Salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente
Solo lui «è degno di ricevere potenza e ricchezza,
sapienza e forza, onore, gloria e benedizione» Ap5,12.
Con l’Ascensione hanno termine i misteri della vita di Cristo e con la salita al cielo, dove siede alla destra del Padre, il Risorto viene introdotto nel Santuario del Cielo. Colui che si era umiliato, assumendo la natura umana e la sua debolezza, per soffrire e morire per noi, viene elevato a fianco della divina Maestà. Di là esercita il governo divino sul mondo e sulla storia, fino a quando verrà come giudice a giudicare la terra. Molteplici sono le luci spirituali che emanano da questo mistero di Cristo per la vita spirituale della Chiesa.
Fra tutti i misteri della vita del Verbo incarnato, la sua ascensione al cielo è quello che, più di ogni altro, rafforza la virtù della speranza e accende nei cuori dei credenti il desiderio della Patria beata. Salendo al cielo, il Risorto ha voluto anzitutto rivelare agli uomini la parabola della loro vita, dopo che era stata redenta dal suo Sangue. Come il Verbo viene da Dio e ritorna a Dio, così ogni uomo è creato da Dio e ritorna a Lui. La vita umana è un cammino verso l’eternità. Cristo è la via sicura che conduce al Padre. Egli è la porta attraverso la quale si entra nell’oceano di luce della SS. Trinità. Meditando il mistero della Ascensione, il cristiano impara a elevare lo sguardo al cielo e a vivere la sua vita terrena come un pellegrino in cerca della Patria. Egli, pur restando quaggiù, sa, come si esprime San Paolo, di essere un concittadino dei Santi e un familiare di Dio. Nel medesimo tempo, salendo al cielo da dove esercita la sua regalità divina, il Signore Gesù ci svela la natura del suo Regno, che non è come i regni del mondo. Il suo Regno è un regno spirituale ed eterno, secondo quanto Gesù ha risposto a Pilato Gv 18,36.
Dal cielo Gesù effonde i suoi doni di grazia e di salvezza sui cuori degli uomini. Sono i beni della verità, dell’amore e della pace, a cui tutti gli esseri umani possono attingere. Infine, Gesù Cristo è salito al cielo anche per essere dinanzi a Dio il nostro avvocato presso il Padre. «Figlioli miei - dice San Giovanni - vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto» 1Gv 2,1. Come Gesù, mentre era sulla terra, ha presentato la sua preghiera al Padre a favore degli uomini, così ora intercede per sempre a loro favore. «Non vi è certo nessuna fonte di maggior gioia che sapere di avere come avvocato della nostra causa e come intercessore della nostra salvezza Gesù Cristo, che gode presso il Padre di ogni grazia e autorità» Catechismo Romano 86.
L’esaltazione di Gesù Cristo alla destra del Padre.
La Risurrezione e l’Ascensione sono due manifestazioni diverse del mistero di Cristo. Dopo la risurrezione infatti «la sua gloria resta ancora velata sotto i tratti di una umanità ordinaria» CCC 659. I 40 giorni dalla Risurrezione all’Ascensione hanno quindi un valore di salvezza e un suo significato nel progetto di Dio. In questo periodo il Cristo non è ancora salito alla gloria del Padre. Questo spiega il «carattere velato» della sua gloria di Risorto. Si tratta di una tappa specifica della sua missione, durante la quale egli rafforza la fede degli Apostoli e li prepara a ricevere lo Spirito Santo. Gesù stesso dà ragione di questa velazione con le misteriose parole rivolte a Maria Maddalena: «Non sono ancora salito al Padre, ma va’ dai miei fratelli e dì loro: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”» Gv 20,17. «Questo indica una differenza tra la gloria di Cristo risorto e quella di Cristo esaltato alla destra del Padre.
