Il terzo giorno risuscitò da morte
La morte non è l’ultima parola, la Parola è entrata nella
dimora del silenzio e vi ha soffiato Vita, Risurrezione.
Se l’incarnazione è l’avvenimento che dà origine al cristianesimo, «la risurrezione di Gesù è la verità culminante della nostra fede in Cristo, creduta e vissuta come verità centrale dalla prima comunità cristiana, trasmessa come fondamentale dalla Tradizione, stabilita dai documenti del Nuovo Testamento, predicata come parte essenziale del mistero pasquale insieme con la croce» CCC 638. Non vi è dubbio che la risurrezione di Gesù sia un evento soprannaturale, col quale è possibile venire in contatto soltanto con la fede.
Gli occhi della carne non avrebbero potuto afferrare quel momento nel quale la potenza di Dio ha operato il miracolo. Il Cristo Risorto non appartiene al nostro mondo materiale e sfugge alla nostra pretesa di verificare sperimentalmente la sua presenza. Tuttavia, sarebbe un errore collocare l’azione divina della Risurrezione esclusivamente nell’ambito della fede. Essa è «un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni storicamente constatate» CCC 639. A questo riguardo il Nuovo Testamento, che riflette la testimonianza viva degli apostoli, insiste sul sepolcro vuoto e sulle numerose apparizioni del Risorto.
Il sepolcro vuoto.
Gli occhi non potevano certo vedere il Signore della gloria, ma potevano però constatare che il sepolcro era senza ombra di dubbio vuoto. La presenza del sepolcro vuoto in se non è una prova diretta della Risurrezione. Tuttavia ne è la premessa indispensabile. Infatti, se il corpo di Gesù fosse stato trovato dalle pie donne nel medesimo stato di morte in cui l’avevano lasciato, come sarebbe stato possibile riconoscere l’evento della Risurrezione?
Il ritrovamento del sepolcro vuoto innesca all’inizio sorpresa, ponendo interrogativi angosciosi, come nel caso della Maddalena, che pensa che abbiano portato via il corpo del Signore Gv 20,13. Gli avversari di Gesù sfruttano abilmente la possibilità di una spiegazione umana, incaricando i soldati di guardia di dichiarare che i discepoli di Gesù, di notte, mentre loro dormivano, erano venuti e avevano rubato il suo corpo Mt 28,13. Questo tipo di congetture però non era tale da convincere gli apostoli, che hanno visto nel sepolcro vuoto un segno essenziale. Nell’oscurità che avvolgeva la loro anima era incominciato a filtrare un tenue raggio di speranza. La tomba vuota era un fatto da decifrare: quella pietra rotolata via e la mancanza del cadavere creano incertezza, sgomento, ma anche un atteggiamento interiore più aperto. Pietro, vedendo che nel sepolcro vi erano solo le bende, torna a casa «pieno di stupore per l’accaduto» Lc 24,12. La grazia di comprendere, attraverso la presenza del sepolcro vuoto, l’evento della Risurrezione l’ha avuta «il discepolo che Gesù amava» Gv 20,2. Giovanni afferma che, entrando nella tomba vuota e scorgendo le bende per terra, «vide e credette» Gv 20,8. «Ciò suppone che egli abbia constatato, che l’assenza del corpo di Gesù non poteva essere opera umana e che Gesù non era semplicemente ritornato a una vita terrena, come era avvenuto invece per Lazzaro» CCC 640. Sarebbe fuori posto argomentare la Risurrezione di Gesù dalla presenza del sepolcro vuoto. Esso tuttavia è stato un segno visibile ed eloquente, anche se da interpretare. Per credere alla Risurrezione era necessaria la grazia. La luce della fede ha permesso di dare al sepolcro vuoto quel significato soprannaturale che sfuggiva alla ragione naturale. La fede non è contro la ragione, ma la supera. Tuttavia, una ragione senza pregiudizi, accompagnata da un cuore puro come quello di Giovanni, si apre con più facilità ai misteri di Dio.
