Battesimo di Gesù 2018

BattesimoGes2018"Tu sei il figlio mio, l'amato!".
 
Carissimi fratelli e sorelle amati da Dio! Con la celebrazione di oggi si conclude il Tempo di Natale e la liturgia ci fa tornare là dove, nel tempo di Avvento eravamo partiti: al fiume Giordano. I primi due versetti del Vangelo di oggi infatti li avevamo già ascoltati proprio la seconda domenica di Avvento. Oggi si compie un cammino che dal desiderio, dall'attesa nella quale Giovanni Battista ci aveva introdotto ci conduce alla conferma che Gesù è il Figlio di Dio mandato nel mondo: Tu sei il figlio mio, l'amato!
BattesimoGes2018"Tu sei il figlio mio, l'amato!".

Carissimi fratelli e sorelle amati da Dio! Con la celebrazione di oggi si conclude il Tempo di Natale e la liturgia ci fa tornare là dove, nel tempo di Avvento eravamo partiti: al fiume Giordano. I primi due versetti del Vangelo di oggi infatti li avevamo già ascoltati proprio la seconda domenica di Avvento. Oggi si compie un cammino che dal desiderio, dall'attesa nella quale Giovanni Battista ci aveva introdotto ci conduce alla conferma che Gesù è il Figlio di Dio mandato nel mondo: Tu sei il figlio mio, l'amato!
È una nuova Epifania, è una nuova manifestazione, quindi è necessario continuare a cercare, a rimanere in ascolto, per non perderci nulla di quello che il Padre ci vuole rivelare di suo Figlio. Il Natale è rivelazione, come lo sono l’Epifania, il Battesimo al Giordano, le nozze di Cana... ma, ripeto, è necessario continuare a cercare perché ogni domenica, ogni giorno Gesù fa come allora al Giordano, viene per fare nuovi incontri, nuove immersioni nell'umanità. Quanti incontri per Gesù, dopo quell'incontro con l'umanità in cammino, in ricerca di qualcosa di nuovo, uomini e donne disposti ad un cambio per diventare migliori, carichi della propria verità ma non schiacciati dai propri errori, anzi!
 
Che bello quello che leggevo in questi giorni circa il senso di questa festa che fa un po’ da cerniera tra il mistero dell'Incarnazione e il percorso delle prossime domeniche; non possiamo certo fermarci alla capanna di Betlemme, o ai pastori, o ai Magi. Quel Bambino, che fino a ieri ci sorrideva dalla mangiatoia, è venuto a realizzare il progetto di Dio... la voce che solo Gesù sente dopo il Battesimo dice proprio questo: “Tu sei il mio figlio, Tu sei l'amato!”. Gesù ha un messaggio da portare, un lieto annuncio che cambia la vita di chi lo accoglierà. E quelle di Gesù non sono belle parole, belle promesse ma parole vere e rese efficaci dai gesti che Lui porrà: di bontà, di liberazione, di guarigione, di perdono e questo fino al punto più alto dell'amore… il dono della sua vita sulla croce. Dobbiamo essere davvero grati alla chiesa che mettendoci davanti al racconto del Battesimo di Gesù ci obbliga a fare i conti con un Gesù cresciuto - ricordate il giorno della Santa Famiglia? Gesù cresceva... - ormai adulto, con la sua missione che comincia e i suoi gesti così eloquenti: si mette in fila, si mescola, incontra, ascolta, si immerge... siamo chiamati ad accogliere un Gesù che non corrisponde alle immagini che sovente ci facciamo di lui, un Gesù che ci sorprende, perché scomodo ed esigente.
 
È un Gesù difficile, perché offre salvezza e vita, ma chiede anche un cambio, una conversione... un Gesù che non si accontenta di un po' di commozione passeggera, ma desidera entrare nella nostra esistenza. Dall'acqua del Giordano esce questo Messia e la liturgia di oggi unita a quella delle prossime domeniche ci offre una meravigliosa opportunità, quella di continuare a cercare per disporci a seguire questo Gesù. Quel tema del crescere che era emerso due settimane fa allora ritorna e fa da sfondo in un certo senso... dal Gesù bambino al Gesù adulto, dal Gesù che ci sorride dalla mangiatoia al Gesù che ci parla in modo esigente, dal Gesù del presepio al Gesù vivo: ecco l'incontro che cambia la vita! Marco non racconta nulla della nascita di Gesù, niente che ricordi l'infanzia; dice semplicemente che Gesù viene da Nàzaret di Galilea, un paese sconosciuto alla storia biblica, in una regione periferica e marginale: Gesù non rispecchia nessun parametro della tradizione ebraica circa il Messia.
 
Per Marco l'incarnazione è raccontata al Giordano, all'inizio della vita pubblica. Il Giordano ci consegna il Dio che si fa uomo, che diventa uomo. A noi continuare ad incontrarlo, accogliendo la Parola, vivendo i Sacramenti, accogliendolo nelle persone che incontriamo... come i pastori, come i magi possiamo metterci in cammino continuando a cercare i segni della sua presenza, il suo manifestarsi a noi. In greco il verbo baptizō significa immergere, anche nel senso di affondare in acqua come per una nave. L'immagine che Marco ci regala della "immersione" disturba non poco l'abitudine di far "emergere" Gesù dalla folla; lo abbiamo raffigurato diverso negli abiti, nel volto, negli atteggiamenti. Anche le icone e le pitture del Battesimo di Gesù lo raffigurano solo, senza folla, con gli angeli che lo servono. Marco, invece, lo nasconde tra la folla, come prima lo aveva nascosto a Nàzaret. Gesù, dunque, va cercato in mezzo alla folla, con il volto di chiunque. Il fatto straordinario della sua incarnazione è proprio negli eventi ordinari della sua manifestazione, Gesù è battezzato nella storia degli uomini.
 
Nel suo Vangelo Marco usa 41 volte l'espressione "subito" probabilmente è una reminiscenza della tradizione orale per collegare nel tempo due avvenimenti, ma anche per legarli trasmettendo emotivamente una urgenza; qui è la prontezza di Dio che subito manifesta il suo compiacimento. Ci troviamo così proiettati in un movimento verticale tra Gesù che sale e lo Spirito che scende: l'amore del Padre trova corrispondenza nel dono del Figlio. Sembra che Dio non aspettasse altro, gonfio d'amore squarcia il cielo per raggiungere il Figlio amato. È lo stesso amore che fa di Gesù Cristo la Buona Notizia, che muove i suoi passi verso Gerusalemme fino alla Croce. Il compiacimento del Padre spinge Gesù verso una storia che è ancora tutta da vivere. Il compiacimento di Dio è tutto nella prospettiva, Dio si compiace nel Figlio per l'amore che può riversare in lui e attraverso di lui su tutta l'umanità. Dio guarda al futuro, a quello del Figlio come al nostro. Dio si compiace di noi, guarda all'amore che può riversare in noi e che crescerà, nonostante le difficoltà che dovremo superare, la fatica che ci frena, le fragilità e il peccato. Perchè attraverso di noi, il suo amore, si riverberi nell'umanità in cui siamo immersi. Il modo di pensare e di agire di Dio non è quello degli uomini, lo ricorda Isaia: "Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri" Is 55,9. E un efficace paragone conclude la Prima Lettura: "Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare… così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata".
Efficace, specie considerando che la parola uscita dalla bocca di Dio è la Parola con la P maiuscola, cioè il suo Figlio, da lui mandato nel mondo. E venne una voce dal cielo:
“Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento”.

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