4 di Pasqua 17 Aprile 2016
Per questo oso chiedere alla Chiesa misericordia anche per i presbiteri che hanno sbagliato di fronte a Dio e di fonte agli uomini. Ormai il pregiudizio sembra sovente regnare anche nella Chiesa e occorrerebbe essere più prudenti e avere maggior discernimento quando si denuncia o si corregge. Oltre al peccato c’è anche il bene operato. Per tutti i peccatori si abbia misericordia: anche per i presbiteri quest’anno sia Giubileo di Misericordia! – Enzo Bianchi Priore di Bose.
DOMENICA DEL
BUON PASTORE
Giornata Mondiale
di Preghiera
per le Vocazioni
Stavolta la forbice della liturgia ha un po' esagerato nel ritagliare il passo del Vangelo. Le parole di Gesù riportate dal brano che viene letto nella messa domenicale rischiano di rimanere incomprensibili se non collocate in un contesto di racconto più ampio. È fondamentale conoscere che Gesù dice le cose riportate nel Vangelo mentre si trova nel Tempio, la massima espressione della tradizione ebraica, luogo che Gesù più volte frequenta con i suoi discepoli, e nel quale però avrà gli scontri più duri con i suoi avversari. In questo caso Giovanni racconta che Gesù sta camminando nel Tempio durante una delle feste più importanti, la festa della Dedicazione. I Giudei lo accerchiano facendogli un vero e proprio pressing, dicendogli: "Fino a quando ci terrai nell'incertezza - letteralmente "ci toglierai la vita"- ? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente!".
Gesù con il suo agire e con le sue parole sta davvero mettendo in discussione tutto il sistema religioso del suo tempo. Con segni e parole sta mostrando una via inedita a Dio, una via che non passa dal potere e dal controllo delle persone, ma passa dall'amore, dalla misericordia, e dal non escludere nessuno. Questo non può non preoccupare chi invece ha invece ridotto l'adesione a Dio ad una serie infinita di regole e di criteri più di esclusione che di inclusione.
Oggi parliamo di pastori, come ogni quarta domenica di Pasqua. Il Maestro ci conosce. Conosce il nostro limite, la nostra fatica, ma anche la nostra costanza e la gioia che abbiamo nell'amarlo.
E Gesù oggi ci esorta: niente ti strapperà dal mio abbraccio. Non il dolore, non la malattia, non la morte, non la fragilità, non il peccato. Nulla.
Nulla ci può rapire, strappare da Lui.
Siamo di Cristo, ci ha pagati a caro prezzo.
Siamo di Cristo.
Questa domenica, dedicata alla preghiera per i pastori, diventa densa di significato e di coinvolgimento. È questo il momento di pregare per i nostri pastori, questo il momento di fare penitenza, di andare all'essenziale. Di chiedere preti santi, a immagine del Santo.
Quanta sofferenza mi raccontano alcuni miei confratelli, persone trasparenti, evangeliche, veramente avvinte dal Signore, ma che magari hanno avuto un momento di fragilità. Per molti di loro la colpa è riconducibile a un momento di debolezza, a una contraddizione mai cercata, sopraggiunta nell’inesperienza della giovinezza o nella vecchiaia, dopo una vita irreprensibile.
Non il popolo dei giusti, ma dei figli.
Come Chiesa siamo chiamati a continuare questo stile di reciproco aiuto e a mostrare con i fatti - non solo a parole - la cura di Gesù Pastore, che ama tutte le pecore, anche quelle nere e quelle che si perdono.... e che per loro è pronto a dare tutto se stesso.
Uno dei film sulla guerra più duri e violenti è "Full Metal Jacket" di Stanley Kubrick. Una delle scene più viste e riviste in internet è quella del sergente Hartman che accoglie e inizia ad istruire le giovani reclute dei marines. È una scena di una violenza psicologica assoluta, le parole costantemente urlate e volgari di colui che deve fare da maestro e istruttore ai giovani soldati, hanno lo scopo di far sentire questi ultimi totalmente sottomessi e umanamente degradati.
Lo scopo finale dell'addestramento è creare macchine da guerra, prive di umanità e sottomesse nella paura. Ho pen-sato a questa scena mentre cercavo di capire cosa significa nel Vangelo: "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono". La parola "pecora" non mi è mai piaciuta, perché mi fa immaginare la totale rinuncia di se e quasi la negazione del proprio valore e dell’unicità... Ma ovviamente nel contesto del Vangelo assume un altro valore e significato. Gesù non è certo il sergente Hartman del film di Kubrick: per lui tutti sono uguali, cioè non valgono niente. Gesù al contrario si prende cura della mia persona e di quella di ogni uomo, riconoscendone il suo valore. E la misura del mio valore è data proprio dalla sua disponibilità a dare la vita per me. Quando guardo la croce non vedo solo il sacrificio eroico di un uomo, ma la misura del mio valore e del valore delle persone che ho accanto, anche di quelle che secondo me valgono poco o che, sbagliando, disprezzo... Se Gesù e Dio Padre sono una cosa sola, dello stesso valore, allora anche io ho un valore immenso e anche qualsiasi uomo…anche l’uomo fragile.
Davanti al trono, davanti a Gesù vivo, sta "una moltitudine immensa, che nessuno può contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Non avranno più fame, né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura, perché l'Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi".
Questa è la meta, cui il Buon Pastore ci guida. Egli ha chiamato e continua a chiamare uomini a svolgere questo compito, per questo, questa domenica, detta del Buon Pastore, è anche la Giornata di Preghiera per le Vocazioni.
L'invito che la Chiesa rivolge oggi ai fedeli, di pregare per i preti e perché ci siano nuovi preti, a qualcuno potrà apparire inopportuno, dopo le vicende che hanno così dolorosamente investito la Chiesa e i suoi pastori. Ma l'invito resta, anzi si fa più pressante: questo richiede che tutto il popolo di Dio si impegni a custodire la Chiesa come Dio la vuole, e la preghiera è un'arma potente, disponibile a tutti…guardando a Gesù che resta il Buon Pastore che dona la sua vita e che perdona tutti.
Che poi i preti, come tutti gli uomini, possano sbagliare, non è una novità; la storia è cominciata già con gli apostoli: nel momento supremo uno l'ha tradito, un altro l'ha rinnegato e gli altri se la sono data a gambe. Eppure il Signore ha rinnovato loro la fiducia; a loro, proprio a questi ha affidato la sua Chiesa. Anche i continuatori della loro missione sono uomini, e come tali, sono peccatori. Tuttavia è anche giusto ricordare i tanti che hanno vissuto e vivono il dono ricevuto con coraggio, abnegazione, seminando un bene immenso: basti accennare ai preti santi veronesi, a quelli che ancora oggi sono vicini alla nostra gente e cercano di ascoltare, di consolare, di infondere speranza e coraggio. E non bisogna mai dimenticare chi sta dietro e sopra di loro; essi sono soltanto strumenti nelle mani dell'unico, vero Buon Pastore; a lui soltanto va il ringraziamento per il bene ricevuto attraverso i suoi ministri fedeli.
Per questo oso chiedere alla Chiesa misericordia anche per i presbiteri che hanno sbagliato di fronte a Dio e di fonte agli uomini. Ormai il pregiudizio sembra sovente regnare anche nella Chiesa e occorrerebbe essere più prudenti e avere maggior discernimento quando si denuncia o si corregge. Oltre al peccato c’è anche il bene operato. Per tutti i peccatori si abbia misericordia: anche per i presbiteri quest’anno sia Giubileo di Misericordia! – Enzo Bianchi Priore di Bose