Preghiera e Liturgia

Mese di Maggio 2022 terza Domenica

MadonnalontanoIl Santo Rosario
è il distintivo del vero cristiano.


Il Profeta Isaia dice: «Manifestate tra i popoli le sue meraviglie» Is 12,4. San Girolamo, traducendo in latino, allude più alle invenzioni di Dio che alle sue meraviglie: «Notas facite in populis adinventiones eius». Si potrebbe tradurre dunque: «Fate conoscere tra i popoli le sue invenzioni», che sono immense, infinite. Ogni creatura è un’invenzione di Dio e merita il nostro stupore e la nostra gratitudine. Di fronte a Cristo, Dio e uomo, di fronte a Maria, Madre di Dio e di fronte al SS. Sacramento viene da dire insieme con S. Tommaso: «Tibi se cor meum totum subicit quia te contemplans totum deficit» - Il mio cuore si sottomette a te interamente perché, contemplandoti, tutto viene meno. Ma oltre alle invenzioni di Dio, vi sono anche le invenzioni di Maria, che la Chiesa, mutuando l’espressione della Sacra Scrittura, venera come la Madre del bell’amore, del timore, della scienza e della santa speranza Sir 24,24. Fra tutte, una delle più eccellenti è il Santo Rosario.

Mirabili somiglianze tra i Sacramenti e il Santo Rosario.
Nel Rosario contempliamo una sapienza soprannaturale analoga a quella che i teologi ammirano nei Sacramenti.
I sacramenti sono elementi materiali (segni) che mettono in contatto con realtà soprannaturali (la grazia). Essi toccano l’uomo nella sua totalità di anima e di corpo. Attraverso i segni viene coinvolto il corpo, per mezzo della grazia santificante viene coinvolta l’anima. Quando vengono celebrati, Dio passa in mezzo agli uomini. È Cristo che li celebra e dona la sua grazia. Analogamente la preghiera del Rosario tocca l’uomo nella sua totalità: il suo corpo con la recitazione vocale, la sua anima mediante la contemplazione. E come nei Sacramenti le realtà materiali sono indissociabili dalle parole, così nel Rosario la preghiera vocale e la contemplazione del mistero formano un tutt’uno indivisibile. E se nei sacramenti Cristo passa in mezzo agli uomini per benedire e per salvare, per purificare e santificare, perché da lui esce una virtù che sana tutti Lc 6,19 così similmente, quando si prega con il Rosario, Cristo passa e ognuno può dire dentro di sé: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me» Mc 10,47.
 
Il Rosario è il distintivo del vero cristiano.
Quando si prega con il Rosario i credenti esprimono la loro devozione a Maria e l’obbedienza ai suoi desideri, espressi lungo i secoli. Il Rosario è il segno del vero cristiano. In genere si nota che coloro che pregano con il Rosario sono anche fedeli all’Eucaristia domenicale e talvolta anche a quella quotidiana, si confessano, sono obbedienti ai Pastori che lo Spirito ha posto a pascere il gregge. Con un’espressione di Isaia Is 11,12, si può dire che la preghiera del Rosario è «un vessillo alzato per le nazioni… che raduna dai quattro angoli della terra» e rende visibile un marchio di fedeltà.
 
Il Rosario è il Vangelo messo in forma di preghiera.
Nella preghiera del Rosario sono ripresentati tutti i misteri centrali della fede cristiana: dall’incarnazione alla risurrezione finale. Come l’Eucaristia è il memoriale della vita, della passione, morte e risurrezione di Gesù, così il Rosario mette in comunione vitale con tutti gli eventi della redenzione. È il Credo messo in forma di preghiera. È il Vangelo messo in forma di preghiera. È il Vangelo che entra nella nostra vita per illuminarla e trasformarla. Giovanni Paolo II ha scritto: «Il Rosario, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico.
Nella sua sobrietà, concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l’opera dell’Incarnazione iniziata nel suo grembo. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore» Rosarium Virginis Mariae, 1.
 
