San Giovanni Paolo II 2018
«Totus Tuus ego sum».
Testamento del Santo Padre Giovanni Paolo II.
«Totus Tuus ego sum». Nel Nome della Santissima Trinità. Amen. «Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà». Queste parole mi ricordano l'ultima chiamata, che avverrà nel momento in cui il Signore vorrà. Desidero seguirLo e desidero che tutto ciò che fa parte della mia vita mi prepari a questo momento. Non so quando esso verrà, ma come tutto, anche questo momento depongo nelle mani della Madre: «Totus Tuus». Nelle stesse mani materne lascio tutto e Tutti coloro con i quali mi ha collegato la mia vita e la mia vocazione. In queste Mani lascio soprattutto la Chiesa, e anche la mia Nazione e tutta l'umanità. Ringrazio tutti. A tutti chiedo perdono. Chiedo anche la preghiera. La Misericordia di Dio si mostri più grande della mia debolezza e indegnità. Durante gli esercizi spirituali ho riletto il testamento del Santo Padre Paolo VI. Questa lettura mi ha spinto a scrivere il presente testamento...
«Totus Tuus ego sum». Nel Nome della Santissima Trinità. Amen. «Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà». Queste parole mi ricordano l'ultima chiamata, che avverrà nel momento in cui il Signore vorrà. Desidero seguirLo e desidero che tutto ciò che fa parte della mia vita mi prepari a questo momento. Non so quando esso verrà, ma come tutto, anche questo momento depongo nelle mani della Madre: «Totus Tuus». Nelle stesse mani materne lascio tutto e Tutti coloro con i quali mi ha collegato la mia vita e la mia vocazione. In queste Mani lascio soprattutto la Chiesa, e anche la mia Nazione e tutta l'umanità. Ringrazio tutti. A tutti chiedo perdono. Chiedo anche la preghiera. La Misericordia di Dio si mostri più grande della mia debolezza e indegnità. Durante gli esercizi spirituali ho riletto il testamento del Santo Padre Paolo VI. Questa lettura mi ha spinto a scrivere il presente testamento...
Non lascio dietro di me alcuna proprietà di cui sia necessario disporre. Quanto alle cose di uso quotidiano che mi servivano, chiedo di distribuirle come apparirà opportuno. Gli appunti personali siano bruciati. Ringrazio don Stanislao per la collaborazione e l'aiuto così prolungato negli anni e così comprensivo. Tutti gli altri ringraziamenti, invece, li lascio nel cuore davanti a Dio stesso, perché è difficile esprimerli. Per quanto riguarda il funerale, ripeto le stesse disposizioni, che ha dato il Santo Padre Paolo VI: il sepolcro nella terra, non in un sarcofago. «Apud Dominum misericordia et copiosa apud Eum redemptio - Con il Signore è la misericordia, e con Lui è abbondante la redenzione». Dopo la morte chiedo Sante Messe e preghiere. Esprimo la più profonda fiducia che, malgrado tutta la mia debolezza, il Signore mi concederà ogni grazia necessaria per affrontare secondo la Sua volontà qualsiasi compito, prova e sofferenza che vorrà richiedere dal Suo servo, nel corso della vita. Ho anche fiducia che non permetterà mai che, mediante qualche mio atteggiamento: parole, opere o omissioni, possa tradire i miei obblighi in questa santa Sede Petrina.
Ho riflettuto sulla verità del Sacerdozio di Cristo nella prospettiva di quel Transito che per ognuno di noi è il momento della propria morte. Del congedo da questo mondo per nascere all'altro, al mondo futuro, segno eloquente, decisivo è per noi la Risurrezione di Cristo. Ognuno deve tener presente la prospettiva della morte. E deve esser pronto a presentarsi davanti al Signore e al Giudice, e contemporaneamente Redentore e Padre. Anche io prendo in considerazione questo continuamente, affidando quel momento decisivo alla Madre di Cristo e della Chiesa, alla Madre della mia speranza. I tempi, nei quali viviamo, sono indicibilmente difficili e inquieti. Difficile e tesa è diventata anche la via della Chiesa, prova caratteristica di questi tempi tanto per i Fedeli, quanto per i Pastori. In alcuni Paesi la Chiesa si trova in un periodo di persecuzione tale, da non essere inferiore a quelle dei primi secoli, anzi li supera per il grado della spietatezza e dell'odio. Sanguis martyrum, semen christianorum. E oltre a questo tante persone scompaiono innocentemente, anche in questo Paese in cui viviamo...
Desidero ancora una volta totalmente affidarmi alla grazia del Signore. Egli stesso deciderà quando e come devo finire la mia vita terrena e il ministero pastorale. Nella vita e nella morte Totus Tuus mediante l'Immacolata. Accettando già ora questa morte, spero che il Cristo mi dia la grazia per l'ultimo passaggio, cioè la [mia] Pasqua. Spero anche che la renda utile per questa più importante causa alla quale cerco di servire: la salvezza degli uomini, la salvaguardia della famiglia umana, e in essa di tutte le nazioni e dei popoli (tra essi il cuore si rivolge in modo particolare alla mia Patria), utile per le persone che in modo particolare mi ha affidato, per la questione della Chiesa, per la gloria dello stesso Dio.
