Santa Pasqua 2021
Pasqua: occasione di grazia irrinunciabile.
«Cristo mia speranza è risorto» dalla Sequenza di Pasqua.
Alleluia! È questo il grido pasquale che risuona oggi. Ogni uomo e ogni donna di ogni tempo e di ogni luogo sia raggiunto da questa notizia di gioia, la notizia della Pasqua: Cristo è davvero risorto!
«Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello,
il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa!
Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via?
La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo Risorto,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è Risorto e vi precede in Galilea.
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero Risorto!
Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza».
Auguro a tutti voi una Buona Pasqua, vi auguro con tutto il mio cuore di rinascere. Buona rinascita in Cristo Vivente, buona vita dunque ad ognuno di voi con l’augurio di trovare l’entusiasmo di affrontare ogni nuovo giorno con serenità e di viverlo con la certezza e con la consapevolezza che Gesù è vivo in mezzo a noi!
Fratelli e sorelle amati da Dio!
Finalmente, dopo due anni riusciamo a celebrare la Pasqua del Signore insieme, come popolo di Dio. È ancora nel cuore di tutti che l’anno scorso non si poteva celebrare la Santa Messa con la vostra presenza, con la presenza del popolo di Dio… ma la Santa Pasqua è stata celebrata ugualmente, seppur in un modo diverso.
Pasqua è la «follia» dell’amore gratuito di Dio per l’uomo. «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia ma abbia la vita eterna». Sono parole che abbiamo sentito tante volte e forse non ci meravigliano più. Se fossimo capaci di pensarle con il cuore e con la fede, capiremmo l’enorme portata dell’avvenimento che annunciano.
Benedetto XVI al Convegno Ecclesiale di Verona nell’anno 2006 ricordava: «La Risurrezione di Cristo non è un semplice ritorno alla nostra vita terrena , è invece la più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, la storia e l’intero universo». Gesù Risorto mette dentro la vita degli uomini la sua vita, la sua pienezza di amore, di santità, di bellezza. Cristo risorto trasforma il mondo, mettendo dentro a questo mondo la sua forma, cioè la forma dell’amore.
Ma non possiamo purtroppo dimenticare che viviamo anche questa Pasqua in tempo di pandemia e chiediamo con forza a Gesù Risorto speranza e tempi migliori prima possibile, perché queste restrizioni, questa malattia e queste persone che ci lasciano, diventino solo un ricordo lontano.
Per molte persone, soprattutto per i giovani, ma anche per noi, questi continui lockdown lasceranno solo macerie. Se non abbiamo Cristo dentro di noi, se non viviamo nella sua amicizia e nella fedeltà radicale a Lui, subentrerà purtroppo la disperazione… cioè quella sensazione di sentire dentro di noi il vuoto, un vuoto che è non senso, che è demoralizzazione e non fiducia nella vita e anche in Gesù. Sì, perché cosa vuol dire sperare ancora, se tutto quello che era la tua vita, ti è stato portato via?
Invece, in questi santi giorni di Pasqua, si sente – forse meno sommessamente che in passato, ora che tutto il resto miseramente tace – si sente una voce che risuona da una terra lontana e da un tempo lontano. Una Terra che è Santa, un tempo che diviene senza tempo, una voce: «Sono morto per te!». È Gesù, il Figlio di Dio, che sulla croce ha portato tutto il mio dolore, la mia solitudine, le mie lacrime, la mia disperazione di non avere più speranza, il mio non senso. È Gesù, il Figlio di Dio crocifisso che, amareggiato dal fiele, sembra ancora piangere in questa tragedia del mondo e della storia il suo «Sitio» – Ho sete! Ho sete di te, della tua ricerca di senso, di amore, di felicità, di vita. Ho sete della tua anima.
Ho sete del tuo cuore, mentre il Mio me lo facevo aprire da una lancia per lavarti con l’acqua e con il Sangue del mio Amore, dei miei Sacramenti. È Gesù, il Figlio di Dio che grida al Padre: «La mia vita per quella delle mie creature!». È Gesù, il Figlio di Dio, il solo giusto che muore per me che sono il più grande peccatore.
Fratello e sorella, corri sotto quella croce, fatti lavare da quell’amore, riempiti di quel dolore e del dolore di Maria, che Lui ti dona dalla croce. Questa Pasqua fai uno sforzo: mettiti per lui il vestito più bello, le scarpe più eleganti, purifica il tuo cuore e chiedi a Gesù e a Maria una lacrima di amore, una speranza nuova, una vita nuova… e ricomincia! Gesù ti aspetta, dai a Lui la tua vita, perché tu abbia in cambio la sua. Allora questa Pasqua diventerà un’occasione di grazia irrinunciabile. E la tua vita tornerà a sorridere e rifiorirà come un fiore a primavera.
Con la sua risurrezione Cristo dà all’uomo la possibilità di passare da morte a vita, di iniziare continuamente una vita nuova, di poter vivere una vita bella, nella costruzione di qualcosa che ha il sapore e la durata dell’eterno.
La scuola della vita ci insegna a vivere di speranza. E allora come i protagonisti del Vangelo vogliamo correre alla ricerca dei segni del Risorto, i segni della possibilità di una vita nuova là dove ci sono segni di morte. I segni di morte sono evidenti in questo tempo. Sono questi stessi segni che ci spingono a vedere se c’è un altro modo di vivere che possa dare passione al vivere, all’entusiasmo, alla gioia. Credo che fare veramente Pasqua significhi cominciare dalla ricerca di questi segni di risurrezione. E allora ci riconosciamo nei personaggi del Vangelo che è stato proclamato.
Corrono tutti quel mattino. Maria di Magdala si reca al sepolcro di buon mattino. Maria è l’innamorata: Gesù le aveva restituito dignità, senso di vivere, speranza… non poteva vivere senza di Lui. Va al sepolcro quand’è ancora buio, trova la pietra del sepolcro ribaltata e allora corre ad avvisare Pietro e Giovanni. Maria è spinta in questo correre dalla segreta speranza, forse appena intuita, che qualcosa di grandioso fosse accaduto. Pietro e Giovanni, che con la morte di Gesù si erano visti crollare un progetto di vita, corrono anch’essi. Come non scorgere in questo l’ansia di chi cerca i segni del Risorto per uscire da una situazione di paura, di delusione. Corrono insieme ognuno con la sua storia, con le sue ferite interiori, con il suo temperamento, con la sua mentalità: c’è l’affetto di Maria, l’intuizione e la giovinezza di Giovanni, la concretezza robusta di Pietro.
Vorrei tanto vedere in questa scena noi, la nostra Chiesa, fatta di persone che insieme ricercano oggi i segni di risurrezione, che non mancano nella storia di oggi. I segni di risurrezione ci sono, ma a volte non li vediamo o non diamo loro importanza perché siamo messi a confronto sempre con fatti di cronaca negativa col rischio di perdere il fascino della vita, il gusto di fare il bene. Pasqua è il trionfo della vita sulla morte e allora dobbiamo cercarli, riconoscerli questi segni di vita. Questi segni di risurrezione sono posti dalle tante persone che hanno sintonizzato la loro vita sull’amore di Gesù. Sono le persone che segnano anche oggi la «follia dell’amore gratuito», perché questo amore lo hanno letto sulla croce di Gesù. La croce è il grembo dove sono stati come concepiti, la scuola dove hanno imparato. Esse sono la Pasqua che si fa vita, si fa storia. Occorre che andiamo in cerca e sappiamo riconoscere i segni di risurrezione. Ma non basta.
È importante che si rinnovi l’incontro con il Risorto. Come Maria di Magdala, come Maria, come gli apostoli. Giovanni «vide e credette». Maria riconoscerà Gesù Risorto quando si sentirà chiamare per nome. «Cristo mia speranza è risorto». «Sì, io sono risorto e sono con te».
Il Santo forse più amato dal popolo russo, San Serafino di Sarov, visse diversi anni ritirato in una selva, senza pronunciare mai una parola, neppure con il monaco che di tanto in tanto veniva a portargli del cibo. Quando Dio lo rimandò in monastero, alle persone che accorrevano sempre più numerose a lui per confidargli le sue pene e chiedergli consigli, Serafino andava incontro con le parole: «Gioia mia, Cristo è risorto». Bastavano queste parole perché si sentissero interpretate, capite, accolte. La risurrezione di Gesù spiega, interpreta, aiuta a vivere tutta la nostra esperienza umana.
Annuncialo, fratello e sorella, quando fra poco uscirai da questa chiesa. Lo annuncino le campane di Pasqua di ogni chiesa in tutto il mondo, i canti della liturgia, la preghiera di gioia. Questo titolo appaia sulle prime pagine dei giornali, lo annuncino le televisioni e le radio nei loro notiziari. Le agenzie di stampa battano in tempo reale la fantastica notizia, il mondo di internet e dei computer faccia rimbalzare questa notizia in tutti i cinque continenti della terra. Questa notizia arrivi al cuore di ogni uomo di buona volontà: «Cristo è davvero risorto!».
Gesù è risorto, è vivo. La croce è solo un passaggio, una collocazione provvisoria. È altrove, fidatevi. È il per sempre vivente, risorto da morte. È quello sguardo che determina la gioia cristiana, che sa vedere oltre il mondo che implode, oltre questa lunga pandemia che ci sta togliendo anche la voglia di vivere, i segni della risurrezione e della vita: la Santa Eucaristia e la preghiera del cuore. Ripartiamo sempre da lì per avere la vita eterna.
Auguro a tutti voi una Buona Pasqua, vi auguro con tutto il mio cuore di rinascere. Buona rinascita in Cristo Vivente, buona vita dunque ad ognuno di voi con l’augurio di trovare l’entusiasmo di affrontare ogni nuovo giorno con serenità e di viverlo con la certezza e con la consapevolezza che Gesù è vivo in mezzo a noi!
Sia lodato Gesù Cristo.
Colloquio Spirituale.
«Signore Gesù, Gesù pio, Gesù buono, che ti degnasti di morire pei nostri peccati e risorgesti per la nostra giustificazione, ti prego, per la tua gloriosa risurrezione, risuscitami dal sepolcro dei miei vizi e peccati, affinché io meriti di partecipare veramente alla tua risurrezione. Dolcissimo Signore, che ascendesti in Cielo con trionfo nella tua gloria e siedi alla destra del Padre, re potentissimo, trai me in alto, fino a te, affinché io corra all'odore dei tuoi unguenti, affinché io corra e non venga meno, mentre Tu mi trai e mi conduci. Attrai la bocca dell'anima mia assetata presso il superno fonte dell'eterna sazietà; dal fondo trai me al fonte vivo, affinché ivi, secondo la mia capacità, beva di che sempre io viva, o mio Dio, vita mia.
«Assuma, o Signore, assuma, te ne prego, il mio spirito penne come d'aquila, e voli, e non venga meno; voli, e giunga fino allo splendore della tua gloria, affinché ivi sia pasciuto dei tuoi segreti alla mensa dei celesti cittadini, nel luogo della tua Pasqua, presso abbondantissimo fonte; riposi in te, o Signore, il mio cuore; cuore simile a grande mare, agitato da tumidi flutti.
«Preziosissimo, desideratissimo, amabilissimo Signore, quando ti vedrò? Quando comparirò davanti alla tua faccia? Quando sarò saziato dalla tua bellezza? Quando mi condurrai fuori di questo carcere tenebroso, affinché io confessi il tuo nome, senza più essere confuso?... Che farò io misero, oppresso dal peso delle catene della mia mortalità? Che farò?... Finché siamo nel corpo peregriniamo verso il Signore. Non abbiamo qui stabile dimora, ma cerchiamo la città futura, poiché la nostra patria è nei Cieli. «Dammi grazia, o Signore, che mentre porto con me queste fragili membra, io aderisca a te, giacché chi aderisce al Signore, è un solo spirito con lui» (S. Agostino).
Padre Gabriele di S.Maria Maddalena O.C.M. - 1893 - 1953
Intimità Divina, Roma 1962