Il Rosario è una preghiera necessaria nel nostro tempo.
Non sarà sfuggito a nessuno che il Cielo (Lourdes, Fatima, Medjugorje) in questi ultimi secoli ha raccomandato la preghiera del Santo Rosario, e con una insistenza tale da non esserci nulla di simile nella storia precedente. A Lourdes la Madonna, nelle varie apparizioni, ha sempre tenuto in mano la corona del Rosario. A Fatima, in tutte le sei apparizioni, non solo ha tenuto il Rosario in mano, ma ha chiesto di recitarlo tutti i giorni. Si badi bene: non qualche volta, ma tutti i giorni! E il motivo sembra facilmente intuibile: gli uomini oggi rischiano di essere travolti dal chiasso e dalla frenesia della vita. Come una foglia che viene portata via dalla corrente del fiume, così essi rischiano di vivere senza saperne il perché e incuranti del loro destino eterno. Questa preghiera invece costringe dolcemente a prendere un certo spazio di tempo per fermarsi, riflettere, ripensare alla propria vita nella prospettiva della vita di Cristo. Dopo aver pregato con il Rosario, ci si sente più sollevati, come uno che ha potuto respirare in profondità. Non solo il cielo ha raccomandato il Rosario ma anche tutti i Papi del ‘900, a partire da Leone XIII, hanno spesso chiesto di pregare col Rosario.
 
Come è fatta la preghiera del Santo Rosario.
Il Rosario consta di due elementi: il primo consiste nell’enunciare i misteri e nel proferire il Padre nostro, le varie Ave Maria e il Gloria al Padre. Sotto questo aspetto è una preghiera semplice e accessibile a tutti. Il secondo consiste nella contemplazione del mistero. Va sottolineato che questo è l’elemento specifico del Rosario. Se mancasse, si avrebbe la recita di tanti Pater e Ave, preghiere senza dubbio eccellenti, ma non si avrebbe il Rosario. Non sarebbe più il Vangelo trasmesso alla nostra vita. Ancor più, se si recitassero le varie preghiere, ma non si enunciasse il mistero e non si facesse la relativa contemplazione, ci si troverebbe di fronte ad una preghiera anche abbastanza lunga e certamente meritoria, ma non avremmo ancora il Rosario.
In proposito Giovanni Paolo II ha scritto: «Il Rosario… è una preghiera contemplativa. Privato di questa dimensione, ne uscirebbe snaturato, come sottolineava Paolo VI: “Senza contemplazione, il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule. Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano nell’orante la meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il Cuore di Colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze”» Rosarium Virginis Mariae, 12.
 
Che cosa si deve fare nella contemplazione?
Nella contemplazione dei misteri si devono fare essenzialmente tre cose: la ripresentazione dell’evento di salvezza (mistero), il ringraziamento per l’evento compiuto da nostro Signore, la supplica a Dio in virtù dell’evento compiuto. La ripresentazione della scena è il primo atto da compiere. Sotto questo aspetto si vede subito che diventa difficile contemplare l’evento se non lo si conosce. Il Rosario non sostituisce il Vangelo, ma parte dal Vangelo, lo presuppone. E, senza dubbio, non vi è migliore maniera di ripresentare alla nostra mente l’evento di salvezza che immergersi nei sentimenti di Gesù, che è il protagonista di ogni evento, e di rivivere quello che Egli stesso ha vissuto.
Accanto a questa immersione, se ne può fare un’altra: quella di vedere il mistero con gli occhi di Maria.
 