L’avvenimento a un tempo storico e trascendente dell’Ascensione segna il passaggio dall’una all’altra» CCC 660. Con la Risurrezione l’umanità di Gesù Cristo è glorificata. Con l’Ascensione viene introdotta nella gloria della SS. Trinità. Colui che è disceso dal cielo mediante l’incarnazione, vi fa ritorno con la nostra umanità. L’elevazione è il compimento del disegno divino incominciato con l’abbassamento. «Nessuno è mai salito al cielo fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo» Gv 3,13. Non si deve tuttavia dimenticare che in modo particolare l’evangelista Giovanni vede l’esaltazione del Figlio di Dio già a partire dal momento della Croce: «Io, quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me» Gv 12,32. Nella prospettiva divina non vi è esaltazione autentica che non sia quella che viene dall’alto e che sia preceduta dall’umiliazione e dalla sofferenza. L’elevazione al cielo è preparata dalla elevazione sul legno della Croce.
Dove è il Capo, là saranno anche le sue membra.
L’esaltazione di Gesù Cristo, con l’entrata della sua umanità nella gloria divina, simbolizzata dalla nube At 1,9 e dal cielo Lc 24,51, ha uno specifico valore di salvezza come fonte di grazia per gli uomini. Infatti, come la Risurrezione è sorgente di vita nuova e promessa di gloria per il genere umano, anche la anche l’Ascensione apre mirabili prospettive di luce e di speranza nel destino dell’uomo. «Nella casa del Padre mio - afferma Gesù alla vigilia della sua morte - vi sono molti posti… Io vado a prepararmi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io» Gv 14, 2-3. Con l’Ascensione Gesù ritorna nel seno del Padre portando la nostra umanità. Si compie così il piano divino di salvezza, il cui fine ultimo è la nostra partecipazione alla natura divina.
La natura umana, pur nei limiti di una realtà creata, grazie all’unione con la Persona divina del Verbo, viene introdotta nella comunione eterna della SS. Trinità e resa partecipe della vita e della felicità di Dio. Soltanto il Figlio di Dio ha il potere di aprire all’uomo questo accesso «per darci la serena fiducia che dove è lui, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria» Prefazio dell’Ascensione. L’uomo è pellegrino sulla terra. La sua vita, vista con gli occhi della carne, è un’ombra subito dissipata. Ogni suo tentativo di essere «come Dio» non fa che sprofondarlo nell’abisso del male. La sua scalata al cielo e la sua pretesa di sostituirsi a Dio si risolvono sempre con sconfitte catastrofiche. Il Figlio di Dio con la sua umiliazione ha meritato per noi l’esaltazione e la gloria. Egli ha introdotto la nostra umanità nel Santuario Divino della vita eterna. Guardando al cielo, dove Gesù Cristo è stato elevato, l’uomo può contemplare quale straordinario destino gli sia stato riservato. La casa dell’uomo è la medesima casa del Padre. L’Ascensione è un invito a guardare al cielo come a quella dimora eterna dove per ogni uomo la divina misericordia ha previsto un posto. Ma perché gli uomini raggiungano la meta, Gesù Cristo, l’unico Sacerdote della Nuova Alleanza, intercede incessantemente per loro. Nel cuore della SS. Trinità il Figlio di Dio fatto uomo prega il Padre per la per la salvezza di tutti gli uomini. Egli è salito al cielo «per comparire al cospetto di Dio in nostro favore» Eb 9,24. Con l’Ascensione è iniziata quella liturgia celeste di cui Gesù è l’attore principale, al quale è unita tutta la Chiesa in cielo e sulla terra.
Gesù Cristo è il Signore della storia e dell'universo.
La regalità divina di Gesù Cristo viene espressa con l’affermazione che, con la sua ascensione in cielo, egli «siede alla destra del Padre».