Le apparizioni del Risorto.
Il passo decisivo per riconoscere l’evento della Risurrezione sono state senza dubbio le apparizioni di Gesù Risorto. A questo riguardo non si può non sottolineare una particolare scelta divina che ha fatto delle donne le prime testimoni, come d’altra parte una donna, la Vergine Maria, è stata la testimone unica dell’incarnazione. Mentre però la Madre di Gesù attende nella preghiera e nella speranza il compimento delle promesse divine, Maria di Magdala e le altre pie donne si recano al sepolcro per completare l’unzione del corpo di Gesù Mc 16,1. Anche nel loro cuore, come in quello degli apostoli e degli altri discepoli, si è spenta la luce della fede. Il compito che si accingono a eseguire è quello di una pietà senza speranza. Seduto sulla pietra della tomba vuota, ecco un angelo che dice loro: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso; non è qui: è risorto, come aveva detto. Venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti» Mt 28,5-7. Mentre, con timore e gioia grande, stanno correndo a dare l’annuncio ai discepoli, Gesù appare loro. Esse gli presero i piedi e lo adorarono. «Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea; là mi vedranno”» Mt 28,10. Le donne furono così le prime messaggere della Risurrezione di Cristo per gli stessi apostoli. In seguito Gesù è apparso anche agli apostoli: prima a Pietro, poi ai Dodici 1Cor 15,5. Anche qui vi è un particolare tocco soprannaturale che fa di colui che è la pietra della Chiesa il primo fra gli apostoli che professa la divinità del Cristo Mt 16,16 e nel medesimo tempo il primo testimone della sua Risurrezione. È volontà divina che la fede di Pietro sia il fondamento della fede di tutta la Chiesa. Pietro, chiamato a confermare la fede dei suoi fratelli Lc 22,32 è dunque il primo a vedere il Risorto. Sulla sua testimonianza la comunità esclama: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone» Lc 24,34. In questo modo, per volere del Cristo, gli apostoli, in quanto testimoni della risurrezione, «rimangono le pietre di fondazione della sua Chiesa» CCC 642. «La fede della prima comunità dei credenti è fondata sulla testimonianza di uomini concreti, conosciuti dai cristiani e, nella maggior parte, ancora vivi in mezzo a loro. Questi testimoni della Risurrezione di Cristo sono prima di tutto Pietro e i Dodici, ma non solamente loro: Paolo parla chiaramente di più di 500 persone alle quali Gesù è apparso in una sola volta, oltre che a Giacomo e a tutti gli apostoli 1Cor 15,4-8. CCC 642. Non sono mancati e non mancano coloro che nella loro incredulità, ritengono gli apostoli testimoni inaffidabili e definiscono la Risurrezione un prodotto dell’esaltazione mistica. In realtà dai Vangeli appare tutto il contrario.
La passione e la morte di Gesù avevano gettato gli apostoli in una situazione di tristezza e di paura, tanto da lasciar spegnere la fede nella sua divinità e nelle sue promesse. Essi appaiono «smarriti» Lc 24,17 e «spaventati» Gv 20,19. Alla notizia della Risurrezione reagiscono più con diffidenza che con speranza. Le parole delle pie donne «parvero loro come un vaneggiamento» Lc 24,11. Gesù stesso li rimprovera per la loro incredulità e durezza di cuore perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato Mc 16,14. Persino nell’ultima apparizione in Galilea «alcuni dubitavano ancora» Mt 28,17. L’atteggiamento dell’Apostolo Tommaso non è solo suo personale, ma riflette piuttosto un atteggiamento generale di dubbio e l’esigenza di avere prove. La fede nella Risurrezione è certamente un dono di grazia, alla cui origine però vi è l’esperienza diretta della realtà di Cristo Risorto. D’altra parte come spiegare il radicale cambiamento degli Apostoli, prima tristi e impauriti, poi così sicuri di sé nel dare testimonianza e così coraggiosi da affrontare persecuzioni, mettendo a rischio la propria vita?