Ripresentare l'evento vivendolo da protagonisti.
La ripresentazione della scena va fatta nella consapevolezza che Cristo in tutti gli attimi della sua esistenza ci ha tenuti costantemente presenti. La preghiera contemplativa tocca qui uno dei suoi punti più alti, perché si è all’unisono col pensiero e con il cuore di Cristo. Qualcuno, forse, può rimanere sorpreso nel sentire che Cristo per tutto l’arco della sua vita ha tenuto costantemente presente ciascuno di noi. E tuttavia questa verità rientra nel Magistero ordinario della Chiesa. È sufficiente ricordare un passo molto bello dell’enciclica Mistici Corporis: «Questa amantissima conoscenza, con la quale il Divin Redentore ci ha seguiti fin dal primo istante della sua incarnazione, supera ogni capacità della mente umana, giacché per quella visione beatifica di cui godeva fin dal momento in cui fu ricevuto nel seno della Madre divina, Egli ha costantemente e perfettamente presenti tutte le membra del Corpo Mistico e le abbraccia col suo salvifico amore! (…) Nel presepio, nella croce, nella gloria eterna del Padre, Cristo ha presenti a sé tutte le membra della Chiesa in modo molto più chiaro e più amorevole di quello con cui una madre guarda il suo figlio e se lo stringe al seno, e con cui un uomo conosce se stesso» Mistici Corporis, 76.
 
Ripresentare l'evento significa renderlo presente.
Giovanni Paolo II nella lettera «Rosarium Virginis Mariae» si sofferma sul significato della ripresentazione dell’evento.
Dice che gli eventi della vita di Gesù «non sono soltanto un ‘ieri’; sono anche l”oggi’ della salvezza». Per questo non si tratta solo di ricordare, ma di attualizzare l’evento di salvezza, di renderlo presente, anzi contemporaneo alla nostra vita: «ciò che Dio ha compiuto secoli or sono non riguarda soltanto i testimoni diretti degli eventi, ma raggiunge con il suo dono di grazia l’uomo di ogni tempo». Questo si realizza in maniera meravigliosa e perfetta nella Liturgia della Chiesa, ma non si esaurisce in essa. In certo modo lo si può rivivere «anche in ogni altro devoto approccio a quegli eventi: «farne memoria», in atteggiamento di fede e di amore, significa aprirsi alla grazia che Cristo ci ha ottenuto con i suoi misteri di vita, morte e risurrezione».
«Se la Liturgia, azione di Cristo e della Chiesa, è azione di salvezza per eccellenza, il Rosario, meditazione su Cristo con Maria, è contemplazione salutare. L’immergersi di mistero in mistero, nella vita del Redentore, fa sì che quanto Egli ha operato e la Liturgia attualizza venga assimilato in profondità e plasmi l’esistenza». In altre parole, il Rosario, sebbene non sia un’azione liturgica della Chiesa, prolunga nella nostra vita, anche al di fuori delle celebrazioni liturgiche, lo spirito della Liturgia. Dopo la Liturgia, che cosa c’è allora di più salutare del Rosario? Non ci si stupisce allora delle parole proferite da Giovanni Paolo II il 29 ottobre 1978, ad appena due settimane dall’elezione alla Sede di Pietro: «Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità. Difatti, sullo sfondo delle parole Ave Maria passano davanti agli occhi dell’anima i principali episodi della vita di Gesù Cristo» Rosarium Virginis Mariae, 2.

Immergendosi nel cuore e negli occhi di Maria.
Immergersi nei sentimenti di Cristo quando compiva i suoi atti di salvezza è senz’altro una bella cosa. Ma è ancora più bella se ci si immerge con i sentimenti di Maria. La recita cadenzata dell’Ave Maria non ha altro scopo che questo: di metterci alla contemplazione del volto di Cristo in compagnia e alla scuola della sua Madre Santissima. Recitare il Rosario, infatti, non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo» Rosarium Virginis Mariae, 3.
«La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un’umana somiglianza che evoca un’intimità spirituale più grande. Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria. Gli occhi del suo cuore si concentrano su di Lui già nell’Annunciazione, quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi comincia a sentirne la presenza e a presagirne i lineamenti. Quando finalmente lo dà alla luce a Betlemme, anche i suoi occhi di carne si portano teneramente sul volto del Figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia cfr Lc 2,7» Rosarium Virginis Mariae, 10. «Da allora il suo sguardo, ricco di adorante stupore, non si staccherà più da Lui. Sarà talora uno sguardo interrogativo, come nell’episodio dello smarrimento nel tempio: «Figlio, perché ci hai fatto così?» Lc 2,48; sarà in ogni caso uno sguardo penetrante, capace di leggere nell’intimo di Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indovinarne le scelte, come a Cana cfr Gv 2,5; altre volte sarà uno sguardo addolorato, soprattutto sotto la croce. Maria non solo condividerà la passione e la morte dell’Unigenito, ma accoglierà il nuovo figlio a Lei consegnato nel discepolo prediletto cfr Gv 19,26-27; nel mattino di Pasqua sarà uno sguardo radioso per la gioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ardente per l’effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste» cfr At 1,14» Rosarium Virginis Mariae, 10.
 
