’imminenza della venuta del Signore «il mistero di iniquità» esploderà con la massima violenza. L’epifania del male, con l’ultima e più tremenda prova per la Chiesa, nel tentativo di annientarla, è uno dei temi più drammaticamente presenti nella Sacra Scrittura, in particolare nelle parole di Cristo e degli Apostoli. L’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, è completamente dedicato a questa riflessione, la cui assenza nella catechesi ordinaria è una lacuna da colmare.
Di particolare rilievo è lo spazio che vi dedica il Catechismo della Chiesa Cattolica, che espone con sobria profondità gli insegnamenti biblici e la fede della Chiesa. Lo scenario degli ultimi tempi ci viene descritto dalla Parola di Gesù, che ci ha rivelato che la storia umana si concluderà con la comparsa nel cielo del segno del Figlio dell’uomo, che verrà sopra le nubi con grande potenza e gloria Mt 24,30. Sarà un tempo in cui la seduzione del male «scuoterà la fede di molti credenti» CCC 675. Al riguardo Gesù solleva un interrogativo inquietante quando si chiede: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» Lc 18,8. Al venire meno della Fede si aggiunge lo spegnimento della Carità. Dice Gesù: «Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà» Mt 24,11-12. Il «mistero di iniquità» è sempre operante nel corso della storia e la Chiesa, come Gesù nel deserto, deve essere sempre pronta a sventare le seduzioni del maligno. Tuttavia, negli ultimi tempi si presenterà «sotto forma di un’impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia della verità. La massima impostura religiosa è quella dell’anticristo, in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne» CCC 675.
Queste parole riflettono l’esperienza della Chiesa dell’ultimo secolo del millennio, quando i falsi Messia, provocando apostasie di massa, hanno proposto soluzioni umane alla drammatica condizione dell’uomo sulla terra. Tale tentazione continua ad operare nel profondo della società e sta preparando «la massima impostura», quando «si manifesterà l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e si innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, abitando se stesso come Dio» 2Ts 2, 3-4; 1Ts 5,2-3; 2Gv 7; 1Gv 2,18.22.
Le forze del male scateneranno nei confronti della Chiesa la più spietata persecuzione che si sia mai verificata. Gesù l’ha predetto senza attenuare i toni drammatici: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi nel cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti ai re e ai governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di rendere testimonianza» Lc 21,12-13; cfr Gv 15,19-20. La seduzione e la persecuzione, che accompagnano la Chiesa durante tutto il suo pellegrinaggio terreno, si manifesteranno dunque alla fine dei tempi con la massima virulenza. Quando il male si illuderà di celebrare i suoi fasti, comparirà nel cielo il Giudice Divino che pronuncerà l’ultimo e inappellabile giudizio. «La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e Risurrezione. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male che farà discendere dal cielo la sua Sposa. Il trionfo di Dio sulle forze del male prenderà la forma dell’ultimo giudizio su questo mondo che passa» CCC 677.
 
Ogni giudizio è rimesso al Figlio e i segreti dei cuori saranno svelati.
Al di sopra del giudizio degli uomini e della storia, imperfetto, superficiale e non di rado ingiusto, vi è quello giusto e definitivo di Dio. In ultima istanza è questo il giudizio che conta e che rimarrà per sempre. Questo vale per i singoli uomini, come per la storia umana nel suo insieme. Il giudizio finale da parte di Dio rende la vita tremendamente seria. Da esso dipende infatti il destino eterno di ognuno. Ogni azione sarà valutata, ogni esistenza pesata, ogni cuore vagliato. Nulla sfuggirà all’occhio dell’Onnipotente e ciò che spesso il giudizio degli uomini approva, il giudizio di Dio lo disapprova. Su questa vita verrà a posto il sigillo di una verità indiscutibile e inappellabile. Il giudizio dell’ultimo giorno è un tema fondamentale della predicazione di Gesù, in linea con i profeti Dn 7,10 e in particolare con Giovanni Battista Mt 3,7-12. Allora verrà messa in luce la condotta di ognuno. L’uomo è un abile ingannatore degli altri e spesso anche di se stesso. Ama apparire di fuori in modo diverso da quello che è nel suo intimo. Dissimula i suoi pensieri e i suoi sentimenti. Tuttavia l’inganno non durerà a lungo. La maschera dell’ipocrisia verrà strappata e ognuno apparirà così com’è: «Guardatevi dal lievito dei farisei - incomincio a dire Gesù anzitutto ai discepoli - che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti» Lc 12,1-3. Invano uno tiene nascoste le sue opere malvagie nelle tenebre. Infatti, la luce lo raggiungerà e svelerà ogni cosa: «Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» Gv 3,19-21. Gesù sottolinea che è il nostro atteggiamento verso il prossimo che rivelerà l’accoglienza o il rifiuto della grazia e dell’amore divino: «Non giudicate per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati e con la misura con cui misurate sarete misurati» Mt 7,1-2. Il giudice divino dirà nell’ultimo giorno: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» Mt 25,40.
 
