Preghiera e Liturgia

Io credo in Dio, Padre Onnipotente

CredoPadreOnnipotente«Crediamo e confessiamo che uno solo è il vero Dio...
Padre, Figlio e Spirito Santo»  Concilio Laternanse IV.


La nostra professione di fede incomincia con Dio, perché Dio è il primo e l’ultimo, il principio e la fine di tutto. Il Credo comincia facendo riferimento a Dio Padre, perché il Padre è la prima Persona della Santissima Trinità, fonte della vita, origine delle altre Persone. Il Simbolo comincia con la creazione di tutto, del cielo e della terra...

perché la creazione è inizio e fondamento di tutte le opere di Dio, quindi è logico che cominci così. Credere che Dio esiste è il primo passo, credere a Dio che si rivela è il secondo passo, credere in Dio personale è il terzo passo. 
Dicendo «Io credo in Dio», l’uomo decide del senso della sua vita e del suo destino eterno. Quando nasce dal profondo del cuore, questa affermazione è un dono di grazia che imprime un nuovo indirizzo all’esistenza umana. Chi ritorna al fervore della fede, sa quale forza abbiano queste parole.
Alcuni Martiri le hanno gridate davanti ai loro carnefici nel momento supremo della loro testimonianza. Sulla bocca del cristiano questa professione di fede in un Dio unico non contrasta col confessare che «Gesù è il Signore» e che «lo Spirito Santo è Signore e da la vita». Infatti, così insegna il Concilio Lateranense IV: «Crediamo fermamente e confessiamo apertamente che uno solo è il vero Dio, eterno, immenso, onnipotente, immutabile, incomprensibile e ineffabile, Padre, Figlio e Spirito Santo: tre Persone, ma una sola essenza, una sola sostanza». Il riferimento a un Essere supremo è una costante della storia dell’uomo, fin dai tempi della preistoria. Non esistono popoli non religiosi. L’uomo ha bisogno di dare un senso alla vita. In lui vi è un’attività spirituale da cui nasce l’esperienza religiosa.

Le forme che la religione prende sono le più varie. In tutte le religioni vi è un movimento verso l’assoluto e l’eterno. La linfa perenne dell’esperienza religiosa è l’esigenza dell’animo umano di andare al di là di ciò che è effimero e finito.
Credevi che Dio fosse inconoscibile, inafferrabile, nascosto e forse assente dalla vita delle persone e dagli avvenimenti della storia. Non è così. Dio non ha creato il mondo e l’uomo per abbandonarli a un cieco destino. Egli veglia su di noi, ci accompagna, provvede alle nostre necessità, ci guida quasi di nascosto, ma soprattutto ci parla di lui e del suo progetto d’immenso amore per ognuno di noi. In nessun sacro libro delle religioni Dio appare in tutta la sua grandezza, bellezza, santità e verità come nella Sacra Bibbia. Se vuoi conoscere il volto nascosto di Dio è nella Sacra Scrittura che devi cercarlo. Il popolo ebreo, destinatario di questa rivelazione, perché fosse un dono per tutta l’umanità, scopre sempre più il volto autentico del Creatore fino alla rivelazione Suprema, quando Dio invia nel mondo il suo Figlio, eternamente generato, e divenuto uomo nel grembo della Vergine Maria. Allora è guardando al volto di Gesù che noi vediamo «il Padre». Per conoscere Dio dobbiamo guardare a Gesù. Egli è Dio che ha assunto una natura umana. Attraverso le parole di Gesù, le sue opere, ma soprattutto attraverso il mistero della sua persona di uomo-Dio, a noi è dato di entrare in contatto con l’Assoluto. Altre vie non ve ne sono. Gesù è la «via» che il Padre ha donato a tutti gli uomini perché giungessero a lui. È soprattutto nei Vangeli che si manifesta il mistero di Dio, Luce, Bellezza, Verità e Amore. Ma è già fin dalle prime pagine della Sacra Scrittura che tu puoi entrare in questa avventura affascinante che è la conoscenza del mistero inaccessibile alla nostra mente limitata. Uno dei momenti più grandi è quando Dio, al Roveto ardente, rivela a Mosè il suo nome. Nella storia religiosa dell’umanità questo è certamente uno dei passaggi fondamentali e irripetibili. Alla richiesta di Mosè di rivelare il nome, Dio risponde: «Io sono colui che sono!... Dirai agli israeliti “Io Sono mi ha mandato a voi”». Dio è l’Assoluto, l’essere per eccellenza, eterno e onnipotente ma tuttavia vicino a noi, creature fragili, che egli sostiene e di cui si prende cura. Nome misterioso e ineffabile, che vela e rivela, ma che nel medesimo tempo attira e seduce. Si entra nel mistero della conoscenza di Dio mediante la fede. Essa è la nostra risposta a Dio che si avvicina e si fa conoscere. È una conoscenza che coinvolge non solo la mente dell’uomo, ma anche e soprattutto il suo cuore. Dio si fa conoscere per amarci e per essere amato. Tuttavia, la fede in Dio, che è una decisione soprannaturale, ha un solido fondamento razionale. Credere in Dio non è affatto irragionevole. Anzi, alla luce della ragione appare piuttosto irragionevole non credere alla sua esistenza. È un fatto che gli uomini di tutti i tempi, nell’antichità come nel presente, hanno sempre creduto in grandissima maggioranza nell’esistenza di un Essere supremo. Filosofi e scienziati innumerevoli hanno arricchito questa universale convinzione con le loro intuizioni e le loro riflessioni. La filosofia e la scienza non sono affatto contro la fede, ma al contrario preparano ad essa. All’uomo basta leggere il grande e mirabile libro della natura e quello misterioso, ma affascinante e traboccante di luce, della propria anima, come poeticamente si esprimeva il Metastasio: «Dovunque il guardo giro, immenso Dio ti vedo: nell’opre tue t’ammiro, ti riconosco in me» Arie, XXVI, da La Passione di Gesù Cristo parte 2. La creazione, con la sua grandiosità e le sue leggi, e la terra, con la sua bellezza di luci e di colori, testimoniano davanti agli occhi della ragione che Dio esiste.