Il Santo Rosario è una preghiera molto larga.
La contemplazione è essenziale per il Rosario, ma essa si può fare in tanti modi: partendo dai sentimenti di Gesù, oppure dal punto di vista di Maria. Se ne può indicare un terzo e consiste nel partire dai problemi della nostra vita, nei quali si cerca di proiettare la luce di Cristo, soprattutto quella che arriva dalla luce del mistero enunziato. Questo procedimento è molto bello e fa sentire il Rosario come uno strumento che aiuta a mettere la nostra vita in preghiera. In altre forme di preghiera, compresa quella liturgica, è necessario seguire il significato dei riti e delle parole. Qui no. Non è essere distratti se nel Rosario si pensa ai propri problemi, purché si cerchi di illuminarli con la luce del Vangelo. È bello portare nel cuore di questa preghiera i problemi delle nostre famiglie, di alcune persone care, della società, della Chiesa, del mondo intero. Per questo il Rosario è una preghiera tutta larga, perché prende il respiro di tutta la nostra vita. Che sia giusto pregare così, lo ha ricordato anche Giovanni Paolo II: «Nello stesso tempo il nostro cuore può racchiudere in queste decine del Rosario tutti i fatti che compongono la vita dell’individuo, della famiglia, della nazione, della Chiesa e dell’umanità. Vicende personali e, in modo particolare, di coloro che ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore. Così la semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana» Rosarium Virginis Mariae, 2.
 
Il ringraziamento per l'evento di salvezza compiuto da nostro Signore.
La contemplazione degli eventi di salvezza compiuti da Gesù non termina in se stessa, ma spinge a ringraziare per l’evento compiuto da nostro Signore.
Il grazie rinnova lo stupore e il senso di gratuità del dono. Attraverso questa preghiera ci si raffina il cuore, si capisce che tutto è dono. Forse diamo per scontati gli eventi dell’incarnazione, della redenzione e della gloria. È invece molto bello soffermarsi a dire grazie per il sì di Gesù, per la sua nascita, per la sua preghiera nel Getsemani, per la sua flagellazione, per la sua passione e morte, per la sua risurrezione e ascensione, per l’effusione dello Spirito Santo, per la glorificazione di Maria e di tutti i Santi. S. Paolo, definito da alcuni come il teologo della grazia, è anche il predicatore dell’azione di grazie. Il suo invito a essere riconoscenti e a ringraziare è costante: «E siate riconoscenti!» Col 3,15. «In ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi» 1Ts 5,18. San Tommaso dice che il rendimento di grazie deve essere senza limiti (interminabilis). In Paradiso, quando finalmente apriremo gli occhi sull’amore di Dio, non finiremo mai di dire grazie.
 
La supplica a Dio in virtù dell'evento di salvezza compiuto.
Nella contemplazione dei misteri siamo chiamati a pregare per i meriti che Gesù ci ha acquistato, soprattutto per quelli procurati dall’evento da Lui compiuto: affinché tanta fatica non sia vana (ne tantus labor fit cassus). Questo soprattutto per i misteri gaudiosi, dolorosi e della luce. Se si tratta dei misteri della gloria, si chiederà di darla a noi e alle persone care per i meriti della sua incarnazione, vita e passione.
La Chiesa aiuta i credenti a pregare in questo modo soprattutto nelle Litanie dei Santi quando dice: «Per la sua venuta, liberarci o Signore; per la sua nascita…; per la sua passione e morte; per la sua risurrezione; per la sua ascensione, per la missione dello Spirito Santo…».
 
Sia lodato Gesù Cristo.

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