17 Domenica del Tempo Ordinario 2018
Il grande nasce dal piccolo.
"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani e due pesci" Gv 6,9.
Nel pieno dell’estate la liturgia sposta la nostra meditazione dal Vangelo di Marco, alle pagine del Vangelo di Giovanni. Il motivo è la volontà di approfondire il tema del pane a cui è giunto il racconto di Marco. Nelle prossime cinque settimane ascolteremo il capitolo 6 del quarto Vangelo, un lungo e vivace dibattito che porta alla ribalta diversi personaggi: la folla, i giudei, il gruppo dei discepoli e i dodici. Al centro di tutto c’è l’insegnamento di Gesù sul Pane della Vita.
Gesù era partito in barca, voleva appartarsi per pregare, ma la gente era partita a piedi arrivando addirittura prima della barca, così quando Egli scese, vide tantissima gente venuta apposta per ascoltarlo: 5000 uomini, senza contare le donne e i bambini. Folla immensa per quei tempi: bastava a svuotare interi paesi. E Gesù sul far della sera, dopo essere salito sul monte, fece quel famoso gesto di moltiplicare pochi pani e pochi pesci che poi non finivano più... Fatto che deve aver colpito tantissimo se lo riportano tutti e quattro gli evangelisti.
Venne dunque tutto un popolo che portava il peso e la fatica del vivere quotidiano.
Venivano con i loro cuori feriti, le loro angosce davanti al Maestro che aveva detto: “Venite a me voi che siete affaticati e oppressi”. E Gesù vide questa pena che ognuno portava in fondo al cuore ed ebbe compassione di loro. E guarì i loro malati e, per loro, moltiplicò i pani e i pesci. Vediamo dunque nel Vangelo di oggi, un portentoso miracolo di Gesù e ci viene da pensare che se vedessimo più miracoli crederemmo di più. Invece è il contrario: se avessimo più fede vedremmo più miracoli: è la fede che suscita i miracoli e non il contrario perché ai tempi di Gesù di miracoli ne vedevano eccome, eppure non gli hanno creduto. E dopo questo miracolo della moltiplicazione dei pani, i farisei ebbero addirittura la faccia tosta di chiedergli: “Che segni fai affinché possiamo crederti?”. Incredibile. E i pani e i pesci appena mangiati, volatilizzati nel nulla? Si vede che dopo mangiato le fette di salame non le avevano solo nello stomaco, ma anche sugli occhi.
Per non parlare di oggi. Se andassimo in giro con un microfono a fare un sondaggio chiedendo: “Secondo te Dio parla ancora?”. La maggioranza direbbe: “Ah no, a me non parla proprio, avrà parlato ai tempi dei profeti e di Gesù, ma ora non se ne parla proprio!”. Ecco questa è una convinzione che blocca a Dio ogni possibilità di comunicazione con l'uomo, è come una montagna sommersa, un iceberg che assomiglia a una fortezza inattaccabile. La verità è che Dio oggi parla… eccome se parla!
“Raccogliete i pezzi avanzati perché niente vada perduto e se ne riempiono dodici ceste”, è segno che in quel pane c’è disponibilità per tutto il popolo di Dio, cioè non è solo un pane offerto a chi partecipa, ma è un pane che chiede di essere spezzato nella vita. Ecco un altro tratto della Messa: ogni Eucaristia non si riduce ai presenti, ma porta dentro di se il mondo. Fossimo anche in 10, in 3, in 2, l’Eucaristia porta dentro di sè tutti, e in modo particolare tutte quelle persone che vivono con cuore disponibile l’incontro con Dio. Allora il nostro convenire ogni Domenica all’Eucaristia, è innanzi tutto la consegna del nostro poco, non dobbiamo aver paura di quello che siamo, ma dobbiamo avere il gusto di consegnare ciò che siamo, ciò che noi abbiamo, perché lì anche nella nostra piccola disponibilità, si realizza il grande mistero del rendimento di grazie di Cristo. È proprio in questo luogo, qui e ora che “Gesù distribuisce i pani a tutti quelli che si erano seduti e così anche dei pesci finché ne vollero”.
Quindi una piccola disponibilità che Gesù riconosce, diventa risposta all’esigenza che è presente, e qui è anche il segno che ha il carattere della profezia: il grande nasce dal piccolo. Questo è l’Eucaristia!
Sia lodato Gesù Cristo.