Preghiera e Liturgia

Io credo in Dio, Creatore del cielo e della terra

CredoinunumDeumCreatore«In principio Dio creò il cielo e la terra» Gn 1,1.
«Il mondo è stato creato per la gloria di Dio» Concilio Vaticano I.


Dio Padre onnipotente. Gli attributi divini sono molteplici: l’onniscienza, la bontà, la sapienza, la santità, la giustizia, la misericordia e molti altri. La Sacra Scrittura è una fonte inesauribile per la conoscenza del volto di Dio. Tuttavia il «Credo» fra tutti cita l’onnipotenza, non per escludere gli altri o per sminuirli, ma perché riconoscerla è di grande importanza per la nostra vita.  È un termine tradotto dal greco: «pantokràtor». Mentre per noi, che abbiamo la lingua e la mentalità latina, onnipotente significa soprattutto che può tutto, «pantokràtor» indica piuttosto colui che regge tutto. «Kratèo» è il verbo tenere, tenere con forza, è colui che ha il potere universale, è il responsabile di tutto il mondo. Vuol dire che nulla è impossibile a Dio. «Noi crediamo che tale onnipotenza è universale, perché Dio, che tutto ha creato, tutto governa e tutto può; amante, perché Dio è nostro Padre; misteriosa, perché soltanto la fede la può riconoscere» CCC 268. Descrivere l’onnipotenza di Dio non è facile, perché essa supera ogni capacità umana di rappresentazione. San Tommaso d’Aquino al riguardo ha un’espressione incisiva ed efficace. «La volontà di Dio - e gli dice - si realizza sempre».