Gesù Cristo giudice universale dei vivi e dei morti.
Gesù non solo annuncia il giudizio divino, ma afferma di essere lui il giudice di tutti gli uomini. «Il pieno diritto di giudicare definitivamente le opere e i cuori degli uomini appartiene a lui in quanto Redentore del mondo. Egli ha  acquisito questo diritto con la sua croce» CCC 679. Il Salvatore e il Redentore del genere umano è anche il suo giudice. Anche il Padre «ha rimesso ogni giudizio al figlio» Gv 5,22. Non era forse conveniente che a giudicare gli uomini fosse colui che, pur essendo Dio, ha umiliato se stesso e si è fatto uomo, facendo esperienza della condizione umana? Nessuno potrà accusare Dio di non conoscere per sua diretta esperienza la fragilità delle creature e la fatica della vita sulla terra. La predicazione Apostolica sottolinea a più riprese che Gesù è il giudice: «Egli - afferma Pietro nella sua predicazione dopo Pentecoste - ci ha ordinato di annunciare al popolo e di attestare che gli è giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio» At 10,42. Ma non è che l’eco della parola stessa di Gesù riguardo al Figlio dell’uomo «che verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli e renderà a ciascuno secondo le sue azioni» Mt 16,27. Non vi è dubbio quindi che Gesù abbia detto di essere il giudice universale di tutta l’umanità. Tuttavia, egli ha anche affermato di non essere venuto per giudicare, ma per salvare: «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui» Gv 3,17. Colui che ha il potere di giudicare ha ricevuto l’incarico di donare la vita Gv 5,26. Come dunque il medesimo può essere giudice e Salvatore? Cristo anzitutto è il Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini si salvino e pervengano alla conoscenza della verità 1Tm 2,4. La Grazia della salvezza viene offerta ad ogni uomo, anche ai non cristiani, per vie a Dio note. Il tempo della vita di un uomo è il tempo della misericordia. Mediante il pentimento e la conversione egli può ottenere il perdono di ogni peccato, perché la misericordia è più grande del male che può commettere una creatura. Tuttavia, se al momento di lasciare questa vita, quando l’anima si separa dal corpo, essa rimarrà nella sua colpevole incredulità, perseverando nell’indurimento e nel rifiuto di Dio, verrà eternamente condannata. «È per il rifiuto della grazia nella vita presente che ognuno si giudica da sé stesso Gv 3,18; 12,48, riceve secondo le sue opere 1Cor 3,12-15 e può anche condannarsi per l’eternità rifiutando lo spirito d’amore» Mt 12,32; Eb 6,4-6; 10,26-31; CCC 679.
 
Sia lodato Gesù Cristo.
 
ATTO DI FEDE.
Mio Dio,
perché sei verità infallibile,
credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato
e la santa Chiesa ci propone a credere.
Ed espressamente credo in te,
unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte,
Padre, Figlio e Spirito Santo.
E credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio,
incarnato e morto per noi,
il quale darà a ciascuno, secondo i meriti,
il premio o la pena eterna.
Conforme a questa fede voglio sempre vivere.
Signore, accresci la mia fede.

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