Divina Misericordia 3 Aprile 2016
Il Signore è Risorto. La tomba è vuota e ora tutto è diverso. Eccolo, il Risorto: leggero, splendido, sereno. Sorride, emana una forza travolgente. Gli altri lo riconoscono e vibrano. Tommaso, ancora ferito e incredulo, lo guarda senza capire. Ora il Signore viene verso di lui, gli mostra le palme delle mani, trafitte: «Tommaso, so che hai sofferto molto. Anch'io ho molto sofferto: guarda qui».
E Tommaso cede. La rabbia, il dolore, la paura, lo smarrimento si sciolgono come neve al sole. Si butta in ginocchio ora e bacia quelle ferite e piange e ride: «Mio Signore! Mio Dio!».
La fragilità dei tempi in cui viviamo è anche questa: credere che non esista possibilità di riscatto, una mano che ti rialza, un abbraccio che ti salva, ti perdona, ti risolleva, ti inonda di un amore infinito, paziente, indulgente; ti rimette in carreggiata. Quando si sperimenta l’abbraccio della misericordia, quando ci si lascia abbracciare, quando ci si commuove…allora la vita può cambiare. Ecco la grande possibilità che ci offre il Giubileo della Misericordia.
Tommaso, patrono dei crocifissi senza chiodi, che hai visto nel segno delle mani del Signore riflesso lo squarcio che la sua morte aveva provocato nel tuo cuore, aiuta a vedere che il dolore, ogni dolore, il nostro dolore è conosciuto da Dio.
Tommaso, patrono dei discepoli, primo, tra i Dodici, ad avere professato la divinità di Cristo, aiutaci a professare con franchezza la nostra fede nel volto di Dio che è Gesù.