Quando questa convinzione di fede illumina la vita, tutte le paure e le angosce che popolano il cuore svaniscono come nebbia al sole. Infatti la volontà divina è una volontà di amore. Essa può tutto ciò che vuole: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?», afferma Paolo nella Lettera ai Romani Rm 8,31. La tranquilla sicurezza di fronte alle difficoltà e alle insidie della vita proviene al credente dalla consapevolezza che Dio tiene saldamente in mano ogni evento grande o piccolo che sia.
L’onnipotenza divina si estende a tutto l’immenso mare della creazione. Chi potrebbe misurarne i confini? Rinchiusi nelle città, incapaci di guardare il cielo, abbiamo perso di vista gli orizzonti infiniti dell’essere. Riusciamo ancora pensare che l’onnipotente ha tratto ogni cosa dal nulla e che tutto governa con leggi mirabili che in gran parte sfuggono alla nostra conoscenza? Nulla a Dio è impossibile ed egli dispone della sua opera come gli piace. Egli non solo è il Re dell’universo, ma è anche il Signore della storia. Pur rispettando la volontà degli uomini, «egli muove i cuori e guida gli avvenimenti secondo la sua bontà» CCC 269. Ciò che Dio nella sua infinita sapienza e bontà decide, immancabilmente si realizza, nonostante la resistenza delle creature. Tutti gli attributi divini fra loro coincidono. In Dio la potenza, la sapienza, la giustizia e l’amore sono «una sola e identica cosa» scrive San Tommaso d’Aquino. Tutto ciò che Dio compie con la sua onnipotenza è sempre traboccante di sapienza e di amore. Noi questo lo possiamo ammirare innanzitutto nell’opera della creazione, dove l’infinita potenza di Dio, che trae dal nulla tutte le cose, si manifesta attraverso un disegno mirabile di bellezza e di bontà. L’universo che Dio ha creato stupisce per la sua grandiosità, ma nel medesimo tempo è un capolavoro di ordine e di armonia, sia nelle realtà più grandi come in quelle più piccole. Basta meditare sul mistero dell’incarnazione, dove la natura umana viene elevata fino a congiungersi con la natura divina nella persona del Verbo. L’uomo, finito e peccatore, viene unito a Dio in un destino unico di beatitudine e di gloria. L’onnipotenza divina si manifesta in modo particolare sulla croce. Nella morte del Figlio di Dio si rivela la potenza universale di Dio, perché è l’onnipotenza dell’amore, del dono totale di sè. La potenza dell’amore che dona la vita e che noi sperimentiamo ogni giorno della nostra vita.
In Gesù Cristo ogni essere umano viene salvato, purificato, adottato come figlio ed elevato in grazia fino a divenire partecipe della natura divina. L’onnipotenza divina poteva fare di più? Non ha forse operato secondo la logica di un amore che non conosce confini? È dunque vero che Dio opera ciò che vuole, ma sempre secondo una logica di amore che va al di là di ogni nostra immaginazione e aspettativa. Tuttavia qui sulla terra gli uomini si scontrano quotidianamente con la realtà del male e della sofferenza. Quante volte essi accusano Dio di essere assente e di non impedire il male. «Dov’è Dio?», essi gridano. Si tratta di un problema che merita una riflessione. Il male, ci insegna la fede, non è stato provocato da Dio, ma è entrato nel mondo a causa dell’infedeltà dell’uomo. Dio però non si è lavato le mani, ma si è impegnato a liberarci dal male con la nostra collaborazione. La croce, dove Gesù ha volontariamente portato il male del mondo, sta a indicare come Dio abbia preso sulle sue spalle tutte le sofferenze umane e le abbia espiate «al nostro posto e a nostro favore» Karl Barth. Certo, per noi sarebbe tutto più apparentemente più comprensibile e più facile se Dio avesse eliminato il male dalla vita umana o se decidesse di esibire davanti ai nostri occhi la sua onnipotenza. Ma avrebbe potuto farlo senza eliminare la libertà? La vita avrebbe ancora conservato il suo vero significato, che è quello di un tempo di prova, dove l’uomo decide del suo destino eterno? Dio tuttavia ha tolto al male il suo pungiglione mortifero. Esso può essere trasformato in bene. Anche il peccato può aprirsi alla Grazia. Anche la sofferenza è la morte possono divenire una beatitudine. Non c’è nulla che Dio non possa volgere al bene. Se egli permette il male, afferma San Tommaso, è per ricavarne un bene maggiore. Questo non lo si vede senza la fede e in particolare senza il dono della Sapienza.
Le vie misteriose della divina onnipotenza, infatti, sfuggono alle considerazioni umane, tanto più che Dio, quando agisce, ama più nascondersi che mostrarsi. «La ferma persuasione dell’onnipotenza divina vale più di ogni altra cosa a corroborare in noi il doveroso sentimento della fede e della speranza. La nostra ragione, conquistata dall’idea della divina onnipotenza, assentirà senza più dubitare a qualunque cosa sia necessario credere, per quanto possa essere grande e meravigliosa o superiore alle leggi e all’ordine della natura. Anzi, quanto più sublimi saranno le verità da Dio rivelate, tanto più ragionevolmente riterrà di dovervi assentire. Come pure, sul terreno delle speranze e del bene che da Dio attendiamo, l’uomo non si lascerà sbigottire dalla grandezza delle divine realtà cui aspira, ma trarrà fiducia e coraggio dal costante pensiero che nulla è impossibile all’onnipotenza di Dio» Catechismo Romano 24.