Con la sua carne umana il Verbo incarnato è ritornato là dove esisteva da sempre, al fine di esercitare il suo dominio sulla creazione. «Per destra del Padre intendiamo la gloria e l’onore della divinità, ove colui che esisteva come Figlio di Dio prima di tutti i secoli, si è assiso corporalmente dopo che si è incarnato e la sua carne è stata glorificata» San Giovanni Damasceno. Il Libro dell’Apocalisse descrive in modo mirabile la regalità di Cristo sul mondo e sulla storia, fino alla sua seconda venuta. Il Cristo è salito al cielo per regnare sulla terra. La sua vittoria sulle potenze dell’inferno gli permette di esercitare la sua regalità sulle vicende umane. Egli è l’Agnello immolato che ha il potere «di prendere il libro e di aprirne i sigilli» Ap 5,9. Solo lui «è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione» Ap5,12. La vittoria che Gesù Cristo ha ottenuto sulle porte dell’inferno è definitiva: esse «non prevarranno» Mt 16,18 né ora, né mai. Con l’esaltazione di Gesù Cristo alla destra del Padre si compie la visione del profeta Daniele riguardante il figlio dell’uomo: «Il Vegliardo gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo serviranno; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto» Dn 7,14. La Chiesa nel corso dei secoli è chiamata con tutti i suoi membri ad essere testimone di questo regno divino «che non avrà mai fine».
La Chiesa serva del Signore finchè egli venga.
Prima della sua Ascensione al cielo e la sua esaltazione alla destra del Padre, il Signore invia i suoi discepoli ad annunciare il Vangelo a tutte le nazioni, assicurando la sua continua presenza: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» Mt 28,20. Con l’Ascensione al cielo incomincia il tempo della Chiesa, che terminerà con la venuta di Cristo come giudice del mondo. Con la sua promessa di essere con i suoi per tutto il tempo del pellegrinaggio terreno, Gesù in un certo senso si identifica con la Chiesa, che è il suo corpo. La Chiesa è il luogo privilegiato della regalità di Cristo, benché la grazia dello Spirito Santo operi oltre i suoi confini visibili. Vi è una profonda unità fra Gesù Cristo e la sua Chiesa. Senza la Chiesa non avremmo la fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio e Salvatore. Ma senza Gesù Cristo che cosa sarebbe la Chiesa se non una istituzione umana? In che modo Gesù Cristo è presente nella Chiesa e come cammina con essa? Egli è presente in molteplici modi. Innanzitutto con il suo Spirito, per cui il tempo della Chiesa viene chiamato il tempo dell’effusione dello Spirito Santo. È presente con la sua Parola che la Chiesa, sotto la guida dello Spirito, custodisce piamente e tramanda fedelmente, nutrendo con essa gli uomini affamati di verità. È presente con i Sacramenti che donano la grazia, in modo particolare col Sacramento dell’Eucaristia, attraverso il quale il Verbo incarnato è realmente presente con la sua umanità e la sua divinità. Questa intima presenza di Gesù Cristo fa della chiesa una istituzione umana e divina. Per mezzo della Chiesa Gesù Cristo cammina con l’umanità fino al compimento della storia. La Chiesa ha il compito di rendere presente Gesù Cristo e la sua grazia a tutte le generazioni. Ha ricevuto dal suo Fondatore una responsabilità di cui non si potrebbe immaginare una più grande. Qualcosa di simile non era forse accaduto alla Vergine Maria, quando nel suo grembo il Verbo si è fatto carne? La «piena di grazia» si è proclamata l’ancella del Signore. Così la Chiesa, che ha il compito di rappresentare Gesù Cristo agli uomini e di donare loro i frutti della redenzione, deve ugualmente essere la sua umile serva. Se la Chiesa è umile ancella, Cristo regna in essa. Se la Sposa è senza macchia e senza ruga, gli invitati al banchetto si rallegrano con lo Sposo. Finché il Signore venga la Chiesa ha nella Vergine Maria il suo modello di riferimento. Per la Chiesa regnare significa servire il suo Signore.
Sia lodato Gesù Cristo.
ATTO DI FEDE.
Mio Dio,
perché sei verità infallibile,
credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato
e la santa Chiesa ci propone a credere.
Ed espressamente credo in te,
unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte,
Padre, Figlio e Spirito Santo.
E credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio,
incarnato e morto per noi,
il quale darà a ciascuno, secondo i meriti,
il premio o la pena eterna.
Conforme a questa fede voglio sempre vivere.
Signore, accresci la mia fede.