Esaltazione della Croce 14 Settembre
Ave crux, spes unica mundi!
Ti salutiamo o croce, unica speranza del mondo!
Celebriamo la Festa liturgica della Esaltazione della Santa Croce. In passato questo momento liturgico veniva chiamato «Inventio Sanctae Crucis». In latino questa parola significa «ritrovamento». Con la riforma liturgica, si è passati alla parola più biblicamente fondata di «esaltazione». «Abbiate in voi, fratelli miei, lo stesso sentimento da cui era animato il Cristo Gesù, il quale esistendo nella forma di Dio, non considerò questa sua eguaglianza con Dio come una rapina, ma annientò se stesso, prendendo la forma di servo e, divenendo simile agli uomini, apparve come semplice uomo. Egli umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce».
Le parole dell’Apostolo ci danno il senso della festa che oggi celebriamo. I termini «schiavo, croce» sono per noi parole poco usuali, perché hanno perduto il senso che avevano nel mondo antico, prima dell’era cristiana e perciò i destinatari della Lettera di San Paolo capivano meglio di noi l’orrore della cosa e misuravano meglio di noi quanto Gesù Cristo si era abbassato con l’incarnazione e la morte sulla croce.
Non era la croce considerata dagli antichi come «il supplizio più terribile e più infamante» cfr. Cicerone in Verrem II. Era allora cosa frequente vedere un ladro od uno schiavo messo in croce e ciò che di questo supplizio indirettamente conosciamo, ci permette di valutarne l’atrocità. Il crocifisso moriva con lenta agonia, soffocato per l’asfissia, determinata dalla estensione delle braccia in alto, e torturato da crampi ai nervi irrigiditi.
Il Cristo ha subito lo spaventoso supplizio per ciascuno di noi; ha offerto al Padre, con amore infinito, il sacrificio del suo corpo disteso sulla croce. Lo strumento di supplizio, fino allora oggetto di infamia, diventa per i cristiani la gloria e San Paolo non vuole aver gloria che nella croce del Signore, nella quale risiede la nostra salvezza, la nostra vita, la risurrezione, e per la quale siamo stati salvati e liberati Introito della Messa. Il culto della croce, strumento della nostra redenzione, si è molto diffuso nella Chiesa: la croce è adorata e riceve omaggi, che non si concedono ad altre reliquie e le feste della Santa Croce rivestono particolare splendore. La Chiesa celebra l’Esaltazione della Croce, festa che ha una origine complessa, ma che la storia ci permetterà di precisare.
La data del 14 settembre segna l’anniversario di una dedicazione, che lasciò nella storia ecclesiastica un profondo ricordo. Il 14 settembre del 335 una folla considerevole di curiosi, di pellegrini, di monaci, di clero, di prelati, accorsi da tutte le province dell’Impero, si riunivano a Gerusalemme per la dedicazione del magnifico santuario restaurato dall’imperatore Costantino nel luogo stesso dove il Signore aveva sofferto ed era stato sepolto. L’anniversario continuò ad essere celebrato con non minore splendore negli anni seguenti. La pellegrina Eteria, venuta a Gerusalemme, al tramonto del IV secolo, ci riferisce che più di 50 Vescovi assistevano ogni anno alle solennità del 14 settembre. La Dedicazione aveva rito pari alla Pasqua e all’Epifania e si protraeva per 8 giorni con immenso concorso di pellegrini.
Altri elementi si aggiunsero in seguito alla festa della Dedicazione. Primo fu il ricordo dell’antica festa giudaica dei Tabernacoli, che coronava le fatiche della vendemmia. Si credeva che fosse celebrata il 14 settembre e la festa cristiana della Dedicazione doveva prenderne il posto. Dal IV secolo un altro ricordo, questo prettamente cristiano, si aggiungeva alla festa del 14 settembre e cioè il ritrovamento del legno sacro della croce. Una cerimonia liturgica detta «elevazione o esaltazione», nella lingua greca «hypsosis» della croce ricordava tutti gli anni la fortunata scoperta. Il luogo in cui la croce era stata innalzata era considerato centro del mondo e per questo un sacerdote alzava il legno sacro della croce verso le quattro diverse parti del mondo. I pellegrini, a ricordo della cerimonia, si portavano a casa una minuscola ampolla contenente dell’olio, che era stata posta a contatto del legno della croce. La cerimonia prese un’importanza sempre più grande e avvenne che nel VI secolo il ricordo del rinvenimento della croce e la dedicazione avvenuta sul Golgota passarono in secondo piano. I frammenti del sacro legno furono distribuiti nel mondo e con i frammenti si diffuse nelle chiese cristiane la cerimonia della «Esaltazione». Costantinopoli adottò la festa nel 612, sotto l’imperatore Eraclio, Roma l’ebbe nel corso del secolo VII. Sotto Papa Sergio, morto nel 701, al Laterano, il 14 settembre si ripeteva l’adorazione della croce del Venerdì Santo e gli antichi Sacramentari hanno conservato un’orazione «Ad Crucem salutandam» in uso in tale cerimonia. Il Rito durò poco e scomparì dagli usi romani, ma l’orazione restò nelle raccolte di orazioni private. Ai nostri tempi l’adorazione della croce il 14 settembre, si fa ormai solo nei monasteri e in poche chiese. Anche noi oggi compiremo questo importante gesto di adorazione.
Nel corso dei secoli un avvenimento venne a rinnovare lo splendore della Festa. Nel 614 Gerusalemme era stata occupata dai Persiani e messa a ferro e a fuoco. Dopo le vittorie dell’imperatore Eraclio, la Città Santa era stata restaurata ed Eraclio aveva ottenuto che fosse restituita la Santa Croce, portata dagli invasori a Ctesifonte, una delle principali città dell’antica Mesopotamia. Il 21 marzo del 630, la croce fu di nuovo eretta nella Chiesa del Santo Sepolcro e si riprese, il 14 settembre seguente, la cerimonia della Esaltazione. Si resta stupiti nel vedere che la Festa, ripristinata con l’antica cerimonia, ha un nuovo carattere di penitenza. Hanno forse contribuito a fare della cerimonia di adorazione un rito di intercessione, nel corso del quale si ripete il Kyrie eleison, le sventure dell’impero. Il digiuno diventa in quel giorno di rigore, almeno nel mondo monastico. Il carattere di intercessione resta nei testi della nostra liturgia della Festa di questo giorno. Gli altri testi sono presi dalla Festa del 3 maggio o della Settimana Santa. Le preghiere di Offertorio e post Communio chiedono protezione e soccorso, mentre il Vangelo ricorda l’esaltazione del Figlio dell’Uomo sulla croce, figurata dal serpente di bronzo.
La croce ci dà forza e dobbiamo dire grazie a Gesù per la sua croce. Grazie Gesù per la mia croce di ogni giorno, perché senza questa croce io mi sarei perduto, senza questa croce io sarei diventato più superbo e meno umile. Grazie Gesù di questa croce perché con questa croce mi ricordi che non esiste solo ciò che è terreno, ma che sono fatto per il cielo. I Padri dicevano: «Per crucem, ad lucem». Gesù ha detto: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi». E i Farisei sotto la croce invece: «Scendi dalla croce e ti crederemo». E Gesù invece rimane lì sulla croce, perché la croce è benedizione di Dio, è dono di Dio.
Ave crux, spes unica mundi!
Ti salutiamo o croce, unica speranza del mondo!
Sia lodato Gesù Cristo.