Creatore.
Con l’apparire dell’uomo sulla terra sono cominciati i grandi interrogativi sul senso della vita. L’uomo non cessa mai di porsi le questioni riguardanti l’origine e il fine dell’universo e il significato della sua vita. «Chi sono?», «Da dove vengo?», «Dove vado?», «Qual è il senso della vita, del dolore, del male, della morte?», «Da dove viene e dove va tutto ciò che esiste?»: sono quelle domande ineliminabili che accompagnano il pellegrinaggio degli uomini sulla terra. Le religioni e le filosofie nel corso dei secoli si sono impegnate a dare risposte esaurienti. La scienza, negli ultimi secoli, ha arricchito in modo straordinario le nostre conoscenze. «Tali scoperte ci invitano ad una sempre maggiore ammirazione per la grandezza del Creatore, e a ringraziarlo per tutte le sue opere e per l’intelligenza e la Sapienza di cui fa dono agli studiosi e ai ricercatori.
Tuttavia, aldilà delle luci che la scienza riesce a dare, rimane sempre sullo sfondo un interrogativo, che per sua natura sfugge alla scienza stessa. Si tratta di sapere come abbia avuto origine questa mirabile avventura che è la storia dell’universo. Storia che è ancora in pieno svolgimento e di cui gli uomini sono protagonisti. Il Padre onnipotente è Creatore.
L’idea della creazione è un’altra importantissima caratteristica della fede biblica e cristiana. La tradizione biblica valorizza la materia come creazione di Dio che è buona. In tutta la mitologia greca o romana non troviamo niente di analogo ai racconti della creazione della Bibbia. Si parla sempre di fatti eroici dell’antichità, ma non dell’inizio del tutto. L’origine del mondo non è presentata, nè teorizzata. È una rivelazione biblica il fatto che tutto venga da Dio ed è una idea molto importante che influenza la nostra vita e il nostro modo di pensare. La realtà viene da Dio; tutto quello che esiste è stato pensato e realizzato da Dio ed è buono, è una cosa bella, sebbene sia stata rovinata dal male. Qualunque cosa si possa immaginare che esiste, esiste perché creata da Dio; nulla è coeterno con Dio, nulla esiste da sempre, tutto è stato creato. Tutto ciò che esiste è stato creato e Dio. Dio non è nelle cose, Dio è l’autore delle cose. Il rischio è quello di un pensiero che confonda Dio con la natura. Diventa allora importante riconoscere che tutto deriva da Dio e dipende da Dio, tutto tende alla pienezza di Dio, ma Dio è distinto dalle cose. Impariamo a riconoscere Dio in tutte le cose, ma non a identificarlo con le cose.
Oggi in modo particolare la Fede viene messa a confronto con prospettive spesso discordanti. Riguardo alla questione delle origini, alcuni filosofi affermano che tutto è Dio, che il mondo è Dio o che il divenire del mondo è il divenire di Dio: questo è il panteismo.
Altri sostengono l’esistenza di due principi eterni, il bene e il male, la luce e le tenebre, in continuo conflitto fra loro: questa è l’eresia del dualismo e del manicheismo. Altri ancora ammettono che il mondo sia stato fatto da Dio, ma alla maniera di un orologiaio, che una volta fatto, l’avrebbe abbandonato a se stesso. Altri infine non ammettono alcuna origine trascendente del mondo ma vedono in esso il puro gioco di una materia che sarebbe sempre esistita: ecco il materialismo. Ma l’intelligenza umana, se ben guidata, è in grado di trovare la risposta vera al problema delle origini. Infatti, come insegna il Concilio Vaticano I, è possibile conoscere con certezza l’esistenza di Dio creatore attraverso le sue opere, grazie alla luce della ragione umana, con l’aiuto della Fede e della Grazia.
La Sacra Scrittura apre la stupenda sinfonia della verità con un’affermazione concisa, che da sola contiene più luce delle varie speculazioni umane elaborate nel corso dei millenni: «In principio Dio creò il cielo e la terra» Gn 1,1. Sono poche parole che hanno il potere di placare gli interrogativi della ragione e di dissipare i dubbi eterni, sono parole rivelate che vengono da Dio stesso, sono luce perenne che illumina la vita umana mostrandone la bellezza e la grandezza.
Tuttavia, per comprendere in tutta la sua grandiosa portata il progetto di Dio creatore, è necessario ricorrere al Nuovo Testamento dove viene rivelato che Dio ha creato tutto per mezzo del suo Verbo eterno. Afferma infatti l’evangelista Giovanni: «In principio era il Verbo… e il Verbo era Dio… tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto» Gv 1,1-3. Gli fa eco San Paolo con espressioni non meno solenni e affascinanti: «Per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra.
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui è in vista di lui… egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono» Col 1,16-17.
Anche lo Spirito Santo partecipa all’azione creatrice in quanto spirito creatore e datore della vita. La creazione vede quindi all’opera la Santissima Trinità. Tutto infatti proviene dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo.

La Sacra Scrittura e la Tradizione affermano che il mondo è stato creato per la gloria di Dio Concilio Vaticano I. L’epilogo glorioso di tutta l’opera divina è che Dio alla fine «sia tutto in tutti» 1Cor 15,28. La gloria di Dio è dunque la felicità dell’uomo.

