Preghiera e Liturgia

Santa Maria Goretti 6 Luglio

MariaGoretti«Per amore di Gesù, gli perdono
e voglio che venga con me in Paradiso».


Maria Goretti nacque a Corinaldo in provincia di Ancona il 16 ottobre 1890. Marietta, com’era soprannominata, si dedicava alla vendita delle uova e dei colombi nella lontana Nettuno, al trasporto dell’acqua, alla preparazione delle colazioni per i lavoratori nei campi, al rammendo del vestiario. Recitava il Rosario ed era molto religiosa, come tutta la famiglia: era definita dalla gente dei dintorni «un angelo di figliola». Spirò alle 15.45 di domenica 6 luglio 1902: aveva quasi 12 anni. Il 31 maggio 1935, nella diocesi di Albano, si apriva il processo per la sua beatificazione. 
La fama di santità di Marietta si diffuse subito dopo il suo assassinio: già il giorno dei suoi funerali, l’8 luglio, una folla imponente venne a prestarle omaggio. Il suo corpo venne poi sepolto nel cimitero di Nettuno. Ventisei anni dopo i resti vennero riesumati e conservati presso il Santuario della Madonna delle Grazie a Nettuno. Nel 1947, in occasione della beatificazione, furono ricomposti in una statua con mani e volto di cera. Dopo i lavori di restauro, nel 1969, hanno trovato sistemazione definitiva nella cripta del santuario, meta di innumerevoli pellegrinaggi da tutto il mondo. Un’altra reliquia è custodita a Corinaldo, sua città d’origine.


Oggi dovremo dimenticare tutti gli altri Santi, per celebrare una bambina di nascita oscura e di umile vita. Scenderemo ai nostri giorni, sulla palude dell’Agro Pontino; sul fango, sulla miseria, sulla malaria della palude, sotto un cielo di disperazione.
Agnese, Lucia, Agata e le altre intemerate fanciulle dei primi secoli del Cristianesimo, sembrano a molti troppo lontane e favolose. Pensiamo allora a Maria Goretti, a questa nostra sorellina minore, vissuta e morta accanto a noi, e anche per noi. A questa bambina di 12 anni che salva il nostro tempo dall’eterna condanna del regno della sensualità, trionfo dell’immortalità, festa della carne.

La famiglia Goretti era stata cacciata per fame dalla nativa Corinaldo, nelle Marche, in provincia di Ancona. Verso il litorale tirreno, dove, tra gli stagni malsani brillava il fioco miraggio di un faticoso lavoro e di uno stento guadagno. La famiglia si era sospinta avanti, il papà, la mamma e cinque bambini, di cui la maggiore era Maria, una bambinuccia da poco passata a Cresima. Sulla palude, a Ferriere di Conca, vita disperata, lavoro pesante. Il fiato della malaria ha già avvelenato il sangue del capofamiglia. E una sera, Luigi Goretti non fa ritorno al Casale di Cascina Antica, isolato nell’agro, verso il mare che tremola lontano oltre le lame degli stagni. È il 1900. Maria ha 10 anni. E a dieci anni si assume la cura dei fratellini, perché la mamma possa continuare il lavoro dei campi, al posto del padre caduto ai margini della palude senza cielo.
A Casciana Antica, insieme con i Goretti, vivono i Serenelli. Anche per loro, quando sono nei campi, Maria accudisce alle faccende, governa le bestie, tiene acceso il fuoco, nutre e sorveglia i bambini. Non può andare a scuola, e a fatica segue i corsi di dottrina, nella lontana parrocchia. Impara però quello che più conta: che l’unico vero male non è la miseria ma il peccato, e che l’unica arma è la preghiera. Perciò, anche lontana dalla chiesa, Maria lavora e prega, tiene pulita la casa e conserva pura l’anima. Nel 1902 può fare la prima Comunione, un giorno di maggio, festa del Corpus Domini. La Grazia del Sacramento l’assisterà nella prova non lontana. Maria ha dodici anni, ma ne dimostra di più: è una ragazzina precoce e sviluppata. E gli occhi di Alessandro Serenelli, figlio della famiglia vicina, si intorbidano ogni volta che la guarda. Egli ha 18 anni, ma il fango pesante della palude s’è già rappreso sulla sua anima, guastata da compagnie triviali e da racconti malsani.
Le sue proposte non scalfiscono la sorridente purezza di Maria; nè le minacce piegano la sua tenace volontà. E un giorno, di luglio, col sole alto sulle messi e le cicale ammutolite nella calura, Alessandro Serenelli emerge dall’ombra della grande cucina. Ha in mano un lungo coltello. Sono soli, in mezzo a campi assolati e a lame di stagni che luccicano verso il mare lontano. Alessandro alza il coltello. L’alternativa è chiara, com’è risoluta la decisione del giovane. Ma Maria Goretti non vuole e non teme. Anzi, non è nemmeno lei sola a non volere. Dice infatti, mentre si difende: «No, no! Dio non vuole; è peccato, andrai all’inferno». Si difende oltre le sue forze, mentre il coltello apre nel suo corpo i fori di quattordici ferite. Muore il giorno dopo, e nell’Ospedale di Nettuno si affollano, silenziosi e piangenti, i rudi popolani dell’Agro, i prigionieri della palude.
Ma prima di morire, Maria Goretti perdona il suo uccisore: «Per amore di Gesù, gli perdono e voglio che venga con me in Paradiso».

La promessa della Santa rimane a lungo sospesa sull’ergastolo nel quale Alessandro Serenelli, cinico e ribelle, sconta la sua pena. E una notte, Maria gli appare tra i fiori di un giardino, con un fascio di fiori in braccio. È uno di questi fiori lo da’ anche a lui.

Il 24 giugno dell’Anno Santo 1950, Pio XII proclama solennemente Santa la Martire della purezza. Nella piazza che trabocca di fedeli, oltre ai fratelli, è presente anche Assunta Goretti, madre della Santa. Ed è presente, anche se lontano, chiuso in un convento, Alessandro Serenelli, che ha trovato la via del pentimento e dell’espiazione, in pace ormai con gli uomini e con Dio. Proprio lui è stato il primo e il più importante miracolato di Santa Maria Goretti, Santa della purezza; di questa nostra sorellina minore e di noi tanto migliore, che ha redento il nostro tempo dalla condanna dell’impurità, è aperto un luminoso cielo sulla palude dei sensi, inquinata dalla malaria del peccato.

Sia lodato Gesù Cristo.

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