L’umanità gloriosa di Cristo Risorto.
L’evento della Risurrezione del Figlio di Dio fatto uomo è senza dubbio unico e irripetibile. Nei Vangeli si parla di altre risurrezioni, che sono quelle compiute da Gesù Cristo stesso prima della Pasqua: quelle della figlia di Giairo, del giovane di Naim e di Lazzaro. Tuttavia la diversità è radicale. Gesù Cristo è risorto per proprio potere, che è un potere divino. Inoltre la Risurrezione del Cristo non è un ritorno a una vita terrena come quella precedente. Quelle persone che Egli ha risuscitato avevano soltanto dilazionato la morte. Ad un certo momento esse sarebbero morte di nuovo.
La Risurrezione di Cristo, anticipo della nostra futura risurrezione, è essenzialmente diversa, perché è il passaggio a una altra vita, oltre i limiti di questo mondo. Cristo Risorto non muore più. Il suo corpo, «colmato della potenza dello Spirito Santo, partecipa alla vita divina nello stato della sua gloria, sicché San Paolo può dire di Cristo che gli è l’uomo celeste» CCC 646. Tuttavia, sarebbe un errore pensare che il corpo di Cristo non sia un corpo vero o che sia radicalmente diverso da quello che aveva nella sua vita terrena. I Vangeli al riguardo insistono che si tratta di un corpo autentico e reale. Gesù in persona si premura di fugare qualsiasi impressione che egli sia un fantasma: «Perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho. Dicendo questo, mostro loro le mani e i piedi» Lc 24,38-40. Si tratta del medesimo corpo, che ha subito la passione e la crocifissione e che ora è trasfigurato dalla potenza di Dio. Il medesimo corpo, col quale Gesù può condividere anche un pasto Lc 24,30.41-43, ha tuttavia delle proprietà nuove e sconosciute ai nostri corpi, sottoposti ai limiti e alle pesantezze della materia. «Possiede le proprietà nuove di un corpo glorioso; esso non è più situato nello spazio nel tempo, ma può rendersi presente a suo modo dove e quando vuole, poiché la sua umanità non può più essere trattenuta sulla terra e ormai non appartiene che al dominio divino del Padre. Anche per questa ragione Gesù Risorto è sovranamente libero di apparire come vuole: sotto l’aspetto di un giardiniere o sotto altro aspetto diverso da quello che era familiare ai discepoli, e ciò per suscitare la loro fede» CCC 645. Le apparizioni del Risorto sono senza dubbio il fondamento insostituibile della fede della Chiesa. Tuttavia, esse trovano conferma nelle numerose apparizioni non solo di Gesù Cristo, ma anche della Vergine Maria lungo il corso dei secoli. Esse ci ricordano che Gesù è vivo e cammina con noi, al nostro fianco, come con i discepoli di Emmaus. La Vergine Maria, che appare con il suo corpo glorioso, ci ricorda che un giorno anche tutti coloro che avranno creduto alla Parola del Signore parteciperanno insieme a Lei alla gloria divina della Risurrezione.
La Risurrezione è opera della SS. Trinità.
La Risurrezione di Gesù Cristo è un avvenimento reale che dal punto di vista storico si è manifestato mediante il sepolcro vuoto e le apparizioni alle pie donne, agli Apostoli e a molte altre persone. Chiunque volesse poteva constatare che il sepolcro era vuoto e chiunque poteva ascoltare la testimonianza di coloro che avevano visto il Risorto. Tuttavia, per credere all’evento della Risurrezione è necessaria la grazia della fede. Infatti, si tratta di «un intervento trascendente di Dio stesso nella creazione e nella storia» CCC 648. Ogni intervento dell’Onnipotente, anche quando si manifesta agli occhi della carne, fino quasi a essere sperimentalmente verificabile, ha bisogno della fede per essere compreso nella sua reale entità.