Creatore del cielo e della terra.
Dicendo che Dio è il creatore del cielo e della terra «il Credo» vuole affermare che tutto ciò che esiste è stato tratto dal nulla della mano dell’Onnipotente. Dire cielo e terra è un modo semitico per indicare tutto; cielo e terra sono i due elementi che compongono il mondo, quello che è lontano e quello che è vicino, ciò che è familiare all’uomo, la terra, e ciò che appartiene ad un mondo trascendente, il cielo. Per «cielo e terra» si intendono tutte le cose visibili e invisibili. La terra è il mondo degli uomini, mentre il cielo è il luogo di Dio e degli Angeli che lo circondano, ed è anche la meta a cui l’uomo è predestinato e alla quale deve tendere. La professione di fede nel Concilio Lateranense IV, afferma che Dio fin dal principio del tempo creò dal nulla l’uno e l’altro ordine di creature: quello spirituale e quello materiale, cioè gli angeli e il mondo terrestre e poi l’uomo quasi partecipe dell’uno e dell’altro, in quanto composto di anima e di corpo.

L’uomo al culmine della Creazione.
Nel racconto biblico l’uomo è il vertice della creazione. La sua centralità è fuori discussione. Per quanto immenso sia il creato, l’essere umano ne rappresenta l’espressione più alta. Non è forse l’uomo, che con il suo pensiero può abbracciare tutto ciò che esiste? La Sacra Scrittura sottolinea che di tutte le creature visibili, soltanto l’uomo «è capace di conoscere e di amare il proprio Creatore» GS 12. Egli solo ha una destinazione trascendente, essendo chiamato a conoscere e ad amare Dio e a partecipare alla sua vita intima. Per esprimere il valore assoluto dell’uomo la rivelazione non esita ad affermare che è stato creato ad «immagine di Dio». È chiamato per grazia a un’alleanza con il suo Creatore, a dargli una risposta di fede e di amore che nessun altro può dare CCC 357. «In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo» GS 22. L’uomo è una creatura, ma creata a immagine del Creatore, è chiamata in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, a partecipare alla natura divina. La persona umana ha una dimensione spirituale e una materiale fra loro intimamente congiunte. La duplice dimensione dell’essere umano è affermata dalla Bibbia con un linguaggio semplice, ma chiaro ed efficace: «Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» Gn 2,7. L’alito di Dio indica l’anima spirituale e immortale. La polvere del suolo significa il corpo materiale e mortale. L’anima è la parte più intima della persona: è quel principio spirituale grazie al quale noi siamo un io cosciente, intelligente, libero, dotato di orientamento morale e soprattutto capace di amare. Ogni anima è creata da Dio. «Essa non perisce al momento della sua separazione dal corpo nella morte e di nuovo si unirà al corpo al momento della Risurrezione finale» CCC366. Il corpo dell’uomo partecipa anch’esso alla dignità di immagine di Dio. Tutto l’uomo, anima e corpo, è infatti chiamato a diventare il tempio della SS. Trinità. Lo spirito e la materia nell’uomo sono così intimamente congiunti che la loro unione forma un’unica natura. 
Con l’espressione «maschio e femmina li creò» Gn 1,27 la Sacra Scrittura vuole affermare che l’uomo e la donna sono voluti da Dio, e in quanto tali sono l’espressione del suo amore. Essere uomo ed essere donna è una realtà buona e voluta da Dio. L’uomo e la donna sono, con identica dignità, a immagine di Dio. Nel loro essere uomo e donna riflettono la bontà e la sapienza del Creatore. L’uomo e la donna sono creati da Dio insieme come parte di un unico progetto e sono voluti l’uno per l'altro: «Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia simile» Gn 2,18. Quando il creatore conduce la donna all’uomo, questi lancia un grido di ammirazione che giustamente viene chiamato il primo canto di amore dell’umanità: «Questa volta è carne della mia carne e osso delle mie ossa» Gn 2,23. L’uomo vede nella donna una persona della sua natura un altro io nel quale può specchiarsi. L’immagine simbolica della costola tolta all’uomo, con cui la donna è plasmata, sottolinea nel medesimo tempo la pari dignità e l’identica umanità. L’uomo e la donna sono reciproci, cioè creati l’uno per l’altro. È Dio stesso, infatti, che li unisce In modo tale che formino «una sola carne» Gn 2,24 e così possano nell’amore reciproco, trasmettere la vita umana. Hanno infatti valore eterno le parole di Gesù: «Non avete letto che il Creatore, fin da principio, li creo maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?”. Così non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi» Mt 19,4-6.
L’uomo non solo è stato creato buono, ma è stato elevato da Dio a un intima amicizia con Lui. È stato ricolmato di doni che lo hanno posto in una situazione di tale armonia con se stesso e con la creazione, che saranno superati soltanto dalla sua partecipazione alla Gloria di Cristo Risorto.
I nostri progenitori, Adamo ed Eva, come è stato affermato dal Concilio di Trento, «sono stati costituiti in uno stato di santità e di giustizia originali» Tale stato di santità, precisa il Concilio Vaticano II, «era una partecipazione alla vita Divina» LG 2. Questa dottrina della fede mostra di quale infinito amore Dio abbia circondato fin dall’inizio l’essere umano, elevandolo ben al di là delle esigenze della sua natura e ricolmandolo della sua stessa vita immortale. Dio ci rivela che l’esordio dell’umanità ha visto, per un dono di grazia, una condizione esistenziale piena di luce e di felicità, ben rappresentata dal paradiso terrestre. Se tale condizione è andata perduta, ciò è dovuto al peccato dei nostri progenitori.

Il Settimo e l'Ottavo giorno.
La Sacra Scrittura presenta l’azione di Dio creatore come un susseguirsi di 6 giorni di lavoro, che termina nel riposo del settimo giorno. Si tratta evidentemente di uno schema temporale simbolico il cui scopo è quello di inculcare il valore il valore e il rispetto del sabato. La Parola di Dio insegna che l’universo e ognuna delle opere dei 6 giorni ha una propria bontà e perfezione: «E Dio vide che era cosa buona». Ogni creatura ha quindi un suo valore e ognuna riflette un raggio della sapienza e della bontà divine. Non ha certo un significato di carattere scientifico, ma al contrario ha un grandissimo valore religioso l’affermazione biblica secondo la quale Dio ha compiuto l’opera della creazione nei 6 giorni, mentre ha riposato il settimo.
Il testo sacro dice: «Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e così furono portati a compimento il cielo e la terra. Dio cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro benedisse il settimo giorno e lo consacrò» Gn 2,1-3.
In questa prospettiva l’intera creazione è concepita in vista del sabato e quindi il suo significato ultimo è quello del ringraziamento della lode e dell’adorazione di Dio.
Per noi cristiani però è sorto un nuovo giorno: «il primo giorno dopo il sabato», quello della Risurrezione di Cristo. Quindi, se il settimo giorno ha portato a termine la prima creazione, l’ottavo giorno ha visto l’inizio della nuova creazione. Così l’opera della creazione culmina nell’opera più grande della redenzione. La prima creazione trova il suo senso e il suo vertice nella nuova creazione in Cristo, il cui splendore supera quello della prima.

«A ben riflettere la struttura biblica della settimana è un’immagine della vita dell’uomo: i 6 giorni indicano la vita nel tempo fatta di lavoro, di fatica e di lotta; il settimo giorno rappresenta invece lo sbocco della vita umana, il suo approdo finale, che è fuori dal circolo finito del tempo, ma si apre alla trascendenza, oltre il passaggio della morte, verso il golfo di luce dell’eternità. Nel medesimo tempo è anche immagine della storia umana, la quale ha il suo inizio in Dio e procede lungo la traiettoria del tempo verso un traguardo finale, dove troverà il suo compimento trascendente e divino» Padre Livio Fanzaga, I Dieci Comandamenti, edizione Sugarco pag. 64.

Sia lodato Gesù Cristo.

Atto di Fede.
Mio Dio,
perchè sei verità infallibile,
credo fermamente tutto quello che Tu hai rivelato
e la Santa Chiesa ci propone a credere.
Ed espressamente credo in Te,
unico vero Dio in Tre Persone uguali e distinte,
Padre, Figlio e Spirito Santo.
E credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio,
incarnato e morto per noi,
il quale darà a ciascuno, secondo i meriti,
il premio o la pena eterna.
Conforme a questa fede voglio senpre vivere.
Signore, accresci la mia fede.

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