Immacolata 2017

Matthias Stomer Annunciazione Google Art Project
"Io sono l'Immacolata Concezione".
     
In una fredda mattina del gennaio 1849 papa Pio IX si affaccia dal balcone del palazzo che lo ospita e vede il mare in tempesta. È preoccupato. Gli è accanto il cardinal Lambruschini suo compagno di esilio nella fortezza di Gaeta. Insieme erano fuggiti da Roma in seguito alla rivolta che già aveva fatto delle vittime. Il cardinale dice al Papa: "Vostra Santità non guarirà il mondo dai mali che lo opprimono… se non proclamando articolo di fede l'Immacolata Concezione della Madonna".
Pochi giorni dopo Pio IX diffonde un lettera in cui chiede a tutti i Vescovi del mondo di prendere posizione sul dogma della Vergine Immacolata. L'esito è quasi plebiscitario e l'8 dicembre del 1854 il Papa può dichiarare il solenne dogma di fede secondo cui "la beatissima Vergine Maria sin dal primo istante del concepimento, per singolare grazia e privilegio di Dio e in vista dei meriti di Gesù Cristo, fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale". La mattina di quell'8 dicembre, nella Basilica di san Pietro, al momento della lettura del testo ufficiale, Pio IX è investito da un fascio di luce proveniente dall'alto, fenomeno sorprendente, perché in nessun periodo dell'anno, e tanto meno alla vigilia della stagione invernale, da nessuna finestra un raggio di luce poteva raggiungere l'abside dove si trovava il Papa. È una sorta di "approvazione del cielo", l'auspicio di un più lieto avvenire nell'allora tormentata vita della Chiesa. E la proclamazione dell'Immacolata Concezione ridà nuove risorse spirituali ricordando al mondo l'esistenza del peccato originale e la Redenzione portata da Cristo. In maniera emozionante, tre anni e pochi mesi dopo quell'8 dicembre, precisamente l'11 febbraio del 1858, la Madonna apparendo a Lourdes, con tono solenne, a Bernardette che le chiedeva con insistenza chi fosse dice: “Io sono l’Immacolata Concezione” a conferma del pronunciamento papale.

In questa Solennità commentiamo il Vangelo contemplando una meravigliosa opera di Matthias Stomer, che la nostra Diocesi di Verona pone come segno di questo tempo di Avvento.

L’originale della tela dell’Annunciazione di Matthias Stomer è alta 113 centimetri e larga 166, realizzata probabilmente a Napoli, oggi custodita nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Nato intorno al 1600 nei Paesi Bassi, ebbe la prima formazione artistica presso la scuola del Caravaggio. Nel 1630 è documentata la sua presenza a Roma. Dopo il soggiorno romano, Stomer si trasferisce a Napoli dove lavorerà tra il 1633 e il 1637 lasciando un cospicuo numero di tele. In seguito approda in Sicilia, dove lascia diversi lavori in cui predomina un forte contrasto luminoso. La tela dell’Annunciazione libera la poesia vibrante del suo caldo luminismo, tutto giocato su accostamenti coraggiosi di colori. Il rosso e l’azzurro di Maria, presenze canoniche della pittura sacra, si concretano nella veste e nel manto e di nuovo tornano a striare la sciarpa. Il volto soave della Vergine esprime molto bene l’emozione: è sbalordita di fronte all’irrompere di un evento che supera ogni sua aspettativa di vita e che sconvolge ogni piano umano. Dio compie la storia della salvezza del suo popolo e Lei ne diventa protagonista. Dio ha scelto Lei, l’umile sua serva. Anche la mano sul petto sembra dire: “Proprio io?”. I piani di Dio non sono i nostri e come ha chiamato Maria, così chiama ogni discepolo del Signore a compiere il suo Regno nel suo tempo. Il Mistero dell’Amore si fa carne, entra nella storia. La Comunione del Padre si fa presenza viva. Accoglierla è iniziare a viverla. Maria è colta nel gesto di leggere la Parola. È dall’ascolto della Parola, che Dio si incarna nella sua vita, nella sua storia. L’ascolto genera la presenza di Gesù in Lei. Così come l’ascolto della Parola genera nella Chiesa la presenza del suo Signore. Maria e l’angelo sono illuminati straordinariamente da una candela posta al centro. Non basta l’ascolto, occorre anche la luce della fede. È notte e la parola non può essere letta senza luce. Così la parola scritta nel libro, senza la fede resta lettera buia, morta. La fede, dono di Dio, viene dalla preghiera, dallo Spirito Santo. Maria seduta ad un tavolo e vestita come nel tempo dell’autore, toglie del tempo alla notte per leggere. Maria è l’icona della Chiesa di tutti i tempi anche della nostra Chiesa di oggi. Lo stare seduti rubando tempo alla notte, al riposo, non è tempo ozioso, ma tempo d’ascolto, tempo di silenzio, tempo di calma e di pace, tempo di lettura e meditazione della Parola di Dio fuori dalla frenesia del giorno. La notte, il buio è illuminato dalla luce della fede che viene dallo Spirito Santo. È Lui che compie il miracolo della Parola che si fa carne, perché solo nella luce della fede la parola diventa Buona Notizia. L’annuncio sarà efficace solo se anche noi come Maria, sapremo prenderci del tempo per stare seduti nell’atteggiamento tipico del discepolo, cioè sapremo fermarci per dare tempo e spazio al Mistero di Cristo. L’angelo Gabriele è messaggero dell’annuncio. Ancora di rosso si tinge la cinta annodata in vita, che stringe ai suoi fianchi, mentre uno scialle scuro, buttato dietro le spalle come càpita a chi sopravviene a passo svelto, è guarnito di una frangia dorata che sa di Palestina. Lui annuncia il mistero che dischiude la gioia. L’avvento è il tempo di attesa della gioia che viene: questa è la buona notizia che arriva sempre inaspettata, quando il tempo e lo spazio permettono ai nostri orecchi di sentire la Parola.

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