Lo stesso Israele ha avuto bisogno della fede per cogliere l’azione di Dio nella liberazione dall’Egitto, e in particolare nel passaggio del Mar Rosso. Dio, nella sua sapiente pedagogia, opera nella storia e nella vita dei singoli uomini, rivelandosi e nascondendosi nel medesimo tempo, in modo tale che rimanga lo spazio per la libera decisione della fede. Nei testi del Nuovo Testamento la Risurrezione di Gesù viene presentata sia come opera del Padre che come opera del Figlio. In realtà la prospettiva è trinitaria perché «le tre Persone Divine agiscono insieme e al tempo stesso manifestano la loro propria originalità» CCC 648. «Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere», afferma l’apostolo Pietro nel suo discorso di Pentecoste At 2,24. San Paolo a sua volta insiste sulla manifestazione della potenza di Dio Rm 6,10; Fil 3,10; Ef 1, 19-22, ma sottolineando anche l’azione dello Spirito Santo che ha vivificato l’umanità morta di Gesù Cristo e l’ha chiamata allo stato glorioso di Signore. Nel medesimo tempo però le Sacre Scritture attribuiscono la Risurrezione all’azione del Figlio. In modo particolare questo appare nelle profezie di Gesù, quando annunzia che il Figlio dell’Uomo avrebbe dovuto molto soffrire, morire e inseguito risuscitare. In altre occasioni Gesù lo dice esplicitamente, manifestando così la sua coscienza e potenza di Figlio di Dio: «Io offro la mia vita, per poi riprenderla… ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo» Gv 10,17-18.
La Risurrezione conferma che Gesù è Dio.
L’evento della Risurrezione ha posto un sigillo di autenticità e di certezza all’affermazione più inaudita che mai si sia fatta sulla terra, e cioè che un uomo sia Dio. Per quanto Gesù Cristo per la santità della sua vita, per la sapienza che emanava dai suoi insegnamenti e per la potenza di miracolo che manifestava, fosse altamente credibile, tuttavia l’affermazione di essere «uguale a Dio» era tale da esigere una prova incontrovertibile, in modo da mettere la ragione di fronte a una chiara scelta. D’altra parte gli stessi Apostoli non erano certo disposti a credere alla Risurrezione se essi stessi non avessero visto, toccato e mangiato col Risorto. Al mistero abissale dell’Incarnazione la divina sapienza ha posto come suggello il miracolo più grande: la Risurrezione gloriosa del Cristo. Gesù stesso, come lanciando una sfida, indica nella sua Risurrezione la prova decisiva della sua autorità divina. Ai Giudei che gli chiedono un segno per autenticare quello che faceva, egli risponde: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» Gv 2,19. «La Risurrezione costituisce anzitutto la conferma di tutto ciò che Cristo stesso ha fatto e insegnato. Tutte le verità, anche le più inaccessibili allo spirito umano, trovano loro giustificazione se, risorgendo, Cristo ha dato la prova definitiva, che aveva promesso, dalla sua della sua autorità divina» CCC 651. Per questo Paolo afferma: «Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione e vana anche la vostra fede» 1Cor 15,14. L’affermazione di Gesù di essere il Salvatore e il Redentore del genere umano, perché è il Figlio di Dio fatto uomo, esigeva una dimostrazione inoppugnabile. «La Risurrezione è l’argomento massimo della divinità di Cristo» Catechismo Romano 77. La formula paolina chè Cristo è risuscitato «secondo le Scritture» sta a indicare che la prima comunità cristiana faceva una lettura dell’Antico Testamento in vista della Risurrezione. Questa interpretazione che presenta la Risurrezione come il compimento delle promesse di Dio, era già stata iniziata da Gesù durante la sua vita terrena Mt 28,6; Mc 16,8; Lc 24,44-48. L’espressione «secondo le Scritture» sta ad indicare, che gli Apostoli vedevano nell’avvenimento della Risurrezione di Cristo la realizzazione della Parola di Dio, data per mezzo dei Profeti. Nell’evento glorioso del mattino di Pasqua si realizzava il disegno eterno del Padre di salvare il mondo. Colui che si era fatto uomo nel silenzio e nel nascondimento manifestava la sua potenza divina con la vittoria sulla morte.
Anche noi partecipiamo alla Risurrezione di Gesù.
La morte e la Risurrezione di Gesù Cristo costituiscono l’evento di salvezza per eccellenza. Morendo e risorgendo, il Figlio di Dio ha salvato il genere umano e ogni uomo. Il Mistero Pasquale, che è il cuore della vita cristiana, è questo passaggio dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, dal tempo all’eternità. Morendo, Gesù ha espiato il peccato del mondo e, risorgendo, ci ha donato la vita nuova, che è la stessa vita di Dio. Gli uomini sono chiamati a partecipare alla morte di Cristo, morendo al peccato, e nel medesimo tempo ad accogliere in se stessi la vita divina della grazia, di cui è ricolma l’umanità gloriosa di Cristo Risorto. Mediante la fede e il battesimo l’uomo viene giustificato. La sua condizione di peccatore viene riscattata; il perdono di Dio gli viene donato senza restrizioni. Se prima era schiavo del male, ora è figlio di Dio, perché in Gesù Cristo ha ricevuto l’adozione filiale e quella pienezza di grazia di cui il Figlio è ricolmo. Essendo figlio, è anche erede, e la sua destinazione finale è la partecipazione alla comunione di amore della SS. Trinità. Vivendo il mistero Pasquale di morte al peccato e di rinascita nella grazia, il Cristiano è chiamato a «camminare in una vita nuova» Rm 6,4, nell’imitazione e nella sequela di Gesù Cristo. La giustificazione ricevuta nel Battesimo deve tradursi in un impegno di conversione continua fino alla fine del suo pellegrinaggio sulla terra. Egli è e nel medesimo tempo deve diventare una nuova creatura, con un cuore nuovo, capace di amare Dio sopra ogni cosa è il prossimo come se stesso.
Tutta la vita cristiana è un cammino di morte e Risurrezione in Cristo Gesù. La Risurrezione di Gesù Cristo è inoltre «principio e sorgente della nostra risurrezione Futura» CCC 655. Come Cristo è risorto, anche noi risorgeremo. C’è una Risurrezione per la condanna, che è quella degli impenitenti. Il loro corpo sarà a immagine della loro morte eterna. Ma c’è anche Risurrezione per la beatitudine, che è la partecipazione dei giusti all’umanità gloriosa della Risorto. La Vergine Maria, Assunta in cielo con il suo corpo glorificato, è la prima creatura ad essere partecipe della Risurrezione del Signore. Lei è un segno di speranza certa per tutti gli uomini. Il male e la morte sono stati sconfitti. Cristo Risorto e la Vergine Maria sono quel futuro verso il quale tutti gli uomini sono chiamati a camminare: «Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti… e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» 1Cor 15,20-22.
Quindi che cosa significa che Gesù è Risorto? Significa che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte; significa che l’Amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore. La morte non è l’ultima parola, la Parola è entrata nella dimora del silenzio e vi ha soffiato Vita, Risurrezione.
Sia lodato Gesù Cristo.
ATTO DI FEDE.
Mio Dio,
perché sei verità infallibile,
credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato
e la santa Chiesa ci propone a credere.
Ed espressamente credo in te,
unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte,
Padre, Figlio e Spirito Santo.
E credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio,
incarnato e morto per noi,
il quale darà a ciascuno, secondo i meriti,
il premio o la pena eterna.
Conforme a questa fede voglio sempre vivere.
Signore, accresci la mia fede.