Il Padre.
Il Cristiano, dopo aver professato la sua fede in un solo Dio, ne esprime la vita intima affermando che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Questa infatti è la struttura stessa del «Credo», che fin dall’antichità viene recitato durante il Sacramento del Battesimo, quando i cristiani vengono battezzati «Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo». È interessante notare come il Battesimo venga conferito «nel nome» e non «nei nomi» del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» «Infatti, non vi è che un solo Dio, il Padre onnipotente e il Figlio suo unigenito e lo Spirito Santo: la Santissima Trinità» CCC 233. La fede nella Santissima Trinità non pregiudica affatto l’unità e l’unicità di Dio. Non esistono tre «dei», ma un solo Dio, nel cui intimo vi è un rapporto eterno di amore.
«Credo in uno Dio»: mettendoci il numerale non si fa l’articolo indeterminativo, ma si sottolinea la unicità, quindi anche il latino ha tradotto letteralmente «Credo in unum Deum» dove il numerale «uno» serve per indicare la unicità. Il fatto però di usare in + accusativo dice movimento. Usare il verbo credere con il movimento vuol dire fare dono della propria vita a Dio. «Credo in Deum» vuol dire: io affido me stesso mettendomi nelle mani di Dio, ecco il movimento. Credo in Dio vuol dire: mi muovo verso di Lui.

La fede nella Santissima Trinità è specifica del Cristianesimo e di essa non vi sono accenni in altre religioni, neppure nell’Ebraismo e nell’Islam, che pure fanno riferimento alla fede di Abramo. La rivelazione del mistero della vita intima di Dio, mediante l'invio del Verbo e dello Spirito Santo, è l’evento fondamentale del Cristianesimo.
Tutte le verità della Fede sono importanti e fra loro sono organicamente congiunte, come le membra di un solo corpo.
Ma come nel nostro corpo il centro propulsore è il cuore, così si può affermare del mistero della Santissima Trinità per quanto riguarda gli altri misteri della fede. Esso è la sorgente da cui tutti gli altri provengono ed è la luce che tutti li illumina. Si tratta infatti del mistero di Dio in se stesso. Anche il mistero dell’incarnazione presuppone quello della SS. Trinità. Qui siamo al centro della fede e della vita cristiana. Non basta credere che esiste Dio per dirsi cristiani. Senza la professione di fede trinitaria, con la conseguente affermazione della divinità di Cristo, non vi è cristianesimo.

Chiamare Dio col nome di «Padre» non è specifico del Cristianesimo. Tale affermazione si trova anche presso altre religioni. Gli antichi Greci, ad esempio, chiamavano Zeus «padre degli dei e degli uomini». L’Antico Testamento conosce la paternità di Dio, della quale parla con espressioni profonde e commoventi, descrivendo la tenerezza di Dio per le sue creature con i tratti non solo della paternità ma anche della maternità. Dio è chiamato «Padre» in quanto creatore del mondo che egli conserva e governa con somma sapienza e infinito amore. «Gesù ci ha rivelato che Dio è “Padre” in un senso inaudito: non lo è soltanto in quanto Creatore; egli è eternamente Padre in relazione al Figlio suo unigenito, il quale non è eternamente figlio se non in relazione al Padre suo» CCC 240. Quando noi diciamo che Dio è Padre, lo affermiamo in primo luogo riguardo a Gesù Cristo, che è il Figlio del Padre eternamente generato. Lo affermiamo anche riguardo a noi, ma solo perché siamo «figli nel Figlio», uniti a Gesù mediante la Fede e la Grazia. Questa esclusività del suo rapporto col Padre Gesù l’ha ribadita molte volte, distinguendo anche fra «Padre mio e Padre vostro». «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» Mt 11 27.
A questa rivelazione della paternità divina da parte di Gesù ha corrisposto la fede degli Apostoli, i quali hanno visto in Lui «il Verbo» che «in principio era presso Dio è il Verbo era Dio» Gv 1,1. Sulla scia della Tradizione Apostolica, la Chiesa nel primo Concilio di Nicea ha professato che il Figlio è «consustanziale al Padre», cioè è un solo Dio con lui. Nel secondo Concilio ecumenico di Costantinopoli è stata poi coniata la professione di fede che i cristiani recitano ogni domenica, quando confessano «il Figlio unigenito di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre».

