Domenica per le Anime del Purgatorio
«Un luogo di giustizia e di misericordia».
Il Purgatorio: purificazione finale degli eletti.
Il Purgatorio: purificazione finale degli eletti.
Un giorno un frate chiese a Padre Pio di applicare la celebrazione della Santa Messa a suffragio dell’anima di suo padre, morto trent’anni prima. Padre Pio disse che lo avrebbe fatto nella Messa del giorno dopo. La mattina seguente Padre Pio disse a quel frate: «Gioisci. Oggi il tuo papà è entrato in paradiso!». Ma quel frate, invece di gioire, si rattristò e disse: «Ma Padre, il mio papà è morto già da trent’anni». Al che Padre Pio esclamò: «Dinanzi a Dio tutto si paga».
«Dinanzi a Dio tutto si paga»: sta qui la ragione del Purgatorio. Ma nel Purgatorio ci sono anche le gioie. Anzitutto, la certezza della salvezza eterna. Poi là non si pecca più: finchè si sia in vita non si sa se si cadrà in peccato. In Purgatorio invece v’è la certezza di poter amare per sempre il Signore, senza più offenderlo. I nostri suffragi alleviano, abbreviano o addirittura eliminano le pene. Molti Santi e teologi, poi, parlano di una relazione intensa fra le anime del Purgatorio e gli Angeli del cielo. Infine, la visita di Maria Santissima, per confortare le anime del Purgatorio. Dunque, un «luogo» di giustizia e di misericordia.
Se qualcuno avesse dei dubbi, a chi si facesse venire mille perplessità, basterebbe ricordare che Dio è l’Essere nella sua pienezza, in Lui ci sono tutte le virtù, per cui è giusto affermare che Dio è amore, ma è altrettanto giusto affermare che Dio è giusto. Quando si parla dell’infinita misericordia divina, si intende che non v’è gravità, né numero di peccati dinanzi ai quali la misericordia di Dio sia impotente - guai a pensarlo, si peccherebbe contro lo Spirito Santo! - e che Dio stesso è disposto ad accogliere il nostro pentimento fino all’ultimo istante della nostra vita. Ciò però non vuol dire che i peccati di cui l’anima si è macchiata in vita non debbano essere purificati, tutt’altro: tutto si dovrà scontare, in vita accettando con pazienza le numerose prove che la Provvidenza permette, oppure, qualora non bastasse la vita, con il Purgatorio. È talmente vero e giusto tutto questo che la Dottrina Cattolica arriva ad affermare che anche i Santi possono avere avuto la necessità di una, se pur breve, purificazione in Purgatorio.
Ci sono due cose da precisare in merito al Purgatorio.
La prima è che la sua esistenza non è un’invenzione della chiesa medioevale; la seconda è che le pene del Purgatorio non sono affatto una sciocchezza.
- Le confessioni protestanti - che non credono nel Purgatorio - hanno sempre affermato che l’esistenza di un luogo di purificazione sia stata un’invenzione della chiesa medioevale e che i primi cristiani non avessero nessuna fede in merito. Girava un libro dal titolo: «La nascita del Purgatorio», ma la Dottrina Cattolica ha subito affermato, in realtà, l’esistenza di questo luogo. È del secondo secolo una famosa iscrizione tombale, quella di Abercio, forse Vescovo di Ierapoli, in Asia Minore. Fu proprio lui a comporre, prima di morire, il suo epitaffio, che dice: «Queste cose dettai direttamente io, Abercio, quando avevo settantadue anni di età. Vedendole e comprendendole, preghi per Abercio». Dunque, Abercio invita colui che si trovi sulla sua tomba a pregare per lui. Il che vuol dire che Abercio, nel 2° secolo, è convinto dell’esistenza del Purgatorio. Tertulliano 155-222 nel «De Corona» scrive: «Nel giorno anniversario facciamo preghiere per i Defunti. Le uniche anime, che hanno bisogno di preghiere, sono quelle del Purgatorio». Sempre Tertulliano scrive: «La moglie sopravvissuta al marito offre preghiere per la gioia di suo marito, nei giorni anniversari della sua morte». Sant’Agostino, nel «De Fide, spe e cantate», scrive: «Non si può negare che le anime dei Defunti possono essere aiutate dalla pietà dei loro cari ancora in vita, quando è offerto per loro il sacrificio del Mediatore, la Santa Messa; oppure mediante elemosine». E Sant’Agostino è vissuto tra il quarto e il quinto secolo! Sant’Efrem di Siria 306-373 nel suo «Testamentum» scrive: «Nel trigesimo della mia morte ricordatevi di me, fratelli, nella preghiera. I morti infatti ricevono aiuto dalla preghiera fatta dai vivi».
- Veniamo all’altra precisazione: le pene del Purgatorio non sono uno scherzo. Potrebbe innescarsi questa tentazione: «Non aspiro a cose grandi, so che per me sarà difficile andare direttamente in Paradiso, mi accontento del Purgatorio». È un mirare al ribasso. Se si mira al Paradiso, c’è speranza di andare in Purgatorio, ma se si mira al Purgatorio si rischia seriamente. E le pene del Purgatorio sono tutt’altro che leggere: alle anime viene ritardata la visione di Dio; e le anime sono punite con il «fuoco corporeo». Dice S. Agostino: «Colui che invecchiò nel peccato, impiegherà maggior tempo ad attraversare quel fiume di fuoco e, nella misura della sua colpa, la fiamma accrescerà il castigo». E, insieme ad un altro grande teologo e santo, Sant’Alfonso Maria de Liguori, afferma che il fuoco che brucia i dannati all’inferno è lo stesso che purifica gli eletti nel Purgatorio. L’unica differenza è che il primo dura in eterno, mente il secondo è temporaneo.
Nel Purgatorio ci sono anche le gioie. Anzitutto, la certezza della salvezza eterna, che nella vita terrena neanche i buoni hanno. Poi là non si pecca più: finchè si sia in vita non si sa se si cadrà in peccato. In Purgatorio invece v’è la certezza di poter amare per sempre il Signore, senza più offenderlo. Invece i nostri suffragi alleviano, abbreviano o addirittura eliminano totalmente le pene. Molti Santi e teologi, poi, parlano di una relazione intensa fra le anime del Purgatorio e gli Angeli del cielo. Infine, la visita di Maria Santissima, per confortare le anime del Purgatorio.
Dunque, un «luogo» di giustizia e di misericordia.
Sia lodato Gesù Cristo.