11 Domenica del Tempo Ordinario 2018

XIDomTOB"Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro...
lo coglierò e lo pianterò sul monte alto d'Israele" Ez 17,22.

Il capitolo quarto del Vangelo di Marco è il capitolo delle parabole agricole: semi e granelli... ma anche la Prima Lettura tratta dal libro del profeta Ezechiele, è ambientata in campagna e i personaggi principali di questa domenica sono dunque ramoscelli, alberi e granelli.

Nella Prima Lettura il Signore non ammaestra solo gli uomini, ma soprattutto gli alberi:
“Un ramoscello prenderò dalla cima del cedro e lo pianterò sopra un monte alto,
così tutti gli alberi della foresta sapranno che io sono il Signore,
che umilio l'albero alto e innalzo quello basso”.
Mi viene dunque spontaneo rivolgere questo augurio agli alberi:
"Rallegratevi voi tutti alberi della foresta,
ed esultate arbusti e cespugli perché il Signore vi innalzerà,
perché Lui quello che dice lo fa!
Solo, non tentate di innalzarvi da soli.
Insegnateci a non volerci innalzare,
se no rischiamo di seccare, oltre che crollare.
E rischiamo di ignorare chi sia il Signore.
Insegnateci a rimanere con le radici raso terra, proprio come voi,
e sperimenteremo la forza dell'umiltà".
 
Il Vangelo ci parla del più piccolo seme che esista, quello di senape, che una volta gettato in terra germoglia e cresce, ma come questo accada non lo sa neppure lui. Di punto in bianco si ritrova fuori dalla terra senza sapere chi mai l'abbia spinto fuori. Ecco come lavora la grazia e come avanza il regno di Dio: invisibilmente e silenziosamente. Ecco la forza dell'umiltà che fa spuntare un fiore da un seme caduto magari sulla dura roccia.
 
La lezione che ci viene da queste letture è credere ciecamente nella forza di un altro, in questo caso il seme. Perché l'agricoltore si limita a seminare e poi passa il tempo a sperare che il seme lavori per conto suo e faccia spuntare la pianticella e questa cresca sempre per conto suo. Quindi tra la semina e il raccolto, cioè la maggior parte del tempo, l'agricoltore non fa più niente se non sperare e credere nel seme. Dorma o vegli, il seme fa benissimo a meno di lui. Quante volte anche noi dobbiamo solo credere e sperare nell'azione di un altro, cioè del Signore, e attendere per vedere, magari dopo anni e anni, i frutti della semina. Anche nella vostra vita spirituale, quando vorremmo vedere grandi salti in avanti, dobbiamo invece accontentarci di piccoli passi. Dobbiamo aspettare anche noi che la vitalità del seme abbia i suoi tempi per maturare.
 
L'altra parabola è quella del granello di senape il più piccolo di tutti i semi che può produrre un albero alto anche quattro metri, che poi diventa la casa degli uccelli del cielo che vanno a farci il nido. Anche questo esempio vuole dirci che nelle vie del Signore siamo un po' come delle piramidi rovesciate: si comincia dal più piccolo di tutti i semi e poi bisogna continuare a crescere piano piano. Dobbiamo aspirare non a diventare grandi ma a diventare piccoli. Quando saremo piccoli allora sì che saremo grandi! Poi è assolutamente indispensabile diventarlo per entrare nel Regno perché Gesù ci dice che la porta è stretta e quindi se siamo troppo grandi non passiamo dalla porta. Dobbiamo far diventare sempre più piccolo il nostro io per far sempre più posto a Dio.
 
«Da parte tua agisci come se tutto dipendesse da te,
poi lascia alla Provvidenza, come se tutto dipendesse dal Signore»
S. Ignazio di Loyola.
 
Sia lodato Gesù Cristo.

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