È lo stesso Gesù che, prima della Pasqua, annuncia l’invio di un altro «Paraclito» cioè Difensore, lo Spirito Santo. È quello Spirito che è all’opera fin dalla creazione, che ha parlato per mezzo dei Profeti e illuminerà i discepoli, insegnando loro ogni cosa e guidandoli «alla verità tutta intera» Gv 16 13. «Lo Spirito è in tal modo rivelato come un’altra Persona divina in rapporto a Gesù e al Padre» CCC 243. Egli è inviato agli Apostoli e alla Chiesa, come afferma il Simbolo Costantinopolitano, «con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato». Il Concilio di Firenze, spiegando che lo Spirito «procede dal Padre e dal Figlio» afferma che lo Spirito Santo procede eternamente dall’uno e dall’altro come da un solo principio e per una sola spirazione. Il mistero della Santissima Trinità, che è la sorgente inesauribile di tutta la rivelazione cristiana, rimane avvolto dal segreto anche dopo l’incarnazione e la testimonianza che ne ha dato Gesù Cristo. È un mistero di Fede, inaccessibile alla mente umana. Solo nella contemplazione di Dio faccia a faccia potremmo inebriarci di quella luce infinita, senza rimanerne abbagliati. I cristiani, quindi, non confessano tre dei, ma un Dio solo in tre persone.
A questo riguardo è estremamente efficace la formula del Concilio di Toledo dell’anno 685: «il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura». Ognuna delle tre Persone divine è l’unico Dio. L’unico Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo. Il cristianesimo fa propria la professione di fede nella Sacra Scrittura «Il Signore è nostro Dio, il Signore è uno solo» Dt 6,4. Le tre Persone divine sono realmente distinte tra di loro, pur essendo un unico Dio. «Il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio e lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio» Concilio di Toledo anno 685. Ognuna delle tre Persone ha una sua identità e non è soltanto un modo di essere o di manifestarsi dell’Essere Divino. «Dio è eterna beatitudine, vita immortale, luce senza tramonto» CCC 257. Tuttavia la definizione che più di tutte le altre ne coglie la realtà intima è quando diciamo, con l’apostolo Giovanni, che «Dio è amore» 1Gv 4,8.16. Ora siamo in grado di comprendere meglio la portata di questa affermazione. Dio è amore in quanto Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio è l’eterna comunione di queste Relazioni divine. Ma l’amore «est diffusivum sui», tende cioè a diffondere se stesso. La Santissima Trinità è la fonte da cui tutto scaturisce e l’oceano a cui tutto ritorna. La nostra partecipazione alla sua vita intima è l’obiettivo finale del progetto di Dio.

Quando siamo uniti a Cristo, lo siamo anche al Padre e allo Spirito Santo. Tutta la grandiosa opera della creazione e della redenzione ha come fine che «tutte le creature entrino nell’unità perfetta della Beatissima Trinità» CCC 260. L’amore trinitario è l’approdo della vita umana. Dio non poteva concepire e realizzare qualcosa di più grande. Il suo amore è veramente infinito. Non si tratta però di una meta collocata nel futuro.
Già fin d’ora il cristiano è chiamato a diventare il tempio della Santissima Trinità, secondo l’insegnamento di Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» Gv 14,23.

Sia lodato Gesù Cristo.

SIMBOLO DEGLI APOSTOLI.
Io credo in Dio, Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra.
E in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito di Spirito Santo,
nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocifisso,
morì e fu sepolto; discese agli inferi;
il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo,
siede alla destra di Dio Padre onnipotente:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna.
Amen.

ATTO DI FEDE.
Mio Dio,
perché sei verità infallibile,
credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato
e la santa Chiesa ci propone a credere.
Ed espressamente credo in te,
unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte,
Padre, Figlio e Spirito Santo.
E credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio,
incarnato e morto per noi,
il quale darà a ciascuno, secondo i meriti,
il premio o la pena eterna.
Conforme a questa fede voglio sempre vivere.
Signore, accresci la mia fede.

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