L'attentato alla mia vita, in qualche modo ha confermato le parole scritte nel periodo degli esercizi spirituali del 1980. Tanto più profondamente sento che mi trovo totalmente nelle Mani di Dio e resto continuamente a disposizione del mio Signore, affidandomi a Lui nella Sua Immacolata Madre: Totus Tuus. Il 16 ottobre 1978, il Primate della Polonia Card. Stefan Wyszyński mi disse: «Il compito del nuovo Papa sarà di introdurre la Chiesa nel Terzo Millennio». Non so se ripeto esattamente la frase, ma almeno tale era il senso di ciò che allora sentii. Lo disse l'Uomo che è passato alla storia come Primate del Millennio. Un grande Primate. Sono stato testimone della sua missione, del Suo totale affidamento. Delle Sue lotte: della Sua vittoria. «La vittoria, quando avverrà, sarà una vittoria mediante Maria».In questo modo sono stato in qualche maniera preparato al compito che il giorno 16 ottobre 1978 si è presentato davanti a me.
Nel momento in cui scrivo queste parole, l'Anno giubilare del 2000 è già una realtà in atto. Secondo i disegni della Provvidenza mi è stato dato di vivere nel difficile secolo che se ne sta andando nel passato, e ora nell'anno in cui l'età della mia vita giunge agli anni ottanta «octogesima adveniens» bisogna domandarsi se non sia il tempo di ripetere con il biblico Simeone «Nunc dimittis». Il 13 maggio 1981, il giorno dell'attentato al Papa durante l'udienza generale in Piazza San Pietro, la Divina Provvidenza mi ha salvato in modo miracoloso dalla morte. Colui che è unico Signore della vita e della morte, Lui stesso, mi ha prolungato questa vita, in un certo modo me l'ha donata di nuovo. Da questo momento essa ancora di più appartiene a Lui. Spero che Egli mi aiuterà a riconoscere fino a quando devo continuare questo servizio, al quale mi ha chiamato nel giorno 16 ottobre 1978. Gli chiedo di volermi richiamare quando Egli stesso vorrà. «Nella vita e nella morte apparteniamo al Signore... siamo del Signore» cfr Rm 14,8. Spero anche che fino a quando mi sarà donato di compiere il servizio Petrino nella Chiesa, la Misericordia di Dio voglia prestarmi le forze necessarie per questo servizio. In modo particolare sia lode alla Provvidenza Divina per questo, che il periodo della così detta «guerra fredda» è finito senza il violento conflitto nucleare, di cui pesava sul mondo il pericolo nel periodo precedente. Stando sulla soglia del terzo millennio «in medio Ecclesiae», desidero ancora una volta esprimere gratitudine allo Spirito Santo per il grande dono del Concilio Vaticano II, al quale insieme con l'intera Chiesa e soprattutto con l'intero episcopato, mi sento debitore. Sono convinto che ancora a lungo sarà dato alle nuove generazioni di attingere alle ricchezze che questo Concilio del XX secolo ci ha elargito. Come vescovo che ha partecipato all'evento conciliare dal primo all'ultimo giorno, desidero affidare questo grande patrimonio a tutti coloro che sono e saranno in futuro chiamati a realizzarlo. Per parte mia ringrazio l'eterno Pastore che mi ha permesso di servire questa grandissima causa nel corso di tutti gli anni del mio pontificato.
«In medio Ecclesiae»... dai primi anni del servizio episcopale mi è stato dato di sperimentare la fraterna comunione dell'Episcopato. Come Sacerdote dell'Arcidiocesi di Cracovia ho sperimentato che cosa fosse la fraterna comunione del presbiterio… il Concilio ha aperto una nuova dimensione di questa esperienza. Nel corso degli oltre vent'anni da cui svolgo il servizio Petrino «in medio Ecclesiae» ho sperimentato la benevola e quanto mai feconda collaborazione di tanti Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, tanti Sacerdoti, tante persone consacrate e infine di tantissime persone laiche, nell'ambiente curiale, nel Vicariato della Diocesi di Roma, nonché fuori di questi ambienti. Come non abbracciare con grata memoria tutti gli Episcopati nel mondo, con i quali mi sono incontrato nel succedersi delle visite «ad limina Apostolorum»! Come non ricordare anche tanti Fratelli cristiani — non cattolici! E il rabbino di Roma e così i rappresentanti delle religioni non cristiane! E quanti rappresentanti del mondo della cultura, della scienza, della politica, dei mezzi di comunicazione sociale!
A misura che si avvicina il limite della mia vita terrena ritorno con la memoria all'inizio, ai miei Genitori, al Fratello e alla Sorella (che non ho conosciuto, perché morì prima della mia nascita), alla parrocchia di Wadowice, dove sono stato battezzato, a quella città della mia giovinezza, ai coetanei, compagne e compagni della scuola elementare, del ginnasio, dell'università, fino ai tempi dell'occupazione, quando lavorai come operaio, e in seguito alla parrocchia di Niegowić, a quella cracoviana di S. Floriano, alla pastorale universitaria, all'ambiente... a tutti gli ambienti... a Cracovia e a Roma... alle persone che in modo speciale mi sono state affidate dal Signore.
A tutti voglio dire una sola cosa:
«Dio vi ricompensi»!
«In manus Tuas, Domine, commendo spiritum meum».
A.D. 17.III.2000 Traduzione dall'originale in lingua polacca.
«Dio vi ricompensi»!
«In manus Tuas, Domine, commendo spiritum meum».
A.D. 17.III.2000 Traduzione dall'originale in